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Parità di genere: le donne in carriera le più discriminate

 
Alla vigilia della Giornata internazionale della donna, comunemente (e impropiamente) chiamata "Festa della donna", emerge in maniera sempre più evidente come quei diritti che si cercò di rivendicare con la protesta del 1917 a tuttoggi non sono ancora garantiti. Allora si protestò per rivendicare pari condizioni socio-economiche; oggi, seppur si siano fatte notevoli conquiste in merito (diritto di voto, diritto al lavoro e cosi via), la situazione femminile resta critica
 
Per la prima volta il 4 marzo è stato presentato all'Europarlamento di Bruxelles un report dal titolo "Violence against women: an EU-wide survey", che riporta gli abusi subiti dalle donne a casa, sul lavoro e nei luoghi pubblici. Il rapporto, curato dalla European Union Agency for Fundamental Rights (FRA - l’Agenzia per i Diritti Fondamentali di Vienna), può essere considerata la più ampia inchiesta mai effettuata sul tema della violenza sulle donne. Conta infatti la partecipazione di 42.000 donne tra i 15 e i 70 anni, in 28 paesi
 
Il risultato è sconcertante e i dati sono purtroppo allarmanti: una donna su tre in Europa ha subito una qualche forma di violenza, fisica, sessuale, psicologica, economica o stalking, fino ad arrivare al mondo online dove sopratutto le giovani ricevono minacce e intimidazioni. Il 43% delle donne intervistate ha dichiarato di aver subito violenza psicologica dal proprio partner e, dato ancora più grave, il 35% ha subite violenze, psicologiche e fisiche, già in tenera età da familiari, amici, conoscenti.
 
Un altro aspetto controverso è la violenza subita dalle donne sul posto di lavoro. Controverso perché presumibilmente, un paese in cui c'è un alto tasso di occupazione femminile dovrebbe, per logica, essere un paese avanzato, che socialmente ha superato i pregiudizi e che ha quindi una considerazione paritaria di genere. Cosi non è: ben il 75% delle manager e il 74% delle professioniste ha detto di essere stata vittima di molestie. Un dato che fa rabbrividire.
 
Nello specifico è emerso che i soggetti che hanno subito maggiori abusi sessuali sono le donne laureate o professionalmente impegnate a livelli manageriali. La percentuale scende nel caso di operaie e ancora di più fra coloro che non hanno mai avuto un rapporto di lavoro retribuito. La motivazione? L'Agenzia per i Diritti Fondamentali avanza l'ipotesi che il fatto che le donne in carriera siano maggiormente esposte a questi rischi all'ambiente in cui si trovano a lavorare, generalmente a contatto con un numero maggiore di uomini e non di donne, e secondo per la tendenza maggiore a denunciare le violenze subite (rispetto alle operaie ed inoccupate). 
 
Infatti solo il 4% delle intervistate ha sporto denuncia alla polizia e solo l'1% si è rivolta a un legale (questo 5% sono le donne che lavorano). Questa reticenza è causata dalla paura, dalla sfiducia verso le istituzioni (ovvero verso la polizia, i giudici e i tempi dei processi, i servizi sociali...), e in molti casi dalla mancata autonomia economica.
 
La questione che suscita più curiosità - e tristezza, in questo caso - è la distribuzione geografica del fenomeno: queste differenze secondo gli esperti variano da paese a paese in base alla sensibilità della popolazione. Ci sono nazioni dove il tema della violenza, in particolare, sessuale deve restare "affare di famiglia", paesi dove invece si sta facendo una serrata campagna di sensibilizzaione pubblica alla denuncia. 
 
Dall'indagine risulta che la Danimarca è il paese con il tasso di violenza maggiore, 52%, seguita da Svezia, Finlandia e Olanda (paesi dove l'occupazione femminile è alta); in Francia (al pari dell'Inghilterra) il 20% delle donne lavoratrici ha subito violenza una volta nella sua vita come riporta oggi Le Parisien. Anche l'Italia conta un 18% per cento di donne che hanno subito violenza sul posto di lavoro o da parte di persone legate a loro da rapporti professionali. Positivamente ultime in classifica Polonia e Austria
 
 
«L'entità enorme del problema evidenzia che la violenza contro le donne non si ripercuote solo sulla vita di alcune di esse, ma incide ogni giorno sulla società nel suo complesso. Pertanto, i responsabili politici, la società civile e gli operatori attivi in prima linea sono tenuti a rivedere le misure volte a contrastare tutte le forme di violenza contro le donne, ovunque esse avvengano», ha concluso Morten Kjaerum, direttore della FRA.
 
Si tratta dunque di un problema che non può restare chiuso tra le mure domestiche o all'interno di un ufficio ma va pubblicamente denunciato in quanto tarlo della società stessa. I dati di questa rilevazione confermano quanto sia necessario agire velocemente e in maniera concordata: è necessario costruire una strategia politica comune ai 28 paesi dell’Unione europea che miri a tutelare le donne e i loro diritti e a denunciare questi atti di violenza. 

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