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Parmalat: il miracolo di Bondi

La condanna in primo grado a 18 anni di carcere comminata dal Tribunale di Parma a Callisto Tanzi, per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta (con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici), costituisce un ottimo precedente per la giurisprudenza italiana, finalmente in grado di colpire in modo adeguato anche i reati economici.

Quel 18 dicembre 2003, data storica, il caso Parmalat diventa il più grande scandalo finanziario europeo, con oltre 14 miliardi di indebitamento netto e casse vuote. Uno schock internazionale per un'azienda che dava lavoro a 36 mila persone, con un fatturato di 5,8 miliardi ed un margine di appena 150 milioni.
 
Quattro giorni dopo, il 22 dicembre, arriva a Collecchio il manager di lungo corso Enrico Bondi (un passato nel gruppo Ferruzzi) con la nomina di amministratore delegato, voluto dalle banche creditrici, e di commissario straordinario.
 
La situazione è grave, e Bondi dopo un incontro con i sindacati, ottiene la fiducia per operare nell'interesse dell'azienda, salvaguardandone la continuità lavorativa e la produzione del latte, e soprattutto per tutelare i migliaia di risparmiatori truffati dalla ditta Tanzi&Tonna (il ragioniere della mega truffa contabile).
 
A distanza di sette anni il bilancio non può che essere positivo, quasi miracoloso: Bondi ha chiuso più di trenta cause avviate contro le banche "complici" dei tarocchi Parmalat e incassato un totale di 2,1 miliardi, preziosi per far ripartire la società, garantire investimenti ed occupazione e pagare i creditori.
 
Lo "sforzo di sistema" prodotto dal manager aretino ha restituito almeno una parte dei soldi ai risparmiatori vittime dei bond Parmalat, attraverso la sottoscrizione di azioni della "nuova" società. In cambio sono arrivati circa 780 milioni di dividendi distribuiti.
 
Fondamentale anche il soccorso dell'allora Ministro delle attività produttive Antonio Marzano, che presentò un decreto ad hoc per emendare le norme per la procedura fallimentare e stabilire una serie di procedure d'urgenza per salvare la Parmalat dal suo inevitabile crollo.
 
La Parmalat nel 2010 dovrebbe chiudere con un fatturato di 4 miliardi ed un margine di quasi il 10%, un ottimo lavoro che ha fruttato al manager Bondi una bella retribuzione di 21 milioni di euro, sommando i compensi da commissario per le oltre 20 società coinvolte nel crac.
 
Non è una semplice coincidenza se in questi giorni a New York il liquidatore delle attività di Bernie Madoff (un buco da 50 miliardi, tre volte il caso Parmalat) stia intentando una serie di cause contro le banche troppo "distratte".
 
Irving. H. Picard, il Bondi d'oltre Oceano, ha chiesto 9 miliardi al colosso britannico Hsbc, 4 alla scomparsa Lehman Brothers, ed altri a Ubs, Citigroup, Union e Banque Privè.
 
Per una volta un caso italiano può fungere da esempio anche negli Stati Uniti.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.134) 11 dicembre 2010 12:25
    Damiano Mazzotti


    E allora più Bondi per Tutti...

    Bondi saprà come tappare i buchi di bilancio fatti dai vecchi politici, vecchi imprenditori e vecchi amministatori pubblici...

    E invece la vedo brutta per i Bond italiani... I titoli di Stato con gli attuali governanti e parlamentari rappresentano una ricchezza molto virtuale...

    Se non subentrerà un governo tecnico saranno nel 2011 ci saranno "rospacci schifosi" da ingoiare per tutti...

  • Di (---.---.---.169) 12 dicembre 2010 10:16

    vorrei sapere come mai nessuno ha indagato sui conti parmalat
    come mai nessuno ha fatto i conti per vedere se c’e’ usura o aggiotaggio
    oppure non si puo’ indagare ?
    perche non ci mettono a disposizione i movimenti delle banche cosi’ verrebbero fuori i soldi rubati alla povera genta
    o forse non si puo’ piu’ mettere in evidenza dove sono gli euro spariti?
    o lo sanno tutti e fanno finta di nulla ?
    perche’ nessuno si pone questo tipo di domande (nemmeno a sx )
    e i magistrati cosa indagano?

  • Di paolo (---.---.---.126) 12 dicembre 2010 11:40

    Onore al merito per Bondi ,ma i miracoli non li fa nessuno e comunque 21 milioni di euro di retribuzione sono una follia alla Marchionne .

    Bondi ha fatto quello che in un paese civile avrebbe dovuto fare la magistratura ,indagando a fondo gli istituti di credito che hanno contribuito al crac Parmalat e poi fare seguire le condanne del caso , anche come monito per chi ci sta riprovando .
    Può anche darsi che sia di esempio agli USA , ma faremmo bene anche noi a prendere buoni esempi che gli americani hanno dato in termini di severe condanne (eseguite e scontate) . Enron docet.
    Purtroppo temo che le condanne a Tanzi e Tonna siano più simboliche che altro .

    paolo
  • Di (---.---.---.35) 12 dicembre 2010 23:37

    Galeotto fu il passaggio sul suo aereo privato dato da Tanzi a De Mita nell’anno 1981.
    Tanzi fu invitato da De Mita a costruire una azienda con i soldi del terremoto presentando una domanda sei mesi oltre la data di scadenza.
    Tanzi chiese 10 per avere 5 invece gli dettero 11.
    Poi strada facendo e via discorrendo siamo arrivati ad oggi dove un ex-Ferruzzi deve salvare chi democristiano stracciò la dinastia di Serafino.
    Renzo Riva

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