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Nucleare: bugie, dati e distorsioni. Informarsi prima del referendum

Informiamoci e informiamo sulla pericolosità del nucleare.

SPECIALE: Leggi la guida al voto di AgoraVox

L’opinione che mi sono fatto sul prof. Franco Battaglia l’altra sera su LA7 ascoltandolo nel dibattito sul nucleare non è delle migliori; non tanto sulla sua competenza scientifica (so solo che è un docente di chimica) bensì sul suo modo di divulgare fatti e cifre sui disastri nucleari, il quale mi è subito sembrato più colpevole disinformazione che reale informazione. 

Durante il dibattito egli ha definito “una mascalzonata” collegare la vertiginosa crescita di malattie tumorali degli ultimi vent’anni col disastro di Chernobyl. Come considerare invece, se non disoneste e totalmente frutto di malafede, le sue asserzioni, contraddittorie fra l’altro nell’arco di pochi minuti, che sia Chernobyl che Fukushima avrebbero fatto zero vittime? Lui stesso più avanti, infatti (la contraddittorietà dei bugiardi di scarsa memoria), dice che a Chernobyl sono morti una cinquantina di addetti alla centrale per le radiazioni. Allora le vittime proprio zero non erano! Dovrebbe decidersi dunque.

Alcune cifre reali su Chernobyl: <<… Le unità di intervento erano costituite ognuna da un ingegnere, a capo di gruppi di 10 ingegneri, ciascuno dei quali a sua volta coordinava 100 operai. Sulla sorte di queste persone, i cosiddetti “liquidatori”, i dati sono estremamente discordanti. Secondo il Chernobyl Committee of the Repubblic of Belarus, ne sarebbero deceduti 10.000 e 400.000 risulterebbero affetti da varie patologie, mentre secondo quanto emerso dal congresso internazionale EC/CIS svoltosi a Minsk nel 1996, ne sarebbero deceduti 43 e 134 risulterebbero colpiti da patologie da irraggiamento. L’ingegnere che ha raccontato a Legambiente come erano organizzati i gruppi di intervento, lui stesso a capo di una di queste squadre di mille persone, ne è l’unico superstite. Ricerche condotte da scienziati ucraini e israeliani, evidenziano che un terzo dei liquidatori, in prevalenza giovani, è stato colpito da malattie dell’apparato riproduttivo; in un altro studio clinico condotto da un gruppo di ricerca ucraino coordinato da S. Komisarenko, è stata rilevata una diffusa tendenza tra questi soggetti, direttamente impegnati nelle prime fasi di soccorso, ad ammalarsi di patologie varie, riconducibili tutte ad una sofferenza del sistema immunitario, non più in grado di svolgere l’azione di protezione dell’organismo da agenti esterni… Per tutte le prime settimane il livello di radiazione dell’area intorno al reattore si è mantenuto nell’ordine delle migliaia di Roengten (100.000 Roengten/h), mentre nell’area di estensione della centrale raggiungeva le decine di migliaia di Cu/Km2 ed il muro di elementi radioattivi, che si è alzato fino a quasi 2 Km di altezza, si è disperso in un raggio di 1.200 Km. L’emergenza era rappresentata dalla necessità di isolare il reattore distrutto, così da bloccare la fuoriuscita di radioattività e proteggere quindi l’ambiente e la popolazione delle aree circostanti. Vennero proposti ben 18 progetti di protezione. Fra questi venne scelto il progetto “Sarcofago”, una specie di piramide a copertura delle macerie. Per la ricostruzione del primo strato del sarcofago furono utilizzate le parti del reattore esploso, determinando di fatto un aumento del rischio di contaminazione. Per la costruzione degli strati successivi e per due cinta di mura sono stati impiegati 300.000 tonnellate di cemento e oltre 100.000 tonnellate di strutture metalliche. Questa mastodontica struttura di contenzione ha fatto crescere di dieci volte il peso sulle fondamenta dalle 20 t/mq alle 200, provocando un progressivo abbassamento del terreno - che poggia su uno strato argilloso - che ha raggiunto i 4 metri. Il lento processo di sprofondamento ha determinato il cedimento in più parti del sarcofago, che a Gennaio 1996 presentava in superficie di circa 1000 metri quadrati di crepe e buchi, dai quali fuoriescono polveri, acqua e gas radioattivi. Il pericolo imminente che si presenta ad oggi è il crollo del tetto all’interno del sarcofago che determinerebbe l’ulteriore depressione del terreno e fondamentalmente metterebbe allo scoperto 180 tonnellate di combustibile nucleare ormai ridotto a pulviscolo radioattivo, 11mila metri cubi di acqua e 740.000 metri cubi di macerie altamente contaminate. Gli scienziati ucraini hanno valutato che la radioattività totale delle sostanze custodite all’interno del sarcofago potrebbe superare i 20 milioni di Curie. Il sarcofago era stato progettato per garantire una sicurezza di 20-30 anni, pertanto è necessaria la costruzione di un nuovo sarcofago sopra quello ormai fatiscente messo a protezione dell’unità 4 che possa avere una vita garantita almeno di 100 anni. I costi previsti per la costruzione di questo nuovo schermo di protezione ammontano a oltre 300 milioni di dollari e richiederà un lavoro di circa 5 anni. Per le riparazioni del sarcofago, il trattamento delle scorie e la definitiva chiusura dei reattori ancora funzionanti (l’ultimo dei quali ha cessato la propria attività il 15 Dicembre 2000) con la conseguente riconversione professionale degli addetti e la creazione di centrali alternative, che garantiscano la produzione della stessa quota di energia, è stata chiesta alla comunità mondiale una cifra di 4 miliardi di dollari… Sono oltre 260.000 i Km quadrati di territorio distribuiti tra l’Ucraina, la Bielorussia e la Russia che presentavano a dieci anni dell’incidente, livelli di contaminazione da Cesio137 superiori a 1 Curie per Km quadrato. L’area compresa in un raggio di 30 Km dalla centrale di Chernobyl è pressoché disattivata e 60 insediamenti abitativi, per un totale di 167.000 persone, all’esterno di essa sono stati evacuati. Nel raggio dei 30 Km intorno al reattore vi sono circa 800 siti di seppellimento di scorie e macerie, allestiti in totale stato di emergenza, senza quindi particolari sistemi di protezione se non uno strato di argilla. Queste discariche radioattive potrebbero essere responsabili degli elevati livelli di contaminazione dei sedimenti del fiume Dniepr e del suo affluente Prjpiat, che forniscono acqua a 30 milioni di persone… Grazie alla campagna di esami e al registro del cancro fondato in Bielorussia, è stato rilevato un aumento dell'incidenza del cancro alla tiroide sui bambini residenti nelle aree di Bielorussia, Ucraina e Russia colpite dal disastro. Secondo gli esperti i risultati della maggior parte degli studi epidemiologici condotti sino ad ora devono essere considerati comunque provvisori, in quanto l'analisi completa degli effetti sulla salute dell'incidente è un processo tuttora in corso.

