• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Parmalat: in arrivo la cordata italiana

Parmalat: in arrivo la cordata italiana

La notizia non è ancora ufficiale, ma si sta delienando la possibile cordata italiana che dovrebbe contrapporsi ai francesi di Lactalis nel tentativo di scalata alla Parmalat.

Esce dal giro Ferrero (dubbiosa fin dall'inizio), ed entrano in campo le cooperative di allevatori presenti in Granlatte, che ha il controllo di Granarolo (il cui 20% è di Intesa Sanpaolo) e in prima battuta la Legacoop, che però si è successivamente tirata fuori.
 
Nel frattempo si muovono le banche per studiare i dossier ed individuare una soluzione: in prima fila Intesa, Mediobanca e Unicredit.
 
Tra le ipotesi si prevede il lancio di un'offerta volontaria sul 60% del capitale di Collecchio, Opa comunque obbligatoria.
 
Fondamentale, insieme alle mosse del governo italiano sul decreto anti-scalata, è la decisione del Tribunale di Parma che ha respinto l'istanza di Lactalis contro il rinvio al 28 giugno dell'assemblea del cda di Parmalat inizialmente prevista il 14 aprile.
 
L'azienda francese, con una nota, ha fatto sapere che "è fiduciosa sugli sviluppi della vicenda e continuerà a proporre il proprio piano di sviluppo industriale di lungo periodo, nella convinzione di agire nell'interesse di Parmalat, dei suoi dipendenti e dei suoi skateholders".
 
La strategia alternativa italiana consisterebbe nella cessione di Granarolo a Parmalat, da parte di Granlatte, che recuperebbe fino a 500 milioni per finanziare la sua offerta su Collecchio.
 
Intesa Sanpaolo farebbe confluire non solo il suo 2,2% già in possesso, ma con l'aggiunta di 300 milioni. Mentre Mediobanca e Unicredit si sono dichiarate disponibili a fornire nuovi finanziamenti, a cui si affiancherebbe nella cordata italiana la finanziaria veneta Palladio insieme a Bnl.
 
A supporto del mondo cooperativo potrebbero inserirsi eventuali nuovi partner per rilevare piccole quote di capitale. Ci sono contatti con Friesland-Campina, gruppo olandese del latte, la brasiliana Lacteos (già interessata da tempo al dossier Collecchio) e il gruppo messicano Ala, per studiare assieme nuove forme di collaborazione nei rispettivi mercati.
 
Infine, ma non per ultimo, l'intervento del fondo della Cassa Depositi e Prestiti, dopo che il latte è stato inserito nella lista del governo dei settori strategici per l'Italia.
 
Lactalis per il momento resta a guardare e se la cordata tricolore dovesse materializzarsi avrà la possibilità di cedere pro-quota la propria partecipazione all'eventuale Opa parziale o avviare una trattativa per rivendere il proprio pacchetto alla controparte italiana. Se invece un concorrente non dovesse concretizzarsi, Lactalis tra due mesi potrebbe esprimere la propria maggioranza nel prossimo board di Parmalat.
 
Il muro italiano cerca di resistere, ma questo non annulla la responsabilità della nostra economia, incapace di fare sistema, debole e facilmente aggredibile all'esterno dalle grandi multinazionali straniere.
 
Emblematiche le parole di Luciano Sita, ex numero uno di Granarolo e attuale vice-presidente di Nomisma"La mossa della politica su Parmalat è una pezza per rattoppare un problema in extremis, l'idea della cordata arriva troppo tardi, quando il conto da pagare rischia di essere salatissimo e il risultato addirittura incerto".
 
In conclusione, "L'Italia paga la miopia della politica e la strutturale debolezza della filiera agroalimentare".

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares