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Nell’era dei piazzisti

Eccoci, dunque, alla piazza.

Il gerontocrate di Arcore e il suo proconsole leghista, famelico di grana padana, contemplano di convocare una manifestazione i primi di ottobre.

All’ordine del giorno una prova di forza, un gesto intimidatorio, al di fuori delle regole democratiche e degli equilibri istituzionali.

 

L’intento dichiarato è quello di “parlare al popolo”, saltare a piè pari il parlamentarismo, enucleare le mirabolanti imprese del governo presieduto dall’uomo medio dei media e fortissimamente sostenuto dal legaiolo, oramai adeguatamente catechizzato, reso mansueto e organico al potere meneghino in salsa romana.

Naturalmente, in un paese democratico, si ha pieno diritto ad organizzare manifestazioni di parte e di partito.

L’anomalia è data dal populismo di chi, dietro la celebrazione delle sue “magnifiche sorti e progressive”, nasconde il desiderio di sovvertire il normale ordine democratico e la consolidata prassi costituzionale.

Crediamo sia alquanto straordinario, in una democrazia normale, un atto di questa natura. E’ certamente più consono ai regimi autoritari: modello nordcoreano.

Ma il piazzista, sostenuto dai suoi commessi (commossi) viaggiatori del Nord, evidentemente predilige i bagni di folla (opportunamente organizzati in ogni dettaglio), per dar vita ad un nuovo atto del “partito dell’amore” livido di rabbia.

Aspettiamo di vedere e sentire la "lectio magistralis" che sarà pronunciata al cospetto del Popolo dei Livorosi.

Intanto tutto questo si consuma non già per questioni di natura squisitamente politica, rispetto alle quali emerge l’immutabile disaffezione al confronto e al dibattito del matusa che, lemme lemme, puntualmente si sottrae, piuttosto per le solite ragioni di natura giudiziaria (per fatti e reati pre-politici), sempre incombenti e che ora impongono il necessario passaggio dalla democrazia alla demagogia.

In tutti questi anni – e ancora una volta – i problemi, le priorità e le emergenze di uno vengono proiettati su (quasi) tutti, in una disperata impresa salvifica, consacrata dal consenso popolare organizzato in apposito lavacro.

La persecuzione della politica verso la giustizia (non il suo contrario) continua a tenere banco e dettare l’agenda nella nostra Italia, tenuta sotto sequestro e sempre chiamata a soddisfare i desiderata del principe e dei suoi vassalli.

Di questo si tratta: i principi costituzionali piegati al volere/potere del principe e dei suoi serventi.

Sentiremo la solita litania: sinistra e destra che si fa sinistra (non per collocazione ma per avversità), toghe rosse, complotto.

L’originaria anomalia, divenuta ormai patologia endemica e sistemica, non può più prescindere dall’isolamento del germe patogeno.

Le forze, autenticamente democratiche, saranno chiamate, attraverso il voto o le opportune vie costituzionali e parlamentari a ridimensionare la portata del microbo, prima che tutto degeneri in un’insanabile epidemia.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.168) 12 settembre 2010 16:32

    Caro GMS, 


    mi piace tutto del tuo articolo e soprattutto la chiusa. La implementerei volentieri con una analogia di patologia clinica:

    il flagello ed il terrore di tutto l’800 e della prima metà del ’900, che, per il raccapriccio destato impedì a Thomas Mann di vincere il Nobel con Zauber Berg, e mi riferisco alla Tubercolosi, altro non è che la malattia sviluppata dal bacillo di Koch. Un micro-organismo per altro quasi innocente, quando impedito di aggregarsi e svilupparsi; ma terribile in un ospite defedato e/o costretto a vivere in ambienti insalubri. 

    Mio padre - medico radiologo - vedendo ai raggi X specifici addensati calcifici nel parenchima polmonare di anziani pazienti, positivi alla "Mantù" (che ebbero contatti con il bacillo di Koch), mi insegnava che lì dentro c’erano i famigerati bacilli, ma erano "murati vivi".

    Così nel caso della tubercolosi peritoneale, seguiamo le indicazioni dei vecchi chirurghi: una laparotomia a volte basta a debellare il male, prima che faccia troppi danni o si dissemini in altri distretti. Aperto l’addome e fatta prendere alla parte infettata una "boccata d’aria" i bacilli spesso cessano di essere attivi.

    Se la noxa patogena che mina l’organismo Italia è quindi lì dove ci "toglie il respiro", si insuffli aria pulita a far collabire le vacuità sinora da quella create - secondo il metodo del Pneumotorace di Forlanini - in modo che i bacilli di Berlusconi diventino degli inoffensivi "murati vivi" (magari ospiti calcificati di qualche patria galera). 

    Se invece quella ci generasse irresistibili "mal di pancia" allora basterebbe una generosa exeresi chirurgica a colpi di sfiducia perché la classica "boccata d’aria" mettesse fine alla sua miasmatica e deleteria esistenza.

    A volte le vecchie terapie sono ancora le migliori: rapide, efficaci, con pochi effetti collaterali e senza i fenomeni di resistenza tipici di altre metodiche antibiotiche solo all’apparenza meno invasive.

    Così in patologia; così in politica. Se la politica, come oggi, diventa patologia.

    Gabriele Bariletti
    • Di Giovanni Maria Sini (---.---.---.74) 12 settembre 2010 17:22
      Giovanni Maria Sini

      Gentilissmo Bariletti, com’è, come non è... aspettto di leggere un tuo nuovo articolo, dopo "Libera Chiesa in libero Stato".
      Sul voto di sfiducia ho il sospetto che, per risolvere il contenzioso, qualcuno abbia intenzione di giungere allo scioglimento della Camera dei Deputati... come alternativa alla crisi di governo e istituzionale.
      Su questo mi riprometto di approfondire quanto prima.
      Grazie per il tuo puntuale commento.

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