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Perché è importante votare

 

Chi non vota non ha nessuna rappresentanza parlamentare - di fatto, si tratta di una protesta passiva e sterile

Purtroppo la politica in Italia dopo Tangentopoli ha dimostrato di non essersi lasciata alle spalle questa triste piaga corruttiva, ma anzi ha dato la peggiore prova di se stessa, sia per l’inefficienza dell’azione politica, ma soprattutto per essersi trasformata da sistema corruttivo funzionale principalmente all’interesse del partito a sistema funzionale all’interesse esclusivamente personale e dei pochi gruppi affaristici. Per tanto lo sdegno dei cittadini si è focalizzato soprattutto sulla enorme distanza creatasi tra classe politica e Paese pulsante fatto di cittadini il cui unico triste obiettivo è diventata la sopravvivenza quotidiana. Un popolo privato della dignità del vivere e della prospettiva del futuro, mentre i loro rappresentanti politici sguazzano nei lussi più sfrenati derivanti da una gestione, quando va bene allegra delle risorse pubbliche (rimborsi elettorali), ma spesso illecita, disonesta e altamente immorale.

Purtroppo però questa cittadinanza vessata e umiliata, utilizza sempre più come forma di protesta, erroneamente a mio avviso, nelle intenzioni ma anche nei fatti dimostrati in passato e dimostrabili nei sondaggi, di non recarsi alle urne. Alcuni media lo chiamano addirittura “il partito dei non votanti”; ma un partito privo di rappresentanza Parlamentare, che lascia il potere decisionale a quel meno del 50% che ancora va a votare, non può chiamarsi partito. Votare fra l’altro è un diritto-dovere costituzionale, ed è l’unico strumento con cui il cittadino può interagire con la politica e i suoi equilibri.

È una forma errata di protesta perché nelle elezioni politiche non esiste un quorum da raggiungere come nel voto referendario (dove tutto viene annullato se non si raggiunge il 50% + 1 dei votanti), quindi astenersi non arresta l’insediamento del Parlamento eletto anche da pochissimi cittadini, per assurdo anche da poche migliaia a fronte dei circa 47 milioni italiani aventi diritto/dovere al voto. Astenersi inoltre significa dare il voto a tutti piuttosto che non darlo a nessuno. E’ una questione matematica: le percentuali di voto dei partiti vengono calcolate sul totale dei soli votanti, non su tutti gli aventi diritto a votare (astenuti compresi). Se vota solo il 50% degli italiani, i partiti votati da questi cittadini (magari per sole clientele o interessi diretti) si spartiranno comunque il 100% del Parlamento. Gli astenuti (e il loro senso di protesta) non avranno comunque alcun rappresentante proprio lì dove si decide la loro sorte, volente o nolente.

Ecco un esempio pratico: se ci sono 100 elettori in totale e tre soli partiti da votare (A-B-C), e vanno a votare solo 50 elettori (perché magari già tesserati ai partiti A e B) mentre gli altri 50 si astengono dal voto (per protesta soprattutto contro A e B), in Parlamento entreranno proprio i partiti meno desiderati (A e B), mentre C (in opposizione ai primi due) rimarrà tagliato fuori. Questo è il risultato peggiore possibile per chi intendeva protestare attraverso l’assurdo “Non voto di protesta”. Se invece vanno votare tutti i 100 elettori e 50 danno il voto ad A e B, mentre altri 50 (prima astenuti) danno il voto a C, le elezioni le vincerà C, mentre i partiti A e B (nonostante abbiano in totale gli stessi voti di sempre) diventeranno minoritari con il 25 % a testa.

Dunque il risultato finale dell’astensione, in definitiva, è opposto a quello che si desidera, perché lascia scegliere l’intera classe politica a tutti gli altri elettori disposti ancora a votare per quel partito da cui possono ottenere favori e clientele. E siccome questa classe politica ormai la conosciamo benissimo, sappiamo già che se ne fregherà del tutto dei milioni di astenuti convinti che il non voto possa portare ad un cambiamento. Astenersi, in altre parole, significa perdere in partenza, rinunciare ai propri diritti e alla propria voce in capitolo e, a prescindere dalla legge elettorale vigente, aiuterà ancora una volta a far rivincere alla grande la famigerata Casta.

Per cui il consiglio è di andare a votare, informarsi sulle liste e sui candidati, votare con criterio e discernimento e soprattutto non farsi fregare anche stavolta, anche da chi vuol far credere che non scegliere (e lasciare la scelta a pochi elettori), sia una soluzione.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.10) 26 ottobre 2012 18:51

    PaoloM.

    PERFETTAMENTE D’ACCORDO CON ANGELO LO VERME.

  • Di (---.---.---.17) 26 ottobre 2012 20:54

    Tecnicamente parlando hai perfettamente ragione, ma il voto non è solo un fatto tecnico è soprattutto un fatto politico.

    Allora mettiamola così: la destra ci ha portato al fallimento etico e culturale prima ancora che economico. La sinistra tutta non è stata in grado di fermare questa destra e soprattutto di attrezzare una proposta convincente di alternativa. Questo quando non è stata silenziosamente o apertamente complice del disastro. Il cosiddetto centro altro non è che destra moderata che si vergogna a farsi chiamare destra.

    Chi ci rimane? la coppia Grillo/Casaelggio? la cui unica proposta è quella di punire il vecchio ceto politico per poi sostituirlo. Ma M5s si guarda bene dal dirci ad esempio come intende combattere la corruzione in Italia, e chi ci garantisce che dopo un pò - con le stesse leggi anticorruzione di oggi - non si ritorna punto e a capo. In fondo la corruzione insieme al clientelismo, ai rapporti con le mafie, le massonerie occulte, l’insofferenza versa una magistratura efficiente sono dati permanenti della nostra storia politica. Se M5s non ci dice cosa vuole cambiare su questi temi come si fa a credergli?