Secondo nuove testimonianze le maestre si lamentano della salute cagionevole della scolaresca, inoltre vi è un facile affaticamento psicologico. Molte fonti concordano che le difese immunitarie si sono abbassate nei bambini e nei ragazzi che vivono nelle terre colpite dal “fall out” nucleare. Inoltre circa 300.000 persone hanno dovuto trasferirsi dai dintorni della centrale verso territori più sicuri, la loro qualità di vita è diminuita e molti si sono ritrovati disoccupati o in condizione di povertà; tra gli sfollati sono statisticamente più alti il numero di suicidi e alcolizzati... Alcuni giornali hanno riportato le lamentele di operatori sanitari ucraini che inviavano i propri dossier con elevati numeri di casi di cancro all'OMS, ma tali documenti non venivano presi in considerazione e per l'OMS le vittime continuavano e continuano ad essere 4000 fino ad oggi. La giustificazione per il dato di 4000 morti è formulata da alcuni esperti che ritengono che all'epoca dell'incidente non vi era interesse nell'indagare e nel mettere in discussione quel numero offerto da istituzioni russe in quanto si era in era post URSS. Altri ritengono che l'industria nucleare abbia intenzionalmente nascosto la verità tramite l’OMS… Eugenia Stepanova, una ricercatrice del centro scientifico del governo ucraino afferma: “Siamo pieni di casi di cancro alla tiroide, leucemie e mutazioni genetiche non registrati nei dati dell'OMS e che erano praticamente sconosciuti 20 anni fa”… “Studi mostrano che 34.499 persone che presero parte alla ripulitura di Chernobyl sono morte di cancro dopo la catastrofe”, afferma Nikolai Omelyanetes, vice capo della commissione nazionale per la protezione dalle radiazioni ucraina, inoltre secondo Omelyanetes il tasso di mortalità infantile è aumentato fra il 20 e il 30%. Omelyanetes afferma inoltre che “Tutte queste informazioni sono state ignorate dall'Aiea e dall'Oms: gliele abbiamo mandate a marzo dello scorso anno (2005 ndr) e poi nuovamente a giugno. Non hanno detto perché non le hanno accettate”.

