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Nokya vs Apple: il declino europeo ed il successo americano

Il titolo della compagnia finlandese diventa spazzatura, mentre la Apple annuncia una trimestrale in gran spolvero. Due modelli di capitalismo a confronto. 

Il business è fatto di idee, ma soprattutto di dati concreti.

La Nokia, multinazionale finlandese simbolo negli ultimi 20 anni dell'evoluzione tecnologica dell'Europa nel settore mobile, è stata declassata dall'agenzia di rating Fitch a junk bond (titolo spazzatura) perdendo la tripla B e posizionandosi su una poco invidiabile BB+. 
 
Quasi contemporaneamente negli Stati Uniti, la Apple annuncia un aumento degli utili del 94% nel secondo trimestre dell'esercizio (che si chiude il 30 settembre) e continua a trascinare all'insù l'indice Nasdaq della borsa americana. 
 
Due esempi tangibili che fanno pensare a due mondi che viaggiano in direzione opposta.
 
L'Europa rimane avvinghiata ai problemi dell'euro, della liquidità delle banche, della crisi dei debiti sovrani e dell'impennata dello spread, dove il capitalismo è in declino e non sembra in grado di reggere il confronto sempre più serrato a livello globale
 
Nokia diventa così un simbolo di fallimento, un modello che soffre rispetto alla velocità di Cina o Brasile. 
 
Un sistema rimasto agganciato ai vecchi riti del Novecento: sindacati irrigiditi, lunghe e complesse trattative inconcludenti, concertazione al ribasso, ambizione per tutto ciò che è "tranquillità e sicurezza" mentre la globalizzazione punta e sollecita a prendere rischi e trasformarli in ricchezza, giocando a viso aperto sullo scacchiere internazionale. 
L'inarrestabile ascesa dei giganti asiatici rischia di schiacciare un Europa che oggi discute se un uomo come Francis Hollande possa o meno cambiare la politica della Bce o allentare la severa disciplina fiscale della cancelliera tedesca Angela Merkel, mentre sull'altro fronte gli Stati Uniti, seppur responsabili in gran parte dell'ultima crisi globale finanziaria, sono riusciti negli anni a sfoderare personaggi come Steve Jobs e aziende che malgrado tutto producono nuova occupazione e benessere.
 
L'Europa dovrebbe chiedersi come mai non riesce a fare emergere uno Steve Jobs dopo vent'anni dalla creazione del mercato unico e dieci dall'introduzione della moneta? Perché il Vecchio Continente perde la sfida anche sulla frontiera dell'innovazione del consumatore di massa
 
Può essere vincente un modello che si propone di continuo di tassare il pil anemico che produce mentre nel resto del mondo si studiano nuove misure per detassare i fattori della produzione a maggior valore aggiunto? 
La soluzione è la super tassa del 75% alla Hollande? 

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.247) 2 maggio 2012 10:02
    Damiano Mazzotti

    Provate a calcolare l’età media del management delle principali aziende europee e forse avrete la risposta... Se poi aggiungete anche l’età media dei politici europei avrete un’altra conferma... Se poi calcolate l’investimento in Laboratori, ricerca e sviluppo ne avrete un’altra.

    E l’America ha un grosso vantaggio: importano cervelli da tutto il mondo è i confronti multiculturali continuativi permettono di valutare meglio la rapida l’evoluzione sociale.

    Volete risolvere i problemi dell’Europa? Via i vecchietti lenti, stanchi, conformisti e scarsamente aggiornati... 

    Tutte le donne dovrebbero andare in pensione a 55 e gli uomini a 60 anni come in Cina!!

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