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Nucleare: parola di Zichichi

L’opinione delle persone competenti andrebbero sempre ascoltate: non dogmaticamente (come se - a un loro cenno - il caso fosse chiuso), ma al fine di approfondire le questioni grazie al loro contributo. «L’ottimista» pubblica un articolo del fisico Antonino Zichichi sul nucleare dal titolo “Torniamo al nucleare, sarà un progresso!”.

Che afferma delle cose, d’altre ne tace, e ci lascia qualche dubbio che vorremmo esprimere qui. Non per amor di polemica, al contrario: per capire meglio e risolvere i problemi in maniera ottimale. Il testo riportato è tratto dall’articolo citato.

L’abbandono del nucleare ha fatto piombare il nostro Paese nel gruppo delle Nazioni caratterizzate dalla schiavitù energetica. Se scoppiasse una crisi politica a livello planetario i Paesi da cui compriamo petrolio, gas ed energia (nucleare) bloccherebbero l’erogazione per garantire libertà energetica ai loro cittadini. Precipiteremmo nel gruppo dei Paesi colpiti da black out e crollerebbero le nostre attività produttive. Diventeremmo poveri senza possibilità di negoziare alcunché in quanto energia vuol dire alto tenore di vita. Ecco perché l’Italia deve uscire dallo stato di schiavitù energetica in cui si trova.

Nell’osservare di passaggio che una crisi di tali proporzioni ci porrebbe di fronte a problemi magari maggiori di quello energetico, domandiamo: come può il nucleare liberarci dalla dipendenza dai Paesi fornitori di materie prime? Poiché noi non abbiamo uranio in Italia: cosa cambia se si deve comprare all’estero il petrolio o l’uranio? Non sono proprio le fonti rinnovabili a non aver bisogno dell’acquisto all’estero di combustibile? Non sono dunque le rinnovabili l’unica fonte in grado di liberare veramente dalla dipendenza energetica dall’estero?

Uno studio della WFS (World Federation of Scientists) ha stabilito che l’unico indice sicuro per conoscere il tenore di vita in una nazione è l’energia pro-capite. Dove c’è energia è possibile risolvere qualsiasi problema.

Lapalissiano. Ma tralascia che alcuni problemi vengono creati (mentre prima non c’erano) proprio dalla produzione di energia atomica: tumori, scorie nucleari, inquinamento radioattivo ecc. Anche bruciare un bambino può creare energia. Regola valida per ogni cosa: deve valerne la pena.


L’enorme quantità d’energia necessaria per venire incontro alle necessità domestiche e industriali [dei Paesi emergenti, India, Cina ecc.] non può avere sorgente nei combustibili convenzionali (carbone, biomasse, petrolio, gas): l’atmosfera subirebbe danni irreversibili.

Giusto. Ma il nucleare non elimina il problema delle emissioni di gas serra, lo riduce soltanto: i processi di estrazione e preparazione dell’uranio, nonché quelli di costruzione delle centrali e dei depositi e del confinamento delle scorie... producono una quantità di gas serra paragonabile a quella delle fonti convenzionali (dal 25 al 35% circa). Le fonti veramente pulite sono solo quelle rinnovabili.

Si potrebbe continuare. Magari evidenziando come Zichichi (di cui non è possibile mettere in dubbio né la competenza né la buona fede) punti spesso a colpire lo stomaco più che il cervello (nell’articolo, della lunghezza di una paginetta, leggiamo 4 volte “schiavitù energetica”, una volta addirittura nel sottotitolo); come - nello stesso solco emotivo - si utilizzino volentieri espressioni come ”fame energetica”, “pericolo che ci minaccia” e “scelta urgente”; come non si accenni mai ai problemi causati dal nucleare (la brevità del pezzo non giustifica una tale assenza: un capoverso si sarebbe potuto dedicarlo).

In particolare, si potrebbe osservare come l’autore ricorra addirittura 5 volte al termine “fuoco nucleare di pace”, a mo’ di distensivo: ingenuità da parte del professore, che sembrerebbe credere implicitamente all’adagio “la scienza è buona, sono gli uomini che ne fanno un uso cattivo”, che assomiglia tanto all’alibi dei fabbricanti di armi (tutti colti da obbrobrio improvviso allorché Saddam Hussein fece uso delle armi che essi gli avevano venduto). È assurdo studiare, progettare e incentivare la realizzazione di cose pericolose come il nucleare (tra l’altro vicinissime al “nucleare di guerra”) e maledire a posteriori la stupidità e la cattiveria dell’uomo. Non le conoscessimo... ma dopo 6.500 anni di storia: qualcosa avremo imparato?

