• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Omosessuali? Quei sacerdoti sono predatori

Omosessuali? Quei sacerdoti sono predatori

Omosessuali? Quei sacerdoti sono predatori

Il recente tentativo del Vaticano di spostare il merito delle accuse al clero, dal piano della pedofilia a quello dell’omosessualità, si poggia su una ricerca approfondita degli episodi incriminati e sulla sua analisi statistica, dalla quale emerge che la maggior parte delle vittime dei sacerdoti denunciati sono bambini e ragazzi. La chiesa avrebbe quindi un problema relativo all’omosessualità e non alla pedofilia.

Facendo leva su un altro dato statistico, che vede più della metà delle vittime oltre l’età puberale, il presidente della Lega Cattolica americana, Bill Donohoue, ha inoltre sostenuto che in più della metà dei casi si tratti di sesso tra adulti e quasi adulti, omosessuali e consenzienti quindi, chiudendo formalmente il cerchio.

Non deve stupire il tentativo di manipolare le statistiche e i numeri, non è che di fronte a crimini tanto odiosi al Vaticano resti molto altro da fare se vuole perseverare sulla strada del negazionismo, ma è altrettanto evidente che si tratti di tentativi disperati.

Per rendersi conto di come stiano le cose bisogna liberare il campo dall’uso di termini quali pedofilia e pederastia che, pur universalmente evocativi, non aiutano ad inquadrare il problema secondo le categorie abbracciate dalle legislazioni più avanzate.

I sacerdoti sotto accusa devono rispondere di aver avuto rapporti con bambini e bambine al di sotto dell’età del consenso o di aver estorto quel consenso con violenze psicologiche o ancora di aver approfittato di disabilità permanenti o temporanee di persone affidate alle loro cure.

È stato il caso dei bambini e bambine che frequentavano parrocchie e scuole materne cattoliche, dei ragazzi di numerosi istituti cattolici d’istruzione in giro per il mondo o ancora degli ospiti non più bambini delle comunità per tossicodipendenti di Don Gelmini. Reati odiosi con ormai decine di migliaia di vittime in giro per il mondo, il disvalore dei quali non diminuisce certo con il crescere dell’età delle vittime, tutte destinate a rimanere segnate per la vita dopo l’incontro con i sacerdoti predatori.

Predatori sessuali, questa è la definizione sicuramente più corretta e comprensiva di un fenomeno che trascende la pedofilia. Le vittime di questo genere di crimini finiscono per lo più nelle grinfie di parenti e conoscenti, raramente di sconosciuti. Sono l’intimità con il sacerdote, la sua autorità, la fiducia della quale gode nel contesto familiare e sociale più prossimo, a promuovere il malcapitato al rango di vittima.

Mai come in questo caso si può dire che "l’occasione fa l’uomo ladro", permettendo ai predatori sessuali d’imporsi sulle loro vittime senza o quasi violenza fisica e in seguito di sfuggire alla denuncia imponendo loro il segreto. Succede nelle famiglie come nelle parrocchie, Ia predazione sessuale è un fenomeno che trascende omosessualità ed eterosessualità, declinazioni naturali della sessualità tra consenzienti, è sopraffazione del debole, dell’incapace di difesa.

Certo, la narrazione che vede gli adolescenti in tempesta ormonale, figli della cultura del ’68 (???), che si accoppiano felicemente con preti omosessuali è sicuramente preferibile dal Vaticano, che tra le misure per il futuro ha previsto anche test per evitare "infiltrazioni" di omosessuali tra il clero, ma non ha alcuna attinenza con la realtà ed è parecchio offensiva per le vittime, le quali non potranno mancare di notare che, dopo gli stupri, dal Vaticano adesso gli danno pure dei froci, perché poi il senso è quello.

Il punto della questione è che le vittime di questi crimini diventano tali per una questione d’accessibilità, di praticabilità. È quindi ovvio che le vittime dei sacerdoti siano in larga parte maschi, sia perché il sacerdote ha accesso ad ambienti sessualmente segregati, che per l’essere coinvolto soprattutto nell’educazione e nell’attività dei ragazzi. Anche i chierichetti sono solo maschi ed è abbastanza intuitivo che l’opera di conquista e di seduzione del predatore sessuale (che gli esperti definiscono grooming) abbia bisogno di tempo e riservatezza e che per un sacerdote sia più facile averne con l’universo maschile.

