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Nomine musei. Per par condicio, tedesco il Ministro dei beni culturali

La grande svolta, annunciata da Franceschini ministro dei Beni Culturali con la barba, mediante la nomina dei nuovi Direttori museali, non è altro che l'ennesimo regalo fatto alla Germania. La sua barba indice di grande saggezza intellettuale, non poteva che riportarlo sulle orme della Grande Germania, innamorata da sempre dell'arte italiana.

Anche Hitler, durante la seconda guerra mondiale andava a caccia dei grandi capolavori del nostro passato, razziando a più non posso quadri appartenenti ai nostri musei; e come nelle migliori tradizioni del secolo scorso, tedesco doveva essere il nuovo direttore, che il ministro ci ha regalato nella sua magnanimità. L'Italia che ha messo le scarpe al mondo, in tema di capolavori d'arte, dove probabilmente questi grandi cultori nominati, sono stati preparati da maestri italiani, ancora una volta viene spogliata miseramente designando stranieri, nei maggiori musei del nostro territorio.

Un'esterofilia di bassa lega quella del Ministro, che nel rispettare anche la par condicio, nello scegliere nuove figure tra uomini e donne, si è attenuto al copione politico, che da tempo caratterizza questo governo. Nelle nomine non poteva mancare anche un manager culturale. Di questi tempi, i manager sono la ciliegina sulla torta e dal momento che la cultura ormai si è monetarizzata, chi riesce a garantire profitti fa la differenza.

A questo punto ci si chiede a che serve un ministro "dei beni culturali" se alla fine bisogna aprire le porte di casa agli stranieri regalando loro, ciò che hanno da sempre desiderano. Sarebbe il caso a questo punto che anche il ministro fosse straniero? Uno svilimento senza precedenti che cancella la nostra identità, rendendoci vulnerabili ed esposti a mire, che da tempo più di qualcuno possiede e che ora si vede accontentato con nomine fatte passare per prestigiose. L'Italia che ha partorito uomini come Michelangelo, Leonardo da Vinci, Bernini, Caravaggio, si alza un giorno e scopre di essere ignorante, di non avere studiosi innamorati dell'arte, così stupidi e tapini da avere bisogno di figure altisonanti che arrivano da fuori.

Se ci fosse stato in vita Totò, avrebbe senz'altro questa volta, portato a frutto la vendita della fontana di Trevi e l'acquirente ne avrebbe fatto una fontana in stilehollywoodiano come tanto piace al ministro. Non è peregrina la sua affermazione di voler trasformare il Colosseo in qualcosa di simile, e forse molto presto lo vedremo all'opera in questa veste di scenografo e regista, nell'allestire un qualcosa di kitsch. E' da tempo che i tedeschi avevano mire di questo tipo.

Vagheggiavano di poter mettere le mani sul nostro patrimonio culturale, ed ora il loro sogno diventa finalmente realtà. Per par condicio poi, non potevano mancare studiosi inglesi o nati in Canadà e quindi da questo punto di vista nessuno poteva essere scontentato. Per i bifolchi italiani ai quali ultimamente viene negata anche la scuola, non resta altro da fare che indossare la livrea e dire "Si Signore","No signore". L'Italia appannaggio degli stranieri!

Questo articolo è stato pubblicato qui

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