Queste sono cifre e non opinioni. Quando poi il prof. Franco Battaglia ha detto che anche nello studio di LA7 in cui stavano dibattendo in quel momento c’erano radiazioni, vi ho visto un’affermazione di una ovvietà che neanche Lapalisse! E’ ovvio che livelli naturali e quindi normali sono sopportabili, ma tacere che a Fukushima sono arrivati qualche milione al di sopra tali valori sopportabili dall’uomo è un’altra mascalzonata, per usare il suo stesso linguaggio. E ancora, affermare che l’incidente di Chernobyl è stato più grave di dieci volte di quello più recente di Fukushima, è un’altra mascalzonata senza pari! Entrambi hanno raggiunto il massimo livello che è 7 nella scala INES, ma poiché non sono previsti ulteriori gradi, a Fukushima non si poteva assegnarne almeno un altro di livello superiore, date la altissime radiazione emanate da ben tre reattori, mentre a Chernobyl era soltanto uno. Prof. Battaglia, se un termometro arriva a 42° ma un cavallo ha un febbrone, appunto “da cavallo”, di 50° ad esempio, è sullo stesso piano di gravità della febbre di 42° solo perché la cifra 50° non è contenuta in quel termometro?

Riguardo poi al fatidico picco dei 60 Gigawatt delle ore 19.00 in Italia, l’ora in cui il consumo di energia elettrica è all’apice, il prof. Battaglia intende risolverlo col nucleare fatto in casa (già, il nucleare fatto in casa è ottimo come i biscotti della nonna!), e insisteva ripetutamente nel chiedere alla europarlamentare dei Verdi come invece intendono risolverlo gli antinuclearisti. Questa gli ha risposto almeno tre volte, ma il prof. sembrava “de coccio”, non voleva capire che la Signora cercava di spiegargli che bisogna puntare la ricerca sulle rinnovabili che già comunque producono una certa percentuale di energia che potrà aumentare esponenzialmente con la ricerca, e sicuramente molto prima di 20 anni si troverà una soluzione definitiva, tanto quanto occorre per avere energia elettrica da eventuali centrali nucleari italiane. Il prof. la soluzione ce l’ha fra 20 anni, mica subito!, dopo avere speso almeno 100 miliardi di euro (poiché le spese in Italia lievitano negli anni come il pane) per 10 orribili centrali che la maggioranza degli italiani non vuole, e senza avere risolto ancora il problema delle scorie radioattive che dove metteranno? In mare, come sta facendo la mala per smantellare la centrale di Caorso? Il giornalista della Stampa che da anni si occupa delle navi dei veleni ne sa qualcosa, rischiando anche la vita nelle sue scomodissime inchieste.

Riguardo al problema della intermittenza della produzione elettrica da energie naturali (è ovvio che la notte o nei giorni nuvolosi non c’è il sole, né il vento spira sempre! Oh Lapalisse!), esistono le centrali termodinamiche a specchi parabolici che grazie ai sali fusi riescono a riscaldarsi e a produrre vapore col sole eterno e infinito fino a 550° per muovere le turbine, e la notte e nei giorni grigi ci sono i serbatoi di accumulo che fanno produrre energia elettrica anche di notte. Devono migliorarsi e abbassarsi nei costi, ma già il costo a Kilowattora è minore di quella del nucleare, dato che l’uranio costa sempre più perché ce n’è sempre meno nel sottosuolo, come pure è sempre più costoso costruire e gestire le centrali nucleari e poi smaltirne le relative scorie radioattive, quando lo fa una ditta onesta ovviamente, che non butta tutto in mare. Mentre secondo il regime di economia di scala, costruire le centrali termodinamiche a specchi parabolici costerà sempre meno e il costo del sole sarà sempre uguale a zero, tranne che non vorranno privatizzare pure i raggi del sole, data la tendenza: ma in tal caso raccoglieremmo le firme per un referendum abrogativo!

Fornire cifre reali che davvero sono spaventose non è terrorismo, anzi, serve a proteggerci dai malintenzionati del governo che vogliono propinarci ad ogni costo il nucleare confezionando apposite oblianti moratorie dell’ultimo momento (dl Omnibus) e disperati ricorsi alla Consulta dopo il parere di ammissibilità del referendum contro il nucleare espresso dalla Cassazione. Anche la Consulta ieri all’unanimità ha considerato i quesiti sul nucleare chiari, omogenei ed univoci, e quindi si potrà votare Domenica 12 e Lunedì 13 Giugno anche contro il nucleare mettendo una bella crocetta sul SI’.

Per contro, fornire cifre false che vorrebbero notevolmente ridimensionare i due principali disastri nucleari della storia dell’atomo (ma tanti altri sono passati in silenzio), ancor più che una mascalzonata è una condotta irresponsabile se non criminale volta a ingannare la gente su una questione di vitale importanza, sia per quanto riguarda la futura salvaguardia della loro salute che per la tutela dell’ambiente in cui tutti viviamo, compresi i nuclearisti più accaniti.

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