Per il predatore sessuale si tratta di cogliere l’occasione fornita da particolari circostanze o dalla debolezza delle vittime e di esercitare una pressione psicologica sulla vittima sufficiente a farla cedere ai propri voleri e a ridurla in stato di soggezione e dipendenza. Nella ricerca disponibile sul sito bishop-accountability.org (una delle poche ricerche di pubblico dominio sul tema) sui casi statunitensi, colpisce proprio che solo un terzo scarso delle prede sia rimasta vittima di un singolo episodio, segno che non si tratta di aggressioni estemporanee ed occasionali, ma di rapporti e condizioni di sottomissione che durano nel tempo, anche anni.

Colpisce, ma non deve stupire considerando la natura del reato, come non deve stupire che tra gli strumenti impiegati per piegare la volontà delle vittime ci sia uno scarso ricorso alle minacce e molto alla corruzione attraverso la concessione di attività proibite o gradite ai giovani, prima tra tutte l’offerta di alcool a minare ancor di più la volontà della vittima, seguono il rimanere alzati fino a tardi o l’andare ad eventi sportivi.

L’importanza della questione dell’accesso alla vittima, ritorna prepotentemente con il dato che segnala come nell’80% dei casi il sacerdote predatore frequentasse la casa della vittima, frequentazione che fa parte del necessario lavoro preparatorio del predatore, che deve valutare e conoscere bene l’ambiente e le relazioni delle vittime per coglierne ogni debolezza, per completare con successo la violenza e la successiva evasione dalle relative responsabilità.

Ancora più scioccante il dato secondo il quale il 29% dei fratelli o delle sorelle delle vittime, ha seguito la stessa sorte. Un dato che illumina una strategia che si fonda sul guadagnare la fiducia delle famiglie cattoliche per poi abusarne i figli, ma anche che l’occasione moltiplica le vittime, perfettamente calzante al profilo del predatore sessuale di minorenni identificato dalla moderna criminologia. Anche in questo caso è evidente come sia l’accessibilità delle vittime e non il loro genere a determinare un risultato così impressionante.

Niente a che vedere con gli omosessuali o l’omosessualità vissuta tra persone mature e consenzienti. Un sacerdote omosessuale ha molte opzioni per infrangere il suo voto di castità per seguire e sfogare le proprie inclinazioni, esattamente come un sacerdote eterosessuale. Può costruirsi una relazione monogama, avere un amante, può andare a travestiti per strada, arruolarne e incontrarne in albergo, può togliersi la tonaca ed entrare in una sauna o in un locale di elezione della comunità gay, può trovare avventure e relazioni grazie a un vasto numero di siti internet dedicati, può addirittura prostituirsi a sua volta o trasformare un seminario in una succursale di Sodoma, e tutto questo senza commettere alcun reato. Questi sono i preti omosessuali che fanno cose da omosessuali, nessuno dei quali è interessato ad accoppiarsi con bambini e bambine.

Un omosessuale non abusa della fiducia degli amici per violentarne i figli piccoli, non lo fanno nemmeno gli eterosessuali. Non solo perché un’azione giudicata sommamente immorale, non solo perché è estremamente rischiosa, ma perché per arrivare a violentare bambini e bambine, ragazzine e ragazzini, bisogna proprio essere iscritti a tutto un altro campionato.

Non sono preti omosessuali quelli che plagiano bambini e famiglie per soddisfare le proprie voglie, sono predatori sessuali. Così come i loro superiori in Vaticano non sono santi preoccupati per la salvezza delle anime (e del resto) delle giovani vittime, ma vecchi burocrati che difendono l’istituzione negando, depistando e occultando, complici consapevoli dei predatori sessuali.

Sono quelli che ai predatori tendono la mano e che li nascondono alla giustizia, senza preoccuparsi minimamente delle ulteriori sofferenze e delle ulteriori vittime che provoca il loro comportamento. Complici, il cardinal Bertone e gli amichetti suoi con i loro dati taroccati, sono complici dei sacerdoti predatori.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares