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Percezione di sicurezza o realtà: morti bianche, corruzione..

Post sessantottini. O ladri, delinquenti, stupratori. Rientrano in tali definizioni, secondo il Ministro della Difesa La Russa, i contrari alla presenza dei militari nelle città, presenti da lunedì scorso in 21 province italiane. Il Sindacato Italiano Lavoratori della Polizia Locale ha espresso contrarietà verso il provvedimento e verso l’involuzione creata a discapito dei suoi rappresentati dal famigerato pacchetto sicurezza. Comuni e onesti cittadini non convinti della bontà dell’iniziativa scrivono post sessantottini sui blog. Questi eversivi sovvertitori dell’Ordine pubblico.

 

 

Tant’è, i militari sono giunti anche a Napoli, dove il bisogno di sicurezza è molto sentito; qui ne sono arrivati “ben” 179, neppure fossero i berretti verdi. Saranno impiegati per 6 mesi (rinnovabili, devono avere un contratto a progetto o in qualche modo precario come piace al Governo) in compiti di pattugliamento congiunto con le sminuite Forze dell’Ordine, nella sorveglianza di “obiettivi sensibili” di un fantomatico terrorismo e nel controllo esterno dei Centri per gli immigrati. Sperando non possano dare man forte ad iniziative come quella recente in cui, dopo che un gruppo di migranti e richiedenti asilo era stato deportato da un complesso abitativo nel quartiere napoletano di Pianura (zona Trencia) senza aver individuato una destinazione, ha fatto seguito un increscioso episodio di botte nei pressi del Duomo di Napoli. E’ consigliabile a tal proposito un manuale di formazione alla nonviolenza per le Forze dell’Ordine, da tenere a mente nelle situazioni di tensione.

Quasi non passa giorno nella città partenopea senza che le tensioni (in)civili si acuiscano, determinando il crescere di un clima d’intolleranza e di razzismo sempre più forte. Berlusconi ha recentemente dichiarato che Napoli è tornata in occidente, dopo la fine dell’emergenza rifiuti; se è questo l’occidente che intende, la sua civiltà è in grande declino. Si respira un clima di cui cittadini, istituzioni, partiti e associazioni criminali hanno responsabilità trasversali. Note la politica di propaganda anti-immigrati del Governo, accusato di razzismo a più riprese da organismi europei e istituzioni dell’Ue, i movimenti anti-rom d’ignoranza popolare in diversi quartieri, i manifesti del Partito Democratico a Ponticelli, non ultima in questo filone è stata la presa in carico su base etnica dello sgombero della palazzina sopraccitata a Pianura, avvenuta diversamente per i locali e per gli immigrati, di cui se ne sono occupati due diversi assessori, trovando un alloggio immediato per i primi e lasciando all’addiaccio i secondi. Quella napoletana e italiana non sembrano affatto democrazie occidentali.

A Roma, il sindaco Alemanno (oggi protagonista di una proposta di divieto di rovistare nei cassonetti) ha specificato che i militari avranno un ruolo defilato, poco visibile e soprattutto non saranno presenti sui percorsi d’interesse turistico. A Napoli è stato definito un solo obiettivo sensibile, il consolato americano ma a molti, da queste parti, la questione terrorismo rammenta la barzelletta diffusa in rete sul tentativo di attentato da parte degli inviati di Osama. Ieri si è appreso della prima condanna del tribunale militare statunitense per l’ attentato terroristico dell’11 settembre ed è nei confronti dell’autista di Bin Laden (!)

Non si vuol nutrire la fantasia del Governo, per tale scenario; se esso dovesse diffondere la percezione di un pericolo, come fa per la questione sicurezza tutta, si potrebbe pensare che lo spunto provenga da qui. Ancora non si ha notizia, infatti e come in genere in questo periodo, dell’arresto di presunti terroristi intenti a progettare attentati sul territorio italico. Ora che ci sono anche i soldati, la notizia potrebbe essere “creata” per rinforzare la percezione indotta dell’utilità di questi nelle città.

