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Nel nome del padre

Ho sempre pensato che non è una regola che il figlio di un boss, di un delinquente o semplicemente di un uomo di potere, segua le orme del padre. Penso ai figli di famiglie mafiose che hanno sofferto come dei cani perché non hanno voluto seguire il loro esempio, primo fra tutti un ragazzo come Peppino Impastato che aveva un padre mafioso.

E allora mi sono chiesto di che pasta fosse fatto il figlio di Gelli. Mi sono commosso, care teste di capra. No, non sto fingendo. Perché siete sempre così diffidenti? Possibile che dovete vedere il marciume in ogni angolo? Possibile che non vi fidate più di nessuno?

Mi sono commosso perchè Raffaello, il figlio di Gelli, ha un seggio all’ONU e fa parte di un’organizzazione non governativa, quella che si occupa dell’ambiente e che aiuta i paesi del terzo mondo. Un uomo di cuore Raffaello Gelli, pensate che si sta preoccupando di far costruire un impianto di acqua potabile per la popolazione del Kenya, e credetemi è una cosa che gli fa onore.

Non è mica come il padre che si preoccupava dei paesi sudamericani, solo per far instaurare dittature feroci di destra come quella di Videla e Massera. Mica è come il padre che si preoccupava di instaurare la strategia della tensione in Italia, per poter fermare la minaccia comunista.

A Raffaello Gelli non interessa tutto questo. Purtroppo la mia commozione si è trasformata in delusione quando ho appreso chi fosse in realtà il figlio di Gelli. Vi ricordate le porcherie di Vittorio Emanuele di Savoia?

Ovviamente quest’uomo iscritto alla P2 è ancora una volta libero, ancora l’ha passata franca. E poi noi pretendiamo la certezza della pena per i reati minori, mentre questi balordi nonostante uccidano le persone, nonostante facciano traffici schifosi, se ne stanno liberi a godere la loro meravigliosa vita.

In un’intercettazione telefonica passata inosservata, Vittorio Emanuele parlava con una persona di traffici di medicinali scaduti verso i paesi africani. Questa persona era Raffaello Gelli, l’uomo dell’ONU.


Non si capisce per quale motivo non siano state fatte indagini su questa persona, non si capisce perché non si sia dato peso a questi traffici criminali.

Eppure scopro che Raffaello non è la prima volta che si dà a traffici strani. Ad aprile di due anni fa, il pm barese Lorenzo Lorario lo iscrive nel registro degli indagati per contrabbando internazionale di sigarette con il Montenegro. Un’accusa che si perde poi nel porto delle nebbie.

Il nome di Raffaello Gelli era rimbalzato anche tra le pagine del libro di Charles Duchaine, ex giudice istruttore nel Principato di Monaco (poi dislocato in alta Corsica, a Bastia, perché accusato di “lesa maestà”).

Nel corso di un’inchiesta sul “blanchiment” dei capitali, Duchaine si era imbattuto in una nota riservata della Procura di Asti, nella quale si spiegava che Daniel Ducruet –all’epoca marito della principessa Stephanie di Monaco– aveva creato un consorzio denominato Segetra, nel quale era presente anche Raffaello Gelli. L’inchiesta adombrava l’ipotesi che il consorzio fosse dedito al riciclaggio di capitali della mafia russa.

Insomma una bella persona, e se poi aggiungiamo che aveva avuto anche a che fare con il caso Telecom, visto che era amico di Cipriani (l’uomo spia), la delusione si trasforma in rabbia. Una rabbia perché le trame occulte non si arrestano, e sono addirittura perpetuate dai figli dei figli. Quasi come se fosse un potere aristocratico dove tramandi l’eredità di padre in figlio.

Poi c’è anche il fratellone Maurizio Gelli, un uomo condannato per riciclaggio di denaro sporco dalle autorità austriache, e che è un console onorario a San Marino. Chissà che affari di lusso farà in quel piccolo ma oscuro Stato. L’eredità continua: ora c’è anche il nipote Decio Gelli. Adorabile e venerabile persona anche lui.

E voi teste di capra? Siete i figli di chi?

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