Vorrei chiudere con un motivo di speranza. La Germania è il Paese economicamente, tecnicamente, industrialmente più all’avanguardia in Europa (per non suscitare risentimenti diremo: uno dei più all’avanguardia). Se se la sente di pronosticare il raggiungimento di un obiettivo ambizioso come la produzione del 100% di energia rinnovabile, qualcosa in mente deve avere. Io credo che la Germania sia un esempio per l’Europa, soprattutto (ma non solo) in materia energetica: per la sua decennale scelta antinucleare, per la coerenza (e il successo) con cui sta portando avanti tale scelta, per gli obiettivi audaci (ma mai avventati) che si pone. Quella stessa Germania - traino economico della UE - della quale si teme l’uscita dall’euro verso un ritorno al marco. Evidentemente la schiavitù non è quella di chi sceglie le fonti rinnovabili, ma quella di chi non sa liberarsi dalle catene (quasi sempre mentali) del passato.

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.95) 11 agosto 2010 17:56
    Renzo Riva

    Invio alcune considerazioni dell’ing. Buroni, arrivatemi via e-mail.

    Sulla questione specifica, mi chiedo da tempo come mai per incominciare noi (ma anche i Finlandesi e tutti gli altri) abbiamo bisogno di tutte le novità nel campo della sicurezza, mentre Tedeschi Francesi e Russi (e Americani e Giapponesi, ovviamente) vanno avanti con impianti vecchi di oltre 30 anni e non si preoccupano per niente, pur avendo promesso di dismetterli “prima o poi”. Non ho mai sentito sollevare questa obiezione in nessun dibattito parlato o scritto. Comunque non sapevo che la proroga (di 14 anni al massimo) chiesta dai Tedeschi partisse addirittura dal 2012! Vuol dire che finora sono veramente soddisfatti dei loro ferrivecchi! E vuol dire anche che i loro “terribili” Verdi sono degli agnellini rispetto ai nostri seriosi (e avidissimi) Legambientisti (del resto anche in Giappone è così: mi hanno raccontato che quando il governo minaccia che l’alternativa al loro nucleare è un aumento delle spese energetiche anche i più fanatici antinuclearisti tirano i remi in barca: e da loro c’è anche il problema dei terremoti, che mai hanno provocato incidenti nucleari!).

    Saluti

    G. Buroni

  • Di Renzo Riva (---.---.---.95) 11 agosto 2010 18:29
    Renzo Riva

    I Verdastri italiani sono la "foglia di fico" del "Sistema" associato di tutti i partiti di cdx e di csx che continuano a recitare la manfrina per continuare nella grassazione dei cittadini e delle casse dello Stato.
    Quando mai un 0% del nulla Verdastro potrebbe bloccare la volontà d’una maggioranza?
    Adesso ci si è messo pure Fini per far continuare questa pantomima.

  • Di Verità e Democrazia (---.---.---.36) 12 agosto 2010 02:54
    Verità e Democrazia

    Ottimo articolo (permettimi solo di dubitare della buona fede di Zichichi ...). Per completare il quadro un aspetto fondamentale è quello delle scorie nucleari (ancora non si sa dove mettere quelle delle centrali nucleari italiane dismesse). Che dite, le residenze dell’Imperatore (Arcore o Villa Certosa) potrebbero andar bene?

    • Di Paolo Calabrò (---.---.---.242) 12 agosto 2010 08:27
      Paolo Calabrò

      Grazie. Non mi ritengo più intelligente, preparato o furbo di Zichichi (qualche rotella a posto questi "ambientalisti" ce l’hanno ancora), né della Hack o di Veronesi, firmatari tra gli altri della lettera a Bersani per convincerlo della bontà del nucleare. Il fatto è semplicemente che i problemi loro sembrano ignorarli, con una scrollatina delle spalle, come se pensassero "nessuno è perfetto". Ma non siamo al cinema. Qui l’imperfezione significa l’inquinamento radioattivo dei fiumi d’acqua dolce (cioè quelli da cui ricaviamo l’acqua potabile). I due luminari scrivono nella lettera: «Il tema dello smaltimento, del deposito e della sicurezza di tutti i rifiuti nucleari, ad esempio, ci riguarda indipendentemente dalla scelta di costruire nuove centrali. E costituisce un grande tema di ricerca e innovazione tecnologica». Beati loro, che riescono a dedicarsi serenamente alla ricerca mentre si preparano ad aggravare i problemi irrisolti.

