Per questo io ci sarò a Gaza
Ma che avrà di così bello Gaza?
E comincio a scavare da certe Bocche Scucite, dal loro editoriale del 15 dicembre N.19: “...il Patriarca di Gerusalemme, vogliamo per Natale… entrare a Gaza.
“Venite tutti a fare con me Natale a Gaza - scrive il Patriarca Twal - perché siamo stanchi di questa situazione, stanchi anche di noi stessi”. E fa memoria del massacro come faremo da centinaia città italiane domenica prossima, perché a un anno da quegli “interminabili giorni di guerra che hanno insanguinato la Striscia lo scorso Natale, purtroppo, non è certo migliorata la vita della gente di Gaza! Un enorme numero di vittime, tra cui centinaia di bambini, la distruzione di case e città, hanno trasformato la festa della vita nascente nel lutto di tanta desolazione e morte”. E dopo un anno ci proviamo ancora. Ostinati di fronte a questa gigantesca prigione in cui nelle prossime settimane cercheranno di entrare più di mille pacifisti da ogni parte del mondo, proprio all’inizio di un nuovo anno che è difficile sperare sia decisivo per il processo di pace. Israele infatti fa come sempre tutto il possibile per allontanare ogni possibilità di pace: nessuna scandalizzata protesta da parte della comunità internazionale ha accolto l’irricevibile decisione di Netanyauh di sospendere per 10 mesi alcuni dei centinaia di cantieri di nuovi insediamenti, ridicolo “gesto di buona volontà” di cui forse nessuno ha informato Obama, impegnato a ricevere il Nobel per la pace. Lo stato d’Israele in realtà sta pericolosamente scivolando sulla china del fondamentalismo: mentre la città di Gerusalemme - ovest e anche est - è nelle mani dei più ultra-nazionalisti ebrei ortodossi, alla Knesset si discute della possibilità di rendere la Torah della Bibbia… legge di Stato! E ancora, Israele non abbassa il livello della violenza, anzi, in questi giorni ha arrestato il leader della protesta nonviolenta di Bil’in Abdallah Abu Rahmah. E’ per di più gravissimo questo attacco al movimento di resistenza nonviolenta perché Abdallah è stato arrestato a Ramallah, dove i soldati israeliani non dovrebbero entrare. Non fa ben sperare, di conseguenza, la strategia dell’Egitto che, smentendo il mito della sua innata solidarietà verso i “fratelli palestinesi”, vuole imitare la riuscitissima “impresa” del muro di apartheid israeliano costruendone una sotterranea, d’acciaio lungo il confine con Gaza. Il Cairo nega tale ipotesi ma intanto stanno installando sensori di ultima generazione per individuare il tunnel e colpire così l’unico varco per un popolo affamato di tutto. D’altra parte l’Europa sembra sempre più faticosamente contribuire alla pace, visto che in questi giorni, dopo tanta attesa, è stata finalmente approvata la dichiarazione dei ministri degli esteri UE che avrebbe dovuto riconoscere Gerusalemme come città dei due popoli e appena possibile capitale dei due stati. Purtroppo però (anche stavolta per “merito” dell’Italia) la risoluzione è stata totalmente annacquata, con l’esultanza del ministro Frattini (“è meglio non interferire”) e della parlamentare Fiamma Nirenstein (“Una città, due capitali? Ma così si riconosce lo Stato palestinese prima del tempo e si scatena la guerra” Il Giornale). Praticamente ogni giorno c’è una pessima notizia per la gabbia palestinese. E proprio per questo ci proviamo ancora a rompere l’assedio. E anche solo per merito del logo di CHRISTMAS IN GAZA, 20 dicembre, 100 città per la pace, ormai siamo in migliaia a sapere che anche dall’incubo di una stretta chiusura di oppressione potrà nascere la stella del Natale. “Ci vorrebbero tutti schiavi nella gabbia di Gaza, ma tra la schiavitù e la morte non abbiamo dubbi su cosa scegliere. Gaza still living!”.
C’è poi un libro “Un parroco all’inferno” , è il parroco di Gaza, Manuel Musallam che racconta il massacro dell’operazione militare israeliana “Piombo fuso” e un video che lo accompagna, di una “terroristica” casa editrice: le Edizioni Paoline.
Qualcuno reclama le cifre? Su wikipedia si scrive: “Il bilancio dei morti sul lato israeliano è di 10 militari più 3 civili. Sul lato palestinese, le cifre sono ancora molto discordanti: le fonti israeliane parlano di 500-600 morti, mentre secondo quelle palestinesi i morti al 18 gennaio sono 1305 (417 bambini, 120 donne, 120 anziani, 14 soccorritori, 4 giornalisti e 5 stranieri) e i feriti 5450".
