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 Home page > Attualità > Politica > Nimby e consenso. Se il ministero paga per costruirli

Nimby e consenso. Se il ministero paga per costruirli

Ha avuto un certo risalto, nei giorni scorsi, il rapporto del Nimby Forum, che monitora il fenomeno delle contestazioni territoriali ambientali. L’ultimo rapporto annuale ha messo in evidenza che le opere contestate in Italia sono in totale 331, delle quali 163 nate nel corso dell' ultimo anno e 168 che partono dal 2004.

Il comparto più contestato riguarderebbe il settore elettrico, con il 62,5% delle opere alle quali si dice “no”; poi vengono i rifiuti con il 31,4%, fino alle infrastrutture con il 4,8% di opere contestate. In quest’ultimo ambito ricade ovviamente il TAV a cui si oppongono da vent’anni gli abitanti della Val di Susa.

Questo rapporto cade, come si suol dire, a fagiolo, nel pieno delle contestazioni ‘No Tav’. E così anche il ministro dell’ambiente, Corrado Clini ha potuto approfittare del rapporto per dichiarare che, visti quei dati, si rende evidente la necessità per l’Italia di «recuperare l'autorevolezza delle istituzioni, e rafforzare l'autonomia, quando si tratta di decidere sulle opere pubbliche». È chiaro che ogni riferimento a fatti o cose non è per niente casuale. Certo che a prima vista può far impressione leggere il numero di fenomeni nimby (acronimo di “Not In My Back Yard”, e cioè “non nel mio cortile”) censiti dall’Osservatorio del Nimby Forum.

Ma a guardare la struttura organizzativa di questo “progetto di ricerca sul fenomeno delle contestazioni territoriali ambientali”, può venire qualche dubbio sull’imparzialità dell’Osservatorio. Intanto si nota subito che nel comitato scientifico del Nimby Forum figura, tra gli altri, Mario Virano, presidente “Osservatorio Torino-Lione”, strenuo sostenitore del TAV. Lo stesso comitato scientifico è curato da Emilio Conti, che oltre ad essere docente in comunicazione ambientale alla IULM di Milano, è anche Vicepresidente dell’Aris, associazione no profit che gestisce l’intero progetto Nimby Forum. La comunicazione del progetto è affidata alla società Allea, il cui presidente, Alessandro Beulcke è anche presidente Aris. Ma andiamo con ordine.


Il Nimby Forum, si legge sul sito del progetto, è “nato nel 2004 con l'obiettivo di analizzare l'andamento della sindrome nimby”. Sarà pure una congettura, ma classificare a priori come nimby le proteste territoriali che si vogliono analizzare, appare (nemmeno troppo) vagamente pregiudiziale. D'altronde l'attività dell'Osservatorio del Nimby Forum, si basa sul censimento di articoli raccolti da quotidiani e periodici, da cui non è chiaro come si possa evincere il grado di consapevolezza della popolazione intorno all'opera contestata o il grado di attendibilità degli studi che i cittadini compiono, per classificare come nimby la protesta.

La pregiudiale analisi del Nimby Forum è una congettura che sembra però trovare conferma nell’Aris (che, è bene ricordarlo, gestisce il progetto Nimby Forum), associazione che (si legge sul sito) “progetta e realizza studi, ricerche e iniziative di divulgazione nei settori ambiente ed energia, infrastrutture e trasporti, industria e servizi”. Tra i sostenitori di Aris ci sono singoli individui istituzioni e imprese “che credono negli obiettivi dell’associazione” e tra i collaboratori la già citata Allea. Quest’ultima società (non un’associazione no profit, ma una S.r.l.), si occupa di sviluppare “strategie, progetti e azioni per costruire consenso intorno alle iniziative sociali, industriali e politiche dei propri clienti […] operando prevalentemente nei mercati dell'energia, dell'ambiente, delle infrastrutture e dei trasporti”.