  • Di Deandrade (---.---.---.149) 12 agosto 2010 12:04

    Volevo giusto commentare un paio di cose anche per ampliare la discussione.

    Riguardo alla "schiavitù" energetica, il problema non è tanto la dipendenza in sè, quanto i soggetti da cui dipendiamo: le crisi del gas fra Russia ed Ucraina sono solo un esempio di ciò che può accadere se si basa la propria economia su importazioni da paesi non propio stabili a livello di politica estera (o anche solo energetica), come anche il Venezuela (non attacco la loro politica estera, dico solo che per i paesi occidentali, e maggiormente per gli USA, è un problema basarsi su rapporti commerciali con loro). Anche i paesi medio-orientali rientrerebbero in questa categoria.
    L’uranio invece è presente ovunque nella crosta terrestre, sebbene i giacimenti più facilmente (economicamente) sfruttabili al momento siano concentrati in una decina di nazioni, fra le quali si trovano partner sicuramente più tranquilli.
    http://www-pub.iaea.org/MTCD/public...

    Secondo, sempre nel massimo rispetto reciproco, potresti citare la fonte di quel 25 - 35% di gas serra prodotti da una centrale nucleare rispetto ad una convenzionale? Te lo chiedo perchè è la prima volta che la leggo (magari sono io a vivere fuori dal mondo :) ) e mi pare strana, dato che secondo me i vari processi di costruzione e movimentazione non sono paragonabili, a livello di CO2 emessa, alla produzione continuativa per decine di anni di energia da combustione di fossili.

    Per quanto riguarda le rinnovabili, io sono assolutamente pro, sebbene al momento abbiano costi un tantino elevati per cominciare adesso a basare la propria economia su di esse: inoltre, fra le altre cose, la risorsa più allettante attualmente, cioè il vento, è paradossalmente scarsissima nella pianura padana, cioè la zona più produttiva del paese e quindi anche con una gran parte dei consumi elettrici nazionali.
    Non a caso la Germania ha messo quel paletto del 2050: è un orizzonte molto lontano, abbastanza da poter eventualmente rivedere i piani qualora le cose andassero storte per un motivo o per l’altro.

    • Di Paolo Calabrò (---.---.---.242) 12 agosto 2010 12:53
      Paolo Calabrò

      Grazie per l’attenzione. Le centrali nucleari producono complessivamente tra un terzo e un quarto della CO2 prodotta dagli impianti tradizionali: dato coincidente con le stime più ottimistiche (che non tengono conto della dismissione della centrale, del trasporto del combustibile e del confinamento delle scorie), che valutano cifre non inferiori al 20% rispetto al termoelettrico e considerano le emissioni delle due tecnologie assolutamente "paragonabili". Il nucleare è anche in questo senso, come in tutti gli altri, imprevedibile e rischioso: non si riescono a quantificare i tempi né i costi di costruzione, né quelli di smaltimento delle scorie.
      Per quanto riguarda l’uranio, esso è presente (come ogni altro elemento chimico) un po’ dappertutto (ma è così per ogni sostanza: anche gas e petrolio sono in tutto il mondo). Il problema non è questo, come giustamente rilevi: il problema è estrarlo in posti dove ce n’è in abbondanza, altrimenti è come cercare l’oro nel giardino di casa. E i produttori di uranio (perché lì sono i giacimenti attualmente noti) sono questi (cifre in percentuale):

      Australia 22,5
      Kazakistan 13,7
      Canada 8,4
      Russia 8,4
      Sud Africa 8,2
      Niger 5,8
      Namibia 5,1
      Ucraina 3,8
      Uzbekistan 2,1

      Piacerebbe a tutti comprare solo in Australia e in Canada, ma purtroppo i nostri diretti partner commerciali sono altri.
      Ricordo di passaggio che il prezzo dell’uranio è aumentato del 600% in soli 7 anni, dal 2000 al 2007. È così che accade alle risorse scarse: aumenta il prezzo. E a chi si affida alle risorse scarse: aumentano le spese.
      Ultime notizie: la Germania non ha semplicemente preso 40 anni di tempo per smentire l’annuncio del 100% rinnovabili entro il 2050. Ha detto anche come farà. E lo ha detto qui.
      Un caro saluto

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