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Nei periodi più bui della storia, la cultura c’era

Per chi dice che solo il denaro serve e fa girar il mondo; per chi vuole fare a meno della cultura perché superflua; per chi infine d’arte ancora si ciba e nutre sé e gli altri.

Nei periodi più bui della storia, la cultura c'era

Andando a spasso per la storia, negli anni bui, di crisi, di guerra, di omicidi, di rivoluzioni, l’arte, come silente e visionaria spettatrice, ha sempre dato il suo contributo. Non a caso, un famoso detto popolare (oltre a “impara l’arte e mettila da parte”) dice così: “non di solo pane vive l’uomo”.

Certo, in periodi come il nostro, dove le famiglie ma non solo hanno serie difficoltà ad arrivare a fine mese, dove avere un figlio comporta una spesa complessiva, dalla nascita al termine degli studi, al di sopra delle reali capacità, dove ottenere un contratto stabile di lavoro è e sarà sempre (si spera di no) una pia illusione, soprattutto in questi momenti l’arte serve eccome. Con i libri, i film e gli spettacoli non si sfamano le folle, ovvio, ma che ne sarebbe di una società che smette di pensare, di creare? Che si piegherebbe su sé stessa, guardandosi l’ombelico, appiattendosi sempre di più fino a quando, cercando di alzar la testa, troverebbe un ostacolo insormontabile.

Mentre nell’oggi sembra impossibile pensarlo, durante gli anni di guerra, le sale cinematografiche, i teatri, erano semrpe pieni e non solo da ricchi e benestanti frequentatori, ma anche dalle masse che lì trovavano un economico diversivo alle loro magre vite. Con un biglietto, potevano staccare per qualche ora dalla realtà inneffabile, illudersi di trovarsi altrove, vivere le vite (migliori) degli altri e sorridere, finalmente, senza rimorzi o pensieri cupi.

Ovviamente, al termine dello spettacolo, tutto tornava grigio e opprimente, ma si usciva risanati e riposati, più forti perché, seppur a stomaco vuoto, erano pieni di sogni, gracili e fragili illusioni di tempi migliori, speranze che possono smuovere molto di più di altri più concreti aiuti economici.

I più ora mi rideranno dietro dicendomi che è facile parlare quando non si hanno bollette, scadenze da rispettare e quant’altro, ed io risponderei che sì, è vero, certi affari economici sono impellenti e improrogabili e hanno bisogno di soluzioni adeguate, ma senza una mente attiva, carica, e voglia di fare non si va ben lontani. E come risollevare, sfamandolo, lo spirito? Sempre e solo donando arte allo stato puro, cultura che, comunque, crea lavoro e buisiness come qualunque tipo di “impresa”.

Non sarebbe una novità, ma solo un ritorno a quel passato che ci ha già visti cadere per poi risorgere e se siamo usciti dal buio oscuro del Medioevo, dalla follia della Rivoluzione Francese, da ben due Guerre Mondiali e da svariate dittature, possiamo farcela ancora e ancora basta ricordarsi che:

”La crisi che si è abbattuta sulla Grecia non è solo economica. Il paese sta anche attraversando una delle fasi piu’ acute di abbandono culturale. Ma la speranza è che questo particolare momento storico-sociale si riveli in grado di attivare-risvegliare la creatività e di dare impulso a un nuovo Rinascimento non solo delle arti, ma anche della società’‘. Parola del più famoso pittore ellenico, Johannes Tsoumas.

Lisarì Muricev

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