A questo punto appare ovvia la curiosità: chi sono i clienti di Allea, società che cura la comunicazione del Nimby Forum e che collabora con Aris, che il Nimby Forum lo gestisce? Tra la sessantina di clienti elencati sul sito di Allea, troviamo ad esempio la A2A, la società che gestisce gli inceneritori di Brescia ed Acerra; la Edipower; il Gruppo Impregilo e lo stesso ministero dell’Ambiente. In sostanza, sembra che il ministero dell'Ambiente paghi una società per creare consenso intorno alle opere che vuole realizzare sul territorio italiano!

Pensare ad una ricerca di vero dialogo, di un reale ed onesto confronto con le popolazioni da parte del ministero dell'Ambiente e del governo, sembra davvero improbabile con queste premesse. Insomma, ovvio che il ministro dell’Ambiente si riferisca al censimento e alla classificazione del Nimby Forum, per giustificare la necessità di un recupero di autorevolezza contro le proteste territoriali. Ma è chiaro anche che, se il ministero paga una società per creare consenso intorno ai suoi progetti, il punto di vista di Corrado Clini (e dell’intero governo, e dei partiti che lo sostengono) non può essere lo stesso dei valsusini, o dei cittadini di Vasto (Ch) che contestano i progetti di cementifici e centrali a biomasse nella più pregiata riserva naturale d’Abruzzo. Ci sarebbe da chiedersi se anche le manganellate, i lacrimogeni e le rincorse sui tralicci rientrino nelle strategie e azioni per costruire consenso.

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.102) 5 marzo 2012 14:29

    Ottimo articolo, che svela un aspetto importante: complimenti!

    Va chiarito che l’effetto Nimby esiste davvero, ma va riferito a chi approva una certa opera pubblica ma non vuole che sia fatta accanto a lui; percio’ e’ improprio riferirlo alla VadiSusa, visto che lì si sostiene di NON fare la TAV TO-Lione.

    Poi va detto che l’effetto Nimby può essere giustificatissimo: io posso riconoscere l’utilità di una strada sopraelevata, ma non volerla davanti o sopra alla mia finestra. Se si deve fare, la comunità mi dia un’altra casa equivalente!

    Infine va detto che l’effetto Nimby può essere socialmente utile, in quanto i diretti interessati si studiano un problema che cmqe riguarda la collettività, e mi pare che proprio questo sia successo in ValdiSusa. Del resto, il ns mondo è saturo e quindi è difficile costruire qualcosa senza invadere qualcuno; l’effetto Nimby è quindi del tutto fisiologico, e non una patologia da eradicare.

  • Di paolo (---.---.---.33) 6 marzo 2012 10:57

    Il non volere l’opera pubblica in generale è una scusa per non volerla sul proprio territorio ,altrimenti non è possibile , a termine di legge , opporsi agli espropri per pubblica utilità .

    L’ufficio dell’esproprio per pubblica utilità non ammette ricorsi se non di fronte a motivate e convalidate ragioni di salute o sicurezza per i cittadini . E questo spiega anche il perché i NOTAV insistono sull’amianto e l’uranio nella montagna da forare .
    Poi c’è anche come motivazione una ragione di costi in rapporto all’utilità dell’opera , ma entrambi non possonono essere decisi dalle comunità locali , ma devono essere definite dalle Istituzioni competenti(piaccia o non piaccia) . Altrimenti ,come già avviene, l’Italia sarà tutto un fiorire di movimenti NO-X che si oppongono a qualsiasi cosa .
    Dopo di che i cittadini della Val di Susa avranno l’opportunità in sede di elezioni ,locali e generali ,di punire quelli che ritengono siano responsabili di atti sbagliati ,malvessazioni,spreco di danaro pubblico danni ambientali e via dicendo . Ma deve essere un atto post e non pre , perché non sussiste la certezza (o la buona probabilità) che ciò che affermano i NOTAV sia effettivamente vero.

    Quindi , a mio avviso , si può propriamente parlare di sindrome di Nimby anche se ci si oppone in generale all’opera . In sostanza , come argomentato sopra ,è un escamotage (intelligente) per aggirare l’obiezione di Geri .

