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Operazione TikTok: l’era degli espropri da guerra fredda

La possibilità che Microsoft compri le operazioni statunitensi (e non solo, come vedremo) del social cinese TikTok, dopo la minaccia di Donald Trump di bloccarne l’uso per motivi di sicurezza nazionale, induce ad alcune considerazioni, riflessioni e domande.

Intanto, l’operazione si configura come caratteristica della nuova era di confronto geopolitico sempre più aspro tra Cina e Usa. Dopo la stagione del protezionismo, la cui progressione è al momento congelata dalla pandemia dopo gli accordi di tregua della cosiddetta Fase 1, e dopo l’assalto a ZTE e Huawei, ora gli americani spingono sui social e sul trattamento di dati di propri cittadini da parte di entità cinesi.

In un crescendo culminato nella minaccia di Trump di usare un ordine esecutivo per bloccare l’app già nella giornata di sabato 1 agosto, vista da molti come tattica negoziale per ottenere la cessione del ramo americano di TikTok, siamo ora a qualcosa più che dichiarazioni di interesse da parte di Microsoft, che promette di finalizzare l’acquisto entro il 15 settembre, al più tardi.

Le considerazioni sono su molteplici piani, dal macro al micro. Riguardo al primo, ecco cosa accade durante una guerra fredda: espropri. O meglio, cessioni che di volontario hanno ciò che potrebbe avere un accordo in cui una delle due parti è minacciata con un’arma. L’attuale proprietà di TikTok, la società ByteDance, può scegliere se subire una vera e propria mutilazione del valore d’azienda, col blocco nordamericano dopo quello indiano, oppure monetizzare da posizioni negoziali indebolite ma comunque superiori a quelle del primo scenario.

Ancora a livello macro, molto interessante il fatto che giri voce che Microsoft potrebbe rilevare le attività di TikTok non solo negli Usa ma anche in Australia e Canada. Perché? A voler essere complottisti, verrebbe da pensare che questi sono tre dei cinque paesi che hanno creato il sistema Five Eyes, detto anche Echelon, una sorta di alleanza di spionaggio e controspionaggio occidentale (o meglio, della cosiddetta anglosfera) nell’ambito della signals intelligence.

Alla lista mancherebbe tuttavia uno dei pilastri di Echelon, il Regno Unito, quindi meglio non correre troppo con la fantasia. Non sappiamo se i governi di Canada e Australia siano stati consultati dagli americani, ma è del tutto possibile.

Veniamo al micro, cioè alla posizione di Microsoft. Azienda da anni concentrata sul segmento corporate (attualmente con l’eredità ectoplasmatica dell’ecosistema XBox nel leisure) sta profittevolmente gestendo il business del cloud computing. Ciò le ha permesso di restare relativamente al riparo dal dibattito, non solo americano, su azioni antritrust contro le Big Tech, soprattutto quelle delle piattaforme.

Anche per questo, l’eventuale acquisizione di TikTok da parte di Microsoft appare singolare, sul piano strategico. L’azienda ha una monetizzazione ancora piuttosto embrionale, e si trova spesso al centro di polemiche sulla diffusione di propaganda e fake news. Quanto di più lontano, in apparenza, dal core business di Microsoft, che da quattro anni sta cercando di sviluppare LinkedIn, comprata spendendo circa 26 miliardi di dollari in contanti.

In quest’ultima, la monetizzazione prosegue tramite abbonamenti e pubblicità rivolta a segmenti di mercato dotati in teoria di capacità di spesa. Situazione differente su TikTok, anche se i volumi potrebbero in teoria compensare i margini unitari.

Restano le domande, tra il macro ed il micro: mentre dibattiamo di come ridurre il potere delle piattaforme, ha senso consentire ad una Big Tech di aumentare il proprio potere proprio in quell’ambito? La risposta è positiva -forse- se preceduta da altra domanda: come contenere l'”aggressione” cinese ai dati personali?

Detta così, la scelta appare tra controllo dei dati personali ad opera di Big Tech nazionale, che dialoga col potere politico domestico e viene da esso utilizzata mentre lo utilizza, oppure proveniente da potenza straniera. Comunque vada, non molto da stare allegri.

AGGIORNAMENTO – Trump si entusiasma per l’ipotesi di cessione a Microsoft ed arriva ad ipotizzare, per il Tesoro Usa, una sorta di “commissione di mediazione” per aver favorito l’eventuale transazione. Un plauso al candore nella pièce di Ionesco che è questa presidenza.

P.S. Ci sono anche teorie secondo cui Trump l’avrebbe giurata a TikTok dopo l'”imboscata” di Tulsa e, soprattutto, per i video di Sarah Cooper. Non mi sentirei di escluderle, come concause.

Foto di antonbe da Pixabay

 

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