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P4: Riesplode la polemica sulle intercettazioni

Le trascrizioni di innumerevoli telefonate fra il "faccendiere" Bisignani ed esponenti politici, da ministri a parlamentari a sottosegretari, sono finite sui giornali ed occupano ormai da una settimana le prime pagine. Nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta "P4" numerosi esponenti del governo sono stati registrati mentre parlavano con questo onnipresente tessitore di rapporti e collettore d'informazioni: tra richieste di suggerimenti, pressioni, sfoghi e proposte indecenti su come confezionare dossier velenosi contro gli avversari politici, esce il solito, desolante quadro di volgarità, coltellate alle spalle e complessiva debolezza della politica nel nostro Paese.

Quanto e perché il lobbista pregiudicato e spregiudicato fosse così influente e così ben inserito nei palazzi romani, ce lo spiegheranno i magistrati. Di certo lo spettacolo non è edificante, specie per il PDL che si scopre dilaniato da lotte intestine e giudizi assai poco lusinghieri espressi dai ministri l'uno sull'altro.
 
Proprio l'imbarazzo provocato nella maggioranza dalla pubblicazione delle telefonate sta riportando in auge un dibattito che sembrava chiuso, quello riguardante una "legge sulle intercettazioni". In prima fila Fabrizio Cicchitto, che rispolvera il lessico d'ordinanza: "basta con il tritacarne mediatico", "fermiamo il gioco al massacro", "blocchiamo la gogna mediatico-giudiziaria", e via con l'immaginifico repertorio splatter della propaganda antintercettazioni. Il ministro della giustizia nonché segretario di nuovo conio del PDL, Angelino Alfano, ha sentenziato che le conversazioni pubblicate sono "penalmente irrilevanti" (evidentemente ha già svolto i tre gradi di giudizio sostituendosi ai tribunali) e sono costate al contribuente nientepopodimenoché "un miliardo di euro".
 
L'argomento del costo astronomico viene usato regolarmente per attaccare le indagini scomode: peccato che poi si venga a scoprire che le cifre fornite dal governo sono pacchianamente gonfiate. Era già accaduto con il "caso Ruby": in quell'occasione Berlusconi e i suoi raccontarono che la Procura di Milano si era dedicata in via esclusiva per mesi allo spionaggio della villa di Arcore e aveva impiegato migliaia di uomini per pedinare e perquisire brutalmente le frequentatrici della bucolica dimora). Dagli uffici di Milano uscirono dati che smontavano questa ricostruzione, riportando il costo dell'indagine a qualche migliaio di euro e pochi uomini della polizia giudiziaria. E' da notare, fra l'altro, che le spese dell'erario per le intercettazioni potrebbero essere agevolmente ridotte se solo il governo lo volesse, rinegoziando i contratti con chi le compagnie che forniscono il servizio. Forse però è più comodo esibire (o inventare) cifre strabilianti per poter attaccare i pm, additando le loro "inutili e costose indagini" alla pubblica indignazione.
 
Nel 2008 le proposte della maggioranza per limitare l'utilizzo di intercettazioni e vietarne la pubblicazione sui quotidiani non ebbero grande fortuna e furono accantonate. La nuova battaglia sul tema annunciata dal PDL riuscirà in questa seconda metà della legislatura? Difficile crederlo, ma i tentativi ci saranno. 

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