    • Di (---.---.---.229) 6 marzo 2012 14:26

      questa pseudo sindrome e’ stata introdotta come termine dai gruppi di potere e non ha nessun riferimento bibliografico di nessuno studioso. Informati prima di scrivere cagate, i valsusini si sono rivolti a 3 universita’, Siena,Torino e MIlano , prima di formulare le loro proposte.

  • Di (---.---.---.193) 6 marzo 2012 13:01
    Francamente resto molto colpito dalla asoluta quanto presunta ovvietà delle buone ragioni a favore del TAV. Ragioni mai di fatto dimostrate ma diffuse come sacra verità d’origine divina - diciamo come la Sacra Sindone? - E dunque, chi si oppone a quella sacralità indimostrata perchè, appunto, radicata nella trascendenza, deve risalire la china con i pochi strumenti della razionalità laica e dover convincere i religiosi, anche quelli in buona fede, che l’opera è dannosa, inutile, antieconomica. Che distrugge risorse energetiche, ambientali ripagando con le moderne forme di schiavitù gli abitanti e l’economia della Valle. Se poi da vent’anni si dimostra in modo puntuale ed inconfutabile da parte di esperti e di istituzioni scientifiche, che nulla hanno a che fare con la Valle di Susa, le buone ragioni dell’inutilità dell’opera, allora questi vengono additati quali miscredenti oppositori dell’infinito sviluppo economico, retrogadi, o faziosi. Insomma, i pro-TAV assunti a divino non hanno bisogno di dimostrare alcunchè, gli altri restano meschini difensori di interessi localistici e nemici del progresso. Qualche esempio qui http://www.sabinaguzzanti.it/2012/0... , poi qui http://siamostatiinvaldisusa.wordpr... poi qui http://www.youtube.com/watch?v=LHVS...;

     Francamente non riesco a comprendere chi sia davvero affetto dalla sindrome di Nimby, quelli che dimostrano in modo imparziale con documenti scientifici le loro ragioni o gli altri che difendono strenuamente il loro orticello culturale per motivi economici di parte (aziende legate a fazioni politiche, infiltrazioni camorristiche ).
  • Di paolo (---.---.---.33) 6 marzo 2012 13:47

    caro xxx.193 , Il problema è proprio tutto li’ ,ovverossia che non esistono "modi imparziali con documenti scentifici "  che comprovano le tesi TAV . Le tesi TAV sono parziali esattamente come quelle sostenute dal governo o da chi vuole la TAV ,tanto è vero che ai 300 " tecnici" che si oppongono al progetto ,ce ne sono almeno altrettanti che ne sostengono l’opportunità con documenti scientifici opposti.

    Purtroppo ,come dicevo nel commento precedente, il giudizio si potrà dare soltanto "dopo " che l’opera sarà terminata e se ne vedranno le conseguenze .
    Capisco che può non piacere e che il rischio di buttare soldi e fare danni (forse anche irreparabili) esiste come in qualsiasi opera dell’uomo che incide sul territorio , ma altre strade non ci sono .
    Piuttosto attivatevi proprio per monitorare la regolarità degli appalti ,le infiltrazioni mafiose ecc.. ed eventualmente subito rivolgersi al magistrato con esposti (circostanziati) .Questo è il controllo democratico che deve essere fatto ,non dire le mie ragioni sono quelle vere e chi non la pensa come me è un beota o in malafede .Esiste un relativismo di giudizio fino a prova contraria.

  • Di (---.---.---.229) 6 marzo 2012 14:28

    paolo non dire bugie: Esistono le simulazioni. Eh si ,quanto sei furbo,prima fai una cosa, poi,se non va bene ormai il danno l’hai fatto comunque. Infiltrazioni mafiose? LEggiti il libro nero delle olimpiadi di torino,leggiti delle inchieste sulla ricostruzione aquilana,leggi di piu’ e spara meno menate....
    zioOsvy

