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Siae: quando gli artisti italiani difendono il proprio orticello

Il Senato ha approvato la legge di delegazione europea che recepisce la direttiva "Barnier" sul diritto d'autore, ma il monopolio SIAE rimane salvo. Per Soundreef è "una vittoria di Pirro" mentre mille artisti italiani difendono la SIAE.

Il Senato ha dato il via libera alla legge che recepisce la direttiva europea “Barnier” sul diritto d’autore. Si tratta di un provvedimento che era molto atteso dal mondo della creatività. In ballo c’era la possibile abolizione del monopolio della SIAE nell’intermediazione dei diritti d’autore.

In base alla direttiva europea, infatti, ogni artista è libero di affidare la gestione dei propri diritti a qualsiasi società europea. Il fatto, però, che in Italia la SIAE agisca in monopolio legale ha creato l’assurdo che altre aziende possano operare in Italia purché non siano italiane. Come rileva Davide D’Atri di Soundreef, la società italo-inglese che già opera in Italia, il paradosso è che la legge italiana escluda il mercato agli italiani. Il tutto per non andare in concorrenza con SIAE.

Il mantenimento per legge del monopolio SIAE ma il sostanziale recepimento della direttiva Barnier (che spinge per la liberalizzazione e l’efficienza del mercato ma non obbliga ad abolire i monopoli) crea comunque una sorta di liberalizzazione del mercato anche in Italia anche se le società che vorranno proporsi sul nostro territorio dovranno essere di nazionalità straniera, almeno sulla carta.

Questa situazione paradossale non potrà durare a lungo e, infatti, il governo italiano avvierà una fase di monitorizzazione per capire quali dovranno essere i prossimi passi nel settore.

Per D’Atri il provvisorio mantenimento formale del monopolio SIAE è per SIAE stessa “una vittoria di Pirro”.

Recentemente artisti come Fedez e Gigi D’Alessio hanno scelto di lasciare SIAE e dare fiducia a Soundreef.

Sul panorama italiano ha debuttato anche la società Patamu guidata da Adriano Bonforti e la sensazione è che il mercato possa ampliarsi ancora.

Ma dalle parti di SIAE che si dice? La notizia è che almeno mille artisti iscritti tra i più noti al pubblico, tutti italiani, tra attori, musicisti e scrittori hanno firmato una petizione per tutelare SIAE e il suo monopolio al grido di “La Siae è nostra, no agli stranieri”. Sembrerebbe uno slogan politico in linea col populismo dilagante negli ultimi anni ma in realtà è l’esternazione della solita mentalità italiana poco incline ai cambiamenti e brava a difendere il proprio orticello. Gli artisti “pro-siae” sarebbero infastiditi dal fatto che dei privati possano trarre profitto dai loro diritti e difendono SIAE che invece non è a scopo di lucro. Insomma le aziende private in un mercato libero sarebbero delle sfruttatrici mentre SIAE è la mamma buona che si prende cura degli artisti per il solo loro bene senza guadagnarci nulla. Una bella storiellina, non c’è che dire.

Con questo ragionamento ogni azienda inserita in una catena produttiva e distributiva dovrebbe rinfacciare agli altri di guadagnare grazie alle loro creazioni. Così il distributore che guadagna dai libri pubblicati dagli editori ma scritti dagli autori… La realtà è che un musicista così come un regista o uno scrittore hanno bisogno di una rete efficiente di imprese che permetta alle loro creazioni di essere diffuse e acquistate. Ognuno di loro dovrà essere attento ad affidare la gestione dei propri diritti all’azienda che meglio risponde alle proprie esigenze. Si chiama libero mercato e non fa male a nessuno, tutto qui.

Le paure degli artisti sono evidentemente strumentali a mantenere in piedi un sistema che guarda caso, conviene solo ai big. Bisognerebbe ricordare agli artisti così affezionati a SIAE che quelli che loro chiamano “stranieri” non saranno altro che italiani costretti a mettere la sede della propria azienda in un altro Paese Europeo pur di lavorare.

Il presidente SIAE, Filippo Sugar (nella foto), dal canto suo spiega come SIAE sia in linea da anni con i criteri di efficienza richiesti dalla direttiva Barnier e come gli artisti fuoriusciti da SIAE presto torneranno a casa. Sono tante le agevolazioni che riguardano anche i giovani e il fatto che SIAE sia oggi autogovernata senza più nomine politiche non la pone più nel rischio di ripetere gli errori del passato che l’hanno portata all’ingovernabilità e all’inefficienza.

La libera concorrenza quindi non spaventa SIAE che oggi sarebbe forte, efficiente e trasparente. E allora ci sarebbe da domandarsi: perchè questa difesa a tutti i costi del monopolio?

Foto: Il presidente della SIAE, Filippo Sugar.

 

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