Ma forse è il caso anche di ascoltare quei pochi, e ancor più per questo coraggiosi, Shministim, che significa giovani liceali obiettori totali, ebrei.
Scrissi in passato, chiedendomi e chiedendo di certa insalata al prezzemolo per la signora Tzipi Livni : “…tento allora di inviarle una lettera con ricetta inclusa, in attesa delle sue, percorrendo alcune fasi della preparazione culinario-israeliana, al femminile s’intende ed internazionale…offro un’insalata al prezzemolo alla signora Tzipi Livni, dal nome ahimè un po’ compromesso data l’origine libanese, “Taboule”, compresa la ricetta. Ingredienti: parecchio prezzemolo, menta, bulghur (grano essiccato e triturato) cipollotto, pomodoro, sale, succo di limone, olio. Rimane il prezzo, Il prezzo del prezzemolo s’intende, come ce lo racconta Vittorio Arrigoni”. Ma Vik, Vittorio Arrigoni che lo scorso dicembre condivideva a Gaza il fuoco dei cecchini israeliani su contadini, giornalisti e pacifisti internazionali e ci spiegava che non c’era neanche il diritto di cogliere il prezzemolo, oggi in Italia racconta altre cose sulla suddetta signora: “Per l’ex serial killer del Mossad, Tzipi Livni, figlia di un terrorista dell’Irgun, e ministro degli esteri del governo Olmert responsabile del massacro di Gaza, niente shopping londinese e strenne natalizia in Oxford road quest’anno. Inseguita da un mandato di arresto spiccato da una Corte Britannica per i suoi crimini di guerra, ha dovuto annullare la visita in UK. Secondo una legge del 1988 le corti di Inghilterra e Galles hanno giurisdizione universale in materia di crimini di guerra, quindi la Livni avrebbe rischiato seriamente l’arresto. Ma all’ultimo minuto ha cancellato la visita e a quel punto il mandato di cattura è stato ritirato. Non è la prima volta che un alto rappresentante del governo israeliano rischia grosso in Gran Bretagna. Il settembre scorso era stato chiesto l’arresto per il ministro della Difesa Ehud Barak, intervenuto alla conferenza laburista di Brighton e sfuggito al fermo sono perché era in visita ufficiale (quindi dotato di immunità, secondo la legge). Nel 2005 stava per finire nelle maglie della giustizia di Londra l’ex generale Doron Almog. Ma era stato avvertito in tempo ed era rimasto sul suo aereo a Heathrow per alcune ore, finché non aveva ottenuto il permesso di ripartire. Ci auguriamo che questo sia l’esempio da seguire. Se un giudice per ogni stato europeo spiccasse un mandato di cattura alla vigilia di ogni visita di stato, i leaders sionisti d’Israele cesserebbero in toto di viaggiare. Reclusi di fatto dentro casa, magari potrebbero vagamente percepire cosa significa sopravvivere in una prigione a cielo aperto come Gaza, certo con in più tutti i comfort del colonialista. Restiamo Umani.
Ma, c’è un ma grande e alto come un Muro, appena arrivato: Il governo egiziano vuole impedire l’entrata a Gaza della Freedom March. A tutti i partecipanti italiani alla Gaza Freedom March. A tutti i compagni e gli amici del movimento di solidarietà con il popolo palestinese. Ho ricevuto dalla nostra ambasciata al Cairo la comunicazione che il governo egiziano, dopo aver convocato gli ambasciatori delle 42 nazioni cui appartengono i volontari della Gaza Freedom March, li ha avvertiti che la Marcia non è autorizzata. Di conseguenza, pur non potendo impedire l’arrivo in Egitto di cittadini stranieri, impedirà ogni violazione delle leggi e della sicurezza del Paese, se necessario anche procedendo ad arresti. La nostra ambasciata non ha potuto che prendere atto delle dichiarazioni egiziane, non potendo agire autonomamente, in quanto la dimensione del problema va molto oltre i rapporti bilaterali italo-egiziani. Di seguito, trovate la traduzione del comunicato emesso, a nome di tutte le organizzazioni della GFM, dal Comitato organizzatore e un testo suggerito da inviare via mail/fax/tel. alle ambasciate egiziane. La mail dell’ambasciata in Italia è [email protected].
Concludo come molti mesi fa: “Certa che nessuno avrà tempo per queste storie di cucina, ma tentare è una strada, saluto e resto in attesa delle nuove ricette, le news come si dice in inglese…”.
E gli auguri siccome mi piace stare in direzione “ostinata e contraria” li dico con Ederlezi,celebre canzone popolare per la primavera e ve la propongo nella versione di Daniele Sepe: oggi primo giorno d’inverno.
“Tu puoi scrivere di me nella storia,
con le tue bugie amare e contorte.
Puoi calpestarmi nel fango
ma io, come la polvere, mi solleverò…”
Maya Angelou da And Still I Rise.
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