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 Home page > Tribuna Libera > Perché dirò no al Referendum sulla riduzione del numero di parlamentari

Perché dirò no al Referendum sulla riduzione del numero di parlamentari

Dirò no, in particolare perché al senato la riduzione degli eletti sarebbe tale da rendere praticamente non rappresentate le regioni meno popolose del Paese continuando a pensare questa camera unicamente in funzione di una rappresentanza politica e non territoriale (Senato delle regioni).

Le circoscrizioni elettorali diventando più grandi, le campagne elettorali risulterebbero più onerose ed escluderebbero forze politiche più piccole e/o emergenti. Favorirebbero la crescita poi di un forte astensionismo perché quelle con meno abitanti verrebbero di fatto ridotte in termini di rappresentanza e quindi il voto di queste realtà varrebbe poco a livello nazionale.
Questo sistema nel complesso favorirebbe i grandi partiti che anche in Parlamento avrebbero tendenza ad estendere il proprio carattere oligarchico e consociativo non dovendo fare i conti con forze politiche emergenti in grado di scardinarlo o comunque ridurlo.
 
Per quanto mi riguarda le riforme dovrebbero orientarsi piuttosto su una riduzione degli oneri correnti di mantenimento delle due camere (oltre che degli stipendi dei parlamentari stessi), sulla introduzione del vincolo di mandato (per mettere fine al fenomeno dei cambicasacca), sulla non eleggibilità per oltre due mandati (al fine di favorire un rinnovo della classe dirigente), sulla eliminazione di qualsiasi soglia di sbarramento (al fine di consentire a forze politiche emergenti di entrare in Parlamento in quanto impedirglielo è di fatto una violazione della Costituzione), sulla cancellazione della facoltà di nominare dei senatori a vita (esistono già fior di riconoscimenti ufficiali per premiare grandi personalità senza doverci anche accollare oneri ingenti per mantenerli a vita!) e l'approvazione del progetto di Legge sulla responsabilità politica (presentato nel 1997 dal Partito Umanista) circa l'introduzione di strumenti di controllo effettivo (con eventuali sanzioni) dell'eletto (nella sua funzione di parlamentare) da mettere a disposizione degli elettori. 
 
Detto questo, il problema centrale del nostro Parlamento consiste nella qualità scadente degli eletti e quindi sarebbe il caso di cominciare a pensare a porre delle soluzioni concrete per risolvere questa questione che sta diventando sempre più pesante per il Paese e ne compromette seriamente la crescita civile e sociale.

Yvan Rettore

Questo articolo è stato pubblicato qui

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