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Addio a Giorgio Rosa, ma il ricordo della sua "Isola delle Rose" continua

Si è spento all'età di 92 anni Giorgio Rosa, l'ingegnere fondatore negli anni 60 della celebre "Isola delle Rose", il "microstato" costruito in acque internazionali nel mare di Rimini. Il sogno e le suggestioni evocate da quella straordinaria esperienza ci lascia in eredità un messaggio di libertà e ci ricorda l'importanza di andare fuori dagli schemi.

Si è spento all'età di 92 anni, il 2 marzo nella sua Bologna, l'ingegnere Giorgio Rosa, l'ideatore e fondatore della celebre Isola delle Rose nel mare di Rimini. I funerali si sono svolti ieri, 4 marzo, a Bologna. 

Erano i primi anni '60 quando Rosa decise di costruire in acque internazionali al largo di Rimini una piattaforma abitabile. Nel 1967, esattamente 50 anni fa, questa piattaforma prese il nome di Isola delle Rose (Respubliko de la Insulo de la Rozoj) e nel 1968 fu proclamata dall'ingegner Rosa, Stato indipendente. La Repubblica delle Rose si dotò di una moneta, di una lingua ufficiale (l'esperanto), di francobolli, di una radio di Stato e, ovviamente, di un governo. Ma l'avventura di Rosa e dei suoi amici non fu ben vista dallo Stato Italiano e durò poco. Nel 1968, dopo lunghe discussioni e atti giudiziari, l'isola fu circondata dalle autorità italiane e fatta saltare con due tonnellate di esplosivo. In realtà l'isola si piegò solamente dopo ben due esplosioni e fu il mare, in una successiva mareggiata, a spazzarla via.

Il sogno dell'ingegner Rosa di ritagliarsi un angolo di libertà in mezzo al mare si scontrò con il fermento politico di quegli anni e con la paura da parte dello Stato Italiano che dietro l'azione di Rosa vi fossero piani sovversivi. Quella dell'Isola delle Rose fu una vicenda surreale per come fu gestita dallo Stato Italiano e sui presunti propositi di Rosa ne furono dette di tutte i colori. Queste le parole di Rosa nel ricordare il triste evento: "Mi ritrovai decine di pilotine di capitaneria e carabinieri attorno alla piattaforma. Una situazione surreale dettata evidentemente dalla paura della libertà che avevo conquistato".

Nonostante il fallimento del piano utopistico di Rosa, le suggestioni trasmesse da quella vicenda non hanno mai smesso di far sognare migliaia di persone e di legarsi indissolubilmente al vento di libertà che soffia da sempre su Rimini.

Il sindaco della città romagnola Andrea Gnassi ricorda Rosa nel giorno della sua scomparsa invitando a non disperdere lo "spirito pionieristico" dell'ingnenere, "spirito maldestro quanto si vuole ma coraggioso, di figure imprenditoriali che hanno sì fallito per la storia ma che hanno aperto una breccia nel muro del disincanto, del ‘non si può fare’, dell’immobilismoLa storia di Rimini è fatta di visionari, avventurieri, artisti o matti alla "Steve Jobs" ovvero persone con la capacità di guardare la realtà oltre il muro delle consuetudini e delle abitudini".
Da un punto di vista "tecnico", quindi Rosa può essere considerato una persona che ha infranto la legge ma, aggiunge Gnassi, "nella memoria e nella leggenda riminese (e non solo) Rosa è ancora oggi l’archetipo del sognatore, di colui che si ribella a regole che sanno più di conservazione che di legittimità".

Aggiungo io, che è proprio quel coraggio di andare fuori dagli schemi che oggi viene ricordato e di cui si sente sempre di più il bisogno, in una società che ha perso molto spirito creativo e che scambia per felicità l'adeguarsi al modello più consueto e accettato, ovvero alla filosofia del "meno peggio". La storia dei creativi è sempre stata avvolta da gioie e dolori. Il creativo è spesso considerato, nel bene e nel male, un "genio" perchè ha fatto qualcosa di straordinario non contemplabile nelle menti comuni. Invece il genio è ognuno di noi e per essere creativi basta abituare il cervello a lavorare sul ventaglio degli innumerevoli punti di vista da cui si può osservare e analizzare un fatto o un problema. La logica, l'abitudine e la consuetudine spengono la creatività e finiscono per ingenerare paura e rifiuto verso chi, con mente libera e creativa, propone delle alternative. Credo che oggi ci sia sempre più bisogno di uomini coraggiosi che sappiano fare qualcosa di straordinario.

All'incredibile esperienza di Rosa sono già stati dedicati film, libri e documentari e altri ne arriveranno. Quindi, l'Isola delle Rose è come se non fosse mai stata distrutta e mai probabilmente morirà. Nell'anno del cinquantesimo e della scomparsa del suo fondatore, saranno sicuramente in molti a mantenerne più che mai vivo il ricordo

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