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Nella vecchia ferrovia in provincia di Napoli

 

C'era una volta lo Stato, oggi forse non c'è più. Al suo posto c'è sicuramente un vuoto istituzionale e tutti quelli che possono ne approfittano, mentre quelli che non possono sono condannati a subire e a soffrire.

La storia della vecchia ferrovia Cancello - Torre Annunziata, ormai prossima alla dismissione definitiva, può rendere una testimonianza significativa della morte dello Stato. Quando fu inaugurata nel lontano 1885, lo stato italiano era appena nato e nella testa di chi lo governava c'era la volontà di portare lo sviluppo e il progresso anche alle falde del Vesuvio. Per tanti decenni, quella strada ferrata ha contribuito a rendere più agevoli gli spostamenti dei cittadini e delle merci di tutte le comunità che gravitavano sul territorio attraversato da quei binari.

Negli anni Ottanta fu fatta una ristrutturazione di tutto l'armamento, con la posa di traverse in CAP al posto di quelle in legno. Poco prima della chiusura all'esercizio ferroviario, avvenuta alla fine del 2005, furono automatizzati tutti i passaggi a livello, per rendere meno gravose le attese degli automobilisti.

Il servizio ferroviario, nell'ultimo periodo, aveva ridotto notevolmente le corse e nel tentativo di ridurre i costi, otteneva l'effetto opposto: i cittadini avendo meno opportunità di spostamento, abbandonarono le FS e si indirizzarono verso la Circumvesuviana che invece aumentava il numero di corse, divenendo sicuramente più conveniente.

Lo Stato, con le sue Ferrovie, in quella circostanza abdicava a una sua prerogativa, e cioè favorire la mobilità sul territorio. Magari, invece di ridurre le corse, si sarebbe potuto tentare di prolungarle fino a Salerno, visto che nella stazione di arrivo, Torre Annunziata, i binari consentivano di prolungare il tragitto verso Salerno senza fare il cambio di direzione come invece richiedeva il proseguimento verso Napoli e dare così ai cittadini più opportunità di spostamento con mezzi pubblici, anche per chi doveva recarsi all'Università di Fisciano.

In questo scenario si innesta una storia tutta particolare, quella della stazione FS di Boscoreale (NA). Lo Stato attraverso l'Amministrazione Comunale di Boscoreale, nel mese di maggio del 2002 prende in fitto tutti gli immobili e le aree della stazione al prezzo di 2.400.000 lire mensili.

La prima riflessione che dovrebbero fare le Istituzioni nazionali, riguarda il fatto che con un fitto in atto, tranne una sporadica manifestazione di poche settimane, gli immobili e le aree vengono abbandonati a se stessi, con evidente spreco di risorse pubbliche e con l'aggravante del crescente degrado per atti di vandalismo perpetrati sulle aree e sugli immobili senza nessun controllo.

Nella primavera del 2007, i Commissari Prefettizi, che si sono insediati al Comune dal mese di gennaio del 2006, a causa dello scioglimento del consiglio comunale, si recano alla stazione perchè si sono accorti del pagamento del fitto per una struttura non utilizzata.

Giunti sul posto, constatano lo stato di abbandono e degrado in cui sono precipitati gli immobili e le aree e scrivono alle Ferrovie chiedendo la rescissione anticipata del contratto che aveva la durata di sei anni, ottenendola misteriosamente senza pagare dazio per tutti i danni procurati agli immobili.

Nel mese di febbraio 2008 il presidente dell’Associazione Stella Cometa, che svolgeva le sue attività nei locali della chiesa principale del paese, animato da una grande voglia di trovare nuovi e più consoni spazi, dove poter svolgere anche altre attività sociali, culturali e ricreative che fossero rivolte in primo luogo ai giovani, ma nel contempo anche ai bambini, ai ragazzi, agli adulti e agli anziani, non disponendo, purtroppo, di risorse finanziarie, puntò gli occhi su quella vecchia stazione FS abbandonata e ridotta ad un letamaio. Dopo essersi consultato con i Soci, contattò gli uffici della Società RFI per avere notizie tese ad ottenere la struttura in comodato d’uso e le Ferrovie, anche per rimediare a tutto quel degrado, concessero un comodato per cinque anni.

Era un comodato gratuito ma molto, forse troppo oneroso per un manipolo di volontari che operavano a mani nude e senza risorse finanziarie.

Oggi che sono trascorsi i cinque anni, lo Stato attraverso le Ferrovie e anche con una nota della Prefettura di Napoli, ha fatto sapere a quei volontari pazzi e forse sciocchi, che non appena sarà firmato il decreto di dismissione da parte del Ministro dei Trasporti, gli immobili dovranno essere alienati, e chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato.

Questa sembra essere la conclusione amara dell'avventura di quel manipolo di uomini e donne, che si sono fatti essi stessi Stato in quella vecchia stazione e che hanno rimediato all'inefficienza dell'Amministrazione Comunale di Boscoreale e hanno coperto, con il loro lavoro e con i loro sacrifici, la distrazione di chi ha ripreso indietro degli immobili ridotti quasi a dei ruderi, senza applicare nessuna penale, così come è previsto dalla Legge.

Gli appelli dei volontari per restare ancora qualche anno nei locali, lanciati a decine alle Istituzioni Nazionali, non hanno sortito nessun effetto fino ad oggi.

Quando gli immobili saranno messi in vendita, i volontari sperano che la comunità di Boscoreale insorga, contro questa grave ingiustizia, e faccia capire a chi amministra, con atti concreti, ma pacifici, che essere volontari non è sinonimo di sciocchi e che i cittadini di Boscoreale saranno sempre al fianco dei "Volontari della stazione".

I volontari sicuramente lotteranno, per non farsi sottrarre troppo presto un luogo divenuto ormai simbolo di legalità e di partecipazione, dove, forse per la prima volta, un bene comune viene ricostruito solo ed unicamente con le sole risorse di semplici cittadini.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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