    E poi liscia i leghisti per rubargli i voti, evita accuratamente di entrare nel merito della lotta alle mafie e soprattutto punta a far uscire l’Italia dall’euro. Io che sono pensionato mi ritroverei con un pugno di mosche a fine mese e farei la fame letteralmente.

    ALLORA a chi votare?

    Io al dirittoo di voto non ci rinuncio perciò mi recherò a votare ma voterò scheda nulla (non bianca se no se la votano nel seggio.

    Ipotizziamo che 10.000.000 di elettori facciano la stessa scelta state pur certi che qualcuno disposto a rappresentarli uscirà veramente e non i buffoni, i ladri e i massoni di adesso.

     

    • Di (---.---.---.58) 27 ottobre 2012 15:40

      Quasi tutto vero quello che dici, che la destra ha distrutto l’Italia culturalmente, moralmente oltre che economicamente, al di là della congiuntura di quella mondiale; che la sinistra (non tutta) è stata a connivente se non complice. Appunto però, non tutta la sinistra. Il Pd, cosiddetto di centrosinistra, per due anni addirittura governò, poi Mastella interruppe l’esperienza di governo. C’è invece un partito che ha sempre fatto reale opposizione, attirandosi gli strali di destra ma anche di centrosinistra quando ha osato chiamre le cose col proprio nome: è l’Idv. Ha proposto e vinto un referendum importante, raccolto firme per altri, si sgola per fare leggi giuste ed efficaci contro la corruzione, ecc.. Dunque... perché non dargli fiducia in cabina elettorale per dargli forza governativa e potere attuare serie riforme?

  • Di (---.---.---.15) 27 ottobre 2012 06:59

    Giustamente è stato osservato che l’astensionismo è la peggiore risposta che possa essere data ad una classe politica largamente improponibile. Anzi, alimenta la frammentazione e l’ingovernabilità. 

    Però credo che il problema riguardi anche gli elettori. Mi spiego meglio. Non c’è alcun dubbio che la classe dirigente di una comunità è l’espressione mediata dei cittadini che vivono in quella comunità. Da Siciliano, non ho alcun imbarazzo ad affermare che la ricerca costante di un interesse privato, la distanza dalle istituzioni, banalità e qualunquismo, sono caratteristiche presenti sia nei politici quanto negli elettori.
    Apatia, menefreghismo, scarso interesse all’approfondimento politico, sono tutti comportamenti talmente diffusi da diventare norma sociale.
    L’astensionismo potrebbe anche essere la spia di un male sociale ancor più grave, rispetto alla mancanza di una proposta politica "innovativa e onesta". 
    Chi si astiene potrebbe anche non avere alcun interesse verso la partecipazione sociale. I media impongono un modello comportamentale diverso rispetto a quello del cittadino che si informa in modo autonomo e compie una scelta, qualunque essa sia. 
    Basti pensare, ad esempio, alla caduta libera del numero dei lettori di libri e quotidiani.
    Per questo motivo io andrà a votare.
    Alfonso Albano

     

    • Di (---.---.---.58) 27 ottobre 2012 16:19

      Ciao Alfonso, anch’io da siciliano spero che molti in Sicilia la penseranno come noi: andare a votare, e soprattutto nella direzione del cambiamento. L’accozzaglia di talune coalizioni non sembra però vadano in tal senso, anzi... molti candidati gattopardianamente si stanno soltanto riciclando, si stanno rifacendo il lifting, ma sotto rimangono le vecchie orrende rughe. Sì, senza dubbio la classe politica o dirigente di un Paese o una Regione riflette la mentalità e la cultura media dei cittadini che lo/a compongono. E’ proprio questo il rischio: che questa mentalità individualistica, familistica, particolaristica prenda al solito il sopravvento sul desiderio troppo poco volitivo di cambiamento nel senso dell’interesse collettivo, perché il bisogno è grande ma soprattutto la voracità è immensa. Possiamo sperare che la gente comprenda che il bisogno finora è stato mantenuto intatto ad arte, proprio come arma ricattatoria: Hai bisogno? Allora devi votare me perché posso soddisfarlo! Proprio perché si è trasformato e istituzionalizzato il diritto in favore. I siciliani devono uscire da questo micidiale circolo vizioso mentale se vogliamo vedere il cambiamento. Speriamo bene dunque!

  • Di (---.---.---.151) 28 ottobre 2012 05:37

    Ciao Alfonso, anch’io da siciliano spero che molti in Sicilia la penseranno come noi: andare a votare, e soprattutto nella direzione del cambiamento. L’accozzaglia di talune coalizioni non sembra però vadano in tal senso, anzi... molti candidati gattopardianamente si stanno soltanto riciclando, si stanno rifacendo il lifting, ma sotto rimangono le vecchie orrende rughe. Sì, senza dubbio la classe politica o dirigente di un Paese o una Regione riflette la mentalità e la cultura media dei cittadini che lo/a compongono. E’ proprio questo il rischio: che questa mentalità individualistica, familistica, particolaristica prenda al solito il sopravvento sul desiderio troppo poco volitivo di cambiamento nel senso dell’interesse collettivo, perché il bisogno è grande ma soprattutto la voracità è immensa. Possiamo sperare che la gente comprenda che il bisogno finora è stato mantenuto intatto ad arte, proprio come arma ricattatoria: Hai bisogno? Allora devi votare me perché posso soddisfarlo! Proprio perché si è trasformato e istituzionalizzato il diritto in favore. I siciliani devono uscire da questo micidiale circolo vizioso mentale se vogliamo vedere il cambiamento. Speriamo bene dunque!

    Angelo Lo Verme

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