Dalle nostre parti, digiamolo a La Russa, il vero obiettivo sensibile è costituito dalla monnezza e gli attentatori non sono né iracheni né talebani. E’ pur vero che, grazie all’autoritarismo “concludente” di Berlusconi, sulla superficie del capoluogo ci sono meno rifiuti ma ciò vale per le zone centrali e turistiche; tanto “tal quale” d’immondizia è stato sepolto sotto il tappeto delle discariche vecchie e nuove in cui si era deciso preventivamente di sversare, pur di trovare un posto in cui far sparire la monnezza, materiale che in Italia e in Europa è considerato tossico e dunque non idoneo; non secondo il decreto legge speciale per Napoli, attraverso cui la tossicità è stata resa norma(le). In non poche zone i cumuli vi sono ancora, tant’è vero che dall’inizio di questa settimana è attivo un call center, al numero 081.244.40.81 (il costo della chiamata varia in base al gestore e al piano tariffario) in funzione dal lunedì al venerdì dalle h. 9 alle h. 20 per accogliere le segnalazioni sulla presenza di spazzatura non raccolta.

E’ l’iniziativa denominata “Partecipa anche tu”; è bene sapere che tocca a noi indicare sacchetti, materassi e frigoriferi depositati in strada in modo che gli operatori (alla stregua di artificieri) della struttura di Bertolaso possano organizzarne la raccolta dalla superficie stradale visibile e forse farli “brillare” sotto terra. Agli utenti che contattano il call center è chiesto di indicare, oltre al Comune della Provincia di Napoli e all’indirizzo in cui intervenire, anche la tipologia del rifiuto giacente in strada: cumuli di sacchetti, rifiuti definiti ingombranti come materassi, mobili, elettrodomestici, copertoni, rifiuti “differenziati” (è un’ironia) come carta, vetro, plastica e metalli, cumuli misti. Il servizio è realizzato in collaborazione con “Poste Spa”, la società che ha tante cause in corso e a cui il Governo sta preparando uno scudo legislativo per difenderla dai diritti dei lavoratori precari. Forse ci fanno un lodo apposito.

Veniamo ai pattugliamenti. A Napoli sono effettuati anche nelle zone del Porto, agli imbarchi per le isole, nel centro storico, in quartieri come il Vomero, alla stazione ferroviaria centrale e sui percorsi turistici. Ci sono militari a passeggio sul lungomare, a perlustrare le onde e le turiste tedesche. Per la loro sicurezza. E qualora spuntassero pesci camorristi dalle acque del lido Mappatella Beach. Questa dislocazione potrebbe mettere anche in risalto un vantaggio innovativo per il turismo: i militari possono magari unirsi alle guide turistiche per indicare come scansare le vie della munnezza e dei criminali. Chissà cosa ne pensa il nostro Assessore regionale al Turismo Claudio Velardi, autore della campagna “Monnezza a chi?”, di iniziative come la distribuzione di sfogliatelle ai turisti del centro storico e collaborazionista del semiasse interistituzionale Bassolino-Berlusconi (la B&B film&entertainment, missione possibile) Siamo convinti che i turisti “percepiranno” più sicurezza? I ministri promotori hanno insistito sul concetto di “percezione”. Lecito dubitare sulla coincidenza tra percezione e realtà. Pensiamo ai turisti soprattutto: percepiranno sicurezza o il pericolo di essere entrati su un territorio militarizzato, che dunque lascia intuire molte insidie?

“E’ l’ennesima sceneggiata di questo governo, ha sostenuto Franco Barbato, deputato napoletano dell’Italia dei Valori, perché le attività di prevenzione e contrasto alla criminalità sono una specifica competenza delle Forze dell’Ordine su cui il Governo avrebbe dovuto investire con fondi, mezzi e personale piuttosto che attuare dei tagli disastrosi a questo comparto». Segue Di Pietro che aveva espresso contrarietà all’impiego dei militari nelle città, mettendo in evidenza la contraddittorietà del pacchetto sicurezza, con 3.000 militari suddivisi in 21 province a fronte dei tagli nella manovra finanziaria che sminuiranno le possibilità operative dei Carabinieri e dei vari corpi della Polizia di Stato, il cui sindacato aveva manifestato in piazza a Roma le sue ragioni.

Ben più utile sarebbe cogliere l’ appello a mandare i militari nei cantieri, lanciato da Peace Reporter anche a seguito dell’ allarme del Censis sulle morti bianche che li indica come luogo primario di decessi in Italia e subito oggetto di tentativi di delegittimazione sui dati da parte del leghista Castelli.

Non è chiara la differenza tra politiche d’integrazione e sicurezza, tra percezione e realtà, tra sicurezza e corruzione. Non solo qui, a Napoli e nel Paese. E di come ci percepiscono, ci vedono o sono più informati coloro che ci osservano dall’estero. Come questo articolo del FT, (Financial Times) “Italy gets tough on crime while negletting corruption” (tradotto) dovrebbe ricordare.

 

 

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