  • Di paolo (---.---.---.252) 6 marzo 2012 19:14

    xxx.29 Il primo commento l’ho lasciato perdere , mi è sembrato partorito da un disturbato ,il secondo invece mi suggerisce che non hai capito una mazza di quello che ho detto .
    Con le simulazioni (anche se non so bene a cosa ti riferisci) ci fai il brodino per la nonna .
    Purtroppo (e ti ripeto purtroppo perché vedo che stenti a capire ) una cosa sono gli studi di fattibiltà (modelli matematici , variabili incidenti ecc... ) un conto è l’impatto reale dell’opera .
    Ma questo vale sia per chi dice che l’opera è un disastro che per quelli che dicono che è un bijou .
    I primi possono sostenere quello che vogliono , i secondi sono pagati per assumersi le responabilità degli atti(leggi istituzioni) . Volendo far valere le tesi dei primi tanto vale mandare a casa i secondi (leggi istituzioni ) a calci nel culo . Ma si dà il caso che gli italiani abbiano scelto una strada diversa dalla anarchia e quindi hai poco da sperare che l’opera non si faccia. Si farà comunque , poi vedremo le conseguenze.
    Te’ capi’ testina ! (ho usato il lumbard perché il toscano è più crudo) .
    ciao

  • Di (---.---.---.97) 7 marzo 2012 02:28

    Meno male,speravo fossi tecnicamente preparato, meglio per me....

    la tua arroganza nel rispondere e’ tipica di chi si nasconde dietro il paravento di una presunta legittimita’ data dalla mera procedura (chissa’ quanto davvero democratica,per approfondimenti vedere alla voce "legge porcellum") rispetto alla legittimita’ popolare. Se un atto e’ palesemente una cazzata non si vede ragione e buonsenso per i quali valga la pena andare avanti. I SI TAV argomentano con frasi del tipo: opera strategica, si deve fare perche’ si deve fare, altrimenti siamo fuori dall’Europa, e amenita’ del genere. COme vedi grandi atti tecnici.
    Ma forse a te il disastro del Vajont non ha insegnato nulla. O forse non sai proprio cosa sia. Li hanno applicato proprio la tua strampalata tesi del PRIMA FARE,POI VEDERE CHE SUCCEDE.
    Sugli studi di fattibilita’ proprio quelli a favore della TAV sappi che proprio i progettisti "sperano" che vi possano passare almeno 200 convogli al giorno altrimenti con meno sarebbe in perdita finanziaria. Proprio i progettisti calcolano che per estrarre eventualmente tutto il materiale la Valle subirebbe una cantierizzazione di circa 23-25 anni con danni collaterali ad alto rischio derivanti dalle difficolta’ di imprigionamento dell’amianto che giace sotto i monti valsusini, proprio i progettisti sanno che da 14 anni il traffico su quella linea e’ in forte diminuzione eche si potrebbe sfruttare il costruente passo del San Gottardo per trasportare sia merci che passeggeri pssando via Svizzera.COme vedi la gente preparata sull’argomento e’ difficile punzecchiarla e prenderla in giro,riprova con qualcun altro. Anche il Ponte sullo Stretto si doveva fare, ma guardacaso i progettisti omisero una valutazione fondamentale, quella sismologica. TI dice niente l’argomento "Terremoto Messina 1915"?

    PS:pure nella mia terra,l’Abruzzo,l’ENI diceva che avrebbe iniziato a costruire un centro petrolifero gia’ nel 2009 ma le lotte popolari hanno finora respinto i piani. I movimenti sono piu’ forti delle multinazionali,fattene una ragione e vivi sereno, mi sembri tanto TOsi che da’ dei deliqnuenti ai manifestanti.La nostra regione non vive che di ottima agricoltura vitivinicola e non certo ci serve di essere danneggiati dalle estrazioni off-shore di petrolio.....A Vasto,dove abito io invece, si vorrebe fare una centrale biomasse a ridosso di una riserva naturale protetta. TU mi raccomando,continua a rispondere facendo l’offeso. E pensare che i valsusini stanno lottando per non sperperare denaro pubblico anche in parte tuo,ma purtroppo questi sono i vantaggi non meritati della lotta per un bene comune.
    Zio osvy

  • Di (---.---.---.243) 7 marzo 2012 14:09

    oggi sono generoso. Ascoltati pure questo va’:

    http://www.youtube.com/watch?v=LHVS...

    zio osvy

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