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Paranormal Activity. Paura? No, solo rabbia e attesa

 

Fanno bene i titoli che scorrono sul trailer di Paranormal Activity a sentenziare "più spaventoso di The Blair Witch Project", proprio perchè il film del 1999 non era un horror, non scatenava paura, era semplicemente un thriller low budget finto amatoriale, basato su una leggenda. In questo caso il neo regista Oren Peli punta però sul tema della possessione e della presenza maligna che tormenta, si fa sentire e percepire attraverso manifestazioni paranormali.
 
Katie (Katie Featherston) e Micah (Micah Sloat) conviventi da tre anni, si sono appena trasferiti in una nuova casa, ma la ragazza non dorme tranquilla perchè ha la sensazione che qualcuno si muova tra le stanze, sposti oggetti, le sussurri all’orecchio. Così Micah decide di riprendere le nottate con una telecamera fissa in camera da letto, in modo da poter rivedere le registrazioni di giorno e scoprire eventuali attività sospette. Convocato un esperto in "presenze" Katie gli rivela che questi fenomeni la tormentano dall’età di otto anni, che a tredici dopo un incendio misterioso nella vecchia casa la famiglia decise di traslocare, ma che gli strani episodi continuarono ad accadere. A questo punto la mente geniale del fidanzato si rivela nella domanda classica dei film al cardiopalma: "Io avevo pensato di comprare una tavola Ouija e scoprire cosa vuole questa entità da noi". Domanda alla quale l’esperto risponde categorico: "Io non lo farei, è molto rischioso se qualcosa c’è con quel metodo apri le porte e inviti questo essere a fare tutto ciò che vuole per manifestarsi. Queste entità si nutrono di rabbia, non inveire, non sfidarla, non tentare di comunicare senza l’aiuto di un esperto".
 
Secondo voi il ragazzo decide di seguire almeno uno dei consigli? Assolutamente no. Anche se si scopre che la persona oggetto delle attenzioni di questa entità maligna è la sua ragazza (e non lui, attenzione) il buon Micah inizia a provocare, fare domande con i microfoni, urlare, incitare la presenza a farsi viva, arriva addirittura a procurarsi una tavola Ouija sbeffeggiando la reazione iraconda della sua fidanzata:"Ti avevo promesso di non comprarla, me la sono fatta prestare".
Insomma un esempio fastidioso di un cretino patentato, che si nasconde dietro l’orgoglio maschile, ignorando le preghiere di Katie che, spaventata a morte, gli chiede di evitare certi atteggiamenti, e che da bravo uomo delle caverne punta a risolvere la situazione da solo. Rifiuta l’intervento di un esorcista, di un parapsicologo, di tutti gli esperti dell’occulto mondiali.
 
 
 
 
A questo punto l’unica cosa che si prova, siamo a metà del film e non è successo granchè, non è paura ma profondo senso di frustrazione per quel fidanzato noncurante e imbecille in modo imbarazzante, anzi si fa spazio una insana voglia di schierarsi a favore del demone della casa, che sembra sempre scagliarsi e inveire contro di lui (chissà un po’ perchè). D’altra parte se ci pensate sono più di dieci anni che lo stesso demone accompagna la ragazza, ha una certa priorità su di lei rispetto ad un compagno che sinceramente tutto sembra tranne che un genio.
 
Gli ultimi venti minuti, quelli sì sono l’inizio di un film horror o quantomeno la parte principale in cui effettivamente capita qualcosa. Ormai però si è talmente presi dalla rabbia che quando l’ho visto io, erano circa le 23.30, viene solo la voglia di andare a coricarsi. Eppure i film che trattano il tema della possessione sono quelli che storicamente hanno resistito al tempo come L’Esorcista, che continua a farmi spaventare a morte ancora adesso. Qualcosa non funziona in questo progetto, che abbia terrorizzato gli americani... beh ci vuole relativamente poco. Non riuscirete più a dormire? Ne dubito. A meno che non vi venga in mente di sognare un fidanzato come Micah, nel caso sì avrete sicuramente dei problemi e spaventosi incubi inquietanti.

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