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Nel 2016 la fine del monopolio SIAE?

Nell'aprile 2016 scadrà il termine imposto dall'Europa per riformare la disciplina del diritto d'autore che potrebbe sancire la fine del monopolio della SIAE. Si tratterebbe di una vera rivoluzione ma lo Stato Italiano non sembra giocare a favore della concorrenza.

L'Italia dei privilegi passa anche per il diritto d'autore. Il giusto diritto per gli autori di opere dell'ingegno di ricevere un compenso ogni qualvolta le proprie opere vengono utilizzate per scopi di commerciali e di lucro, è disciplinato in Italia da una legge del 1941, la numero 633.
La stessa legge attribuisce alla SIAE, Società Italiana degli Autori e degli Editori, il monopolio della gestione di tali diritti, dalla raccolta dei proventi attraverso mezzi di riscossione fino dalla redistribuzione dei compensi ai propri associati. La SIAE è anche un ente pubblico economico quindi è controllato dallo Stato. Monopolio significa che un autore non può rivolgersi ad un'altra agenzia di gestione dei diritti d'autore (Collecting Society) a meno che non decida di gestirsi autonomamente i diritti oppure rivolgersi a società straniere per la gestione degli stessi.
Sulla SIAE siamo ormai da anni abituati a sentirne di tutti i colori. Organizzatori, utilizzatori e persino gli stessi autori hanno spesso lamentato un rapporto a dir poco difficoltoso con l'Ente, reo di non aver saputo usare i requisiti dell'equità e della trasparenza verso associati e fruitori delle opere dell'ingegno. Dietro alla facciata della tutela del diritto d'autore è spesso emerso un ente burocratico e vessatorio dove le tariffe per organizzare un piccolo concertino di piazza o una recita scolastica variano da città in città, da ufficio a ufficio, risultando spesso esosi e sconvenienti con la conseguenza assurda di provocare in vari casi la rinuncia a organizzare eventi e concerti da parte di enti organizzatori privati e pubblici. Insomma, un servizio controproducente per gli stessi associati accompagnato dalla non chiarezza di come vengano redistribuiti i proventi, dalla sconvenienza di essere iscritti a SIAE se si è piccoli autori dove la quota di iscrizione è più alta dei compensi, con un bilancio disastroso di milioni di euro di debiti che hanno portato nel 2010 al commissariamento dell'ente.
Non c'è che dire, SIAE ha reso di sè l'immagine di una bella macchina di sprechi tutelata dallo Stato, in perfetta salsa italiana, tanto per cambiare.
Ma qualcosa sta cambiando. La SIAE si sta rinnovando e vuole lasciarsi alle spalle tutto questo al grido di "non siamo dei gabellieri". La recente elezione di Filippo Sugar alla presidenza è il segno di una volontà di porre fine all'immagine di un ente percepito troppe volte come nemico dai suoi stessi associati e diventare un luogo collaborativo dove la tutela dei diritti d'autore si coniuga con la necessità di diffondere la cultura della proprietà intellettuale e dove l'accesso sia meno oneroso, soprattutto per i giovani, e le tariffe siano più proporzionate alle reali esigenze del fruitore.

Ma come mai questa svolta improvvisa?

Il principio di cambiamento che pare abbia intrapreso SIAE non si manifesta affatto come la redenzione di chi ha preso coscienza dei propri errori ma piuttosto una strategia necessaria in vista della probabile liberalizzazione del mercato. Cosa vuol dire? Una direttiva europea incombe sull'Italia e SIAE potrebbe perdere il suo monopolio. La direttiva europea "Barnier" dovrà essere recepita dall'Italia entro aprile 2016. Con essa si invitano gli Stati Membri a uniformare la disciplina del diritto d'autore secondo criteri di efficienza e trasparenza, ma anche secondo il principio fondante dell'Unione Europea, ovvero la concorrenza.

Pur non obbligando gli Stati Membri ad abolire alcun monopolio (anche se è auspicabile che avvenga per il rispetto del principio del libero mercato), l'Unione Europea pretende però che il sistema di gestione dei diritti d'autore sia efficiente. E' chiaro che la "vecchia SIAE" non poteva ambire ad alcun riconoscimento di efficienza.

Contemporaneamente, l'ingresso sul mercato delle prime collecting societies che potrebbero fare concorrenza a SIAE, tra le quali la recente Soundreef Spa, ha fatto tremare non poco la SIAE, comoda com'era nella sua posizione di privilegio.

Per quanto SIAE smentisca di temere alcuna concorrenza, forte di un repertorio musicale e artistico costruito in decenni di assoluto monopolio, è evidente che l'ente stia preparando il terreno a quell'eventuale giorno del 2016 in cui il Governo Italiano dovrà liberalizzare il mercato del diritto d'autore.

Ma come spesso accade in Italia, il dubbio che la concorrenza nasca "monca" è più che realistico. Infatti viene da chiedersi come mai il governo italiano stia aspettando l'ultimo minuto utile per riformare il diritto d'autore nel solco di quanto richiesto dall'Europa. Che stia dando il tempo a SIAE di migliorare la sua struttura ed efficienza e di rifarsi un'immagine?

Non solo. L'avv. Guido Scorza, massimo esperto in diritto d'autore, dalle colonne dell'Espresso ha recentemente fatto rilevare che nella legge di stabilità in corso di approvazione vi è l'art.2, comma 179bis secondo il quale, "il 10% del compenso per copia privata che i produttori e distributori di dispositivi e supporti idonei ad ospitare copie di brani musicali e film viene sottratto al riparto tra gli aventi diritto e destinato ad essere utilizzato dalla sola SIAE per “attività di promozione culturale nazionale e internazionale” sulla base di un apposito atto di indirizzo annuale del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo".
Ciò significa che una parte di soldini dei diritti anzichè andare agli autori rimarranno in SIAE per permetterle di finanziarsi la pubblicità, più che mai indispensabile in questo periodo per migliorare l'immagine esterna dell'ente e rafforzare la sua condizione di maggior vantaggio proprio in vista di una possibile concorrenza.
Concludendo, l'impressione è che in Italia la parola "cambiamento" sia solo uno slogan in quanto alla fine il cambiamento che ci viene propinato è quello di "cambiare tutto per non cambiare nulla".

Lo Stato sta aiutando SIAE in vista di un'epocale riforma che l'Europa ci impone e sulla quale il dubbio principale sarà: il "rottamatore" Matteo Renzi avrà il coraggio di abolire una volta per tutte il monopolio della SIAE? Al momento i segnali, purtroppo, sono negativi.

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