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The Wolf of Wall Street. Negli USA di oggi vincono avidità e cinismo

La pellicola è la riproposizione cinematografica della storia di Jordan Belfort, il broker che tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, giovanissimo, accumulò una enorme fortuna truffando risparmiatori ed investitori.

 

Scorsese, attraverso un insuperabile Leonardo Di Caprio, ci rappresenta questa vita dissipata tra denaro, abiti, case, auto, elicotteri e barche favolose, alcol e droga di ogni tipo a palate, sesso con mogli, amanti e prostitute, in un ripetersi quasi parossistico di esaltazione del suo agire spensieratamente cinico e amorale con un crescendo che quasi spiazza lo spettatore.

Ma alla fine, contrariamente all’opinione di qualche critico che contesta a Scorsese l’esaltazione di Belfort (arrivando a dire che il film beatifica un criminale), a mio avviso questo bombardamento di onnipotenza ti porta alla condanna del modello proposto quasi per repulsione indotta. Non si scambi la bravura e la simpatia che Di Caprio ispira, con la negatività che il suo personaggio esprime.

Questo concetto è per altro ben puntualizzato da una dichiarazione di Scorsese che afferma: "C’è un tizio di cui voi vi fidate che vi ruba tutto quello che avete; se non si parla di queste cose, queste cose continueranno ad accadere."

Assieme alla storia, anch’essa tratta da fatti reali, raccontata in American Hustle concorrente di The Wolf of Wall Street per l’Oscar, questo film ci fa capire come negli States possano verificarsi nascosti stravolgimenti finanziari come quelli che hanno determinato l’attuale crisi economica che poi si è estesa a tutto il mondo occidentale.

Sempre Scorsese a proposito dei temi trattati in questo buon film ha affermato: "Negli anni 50 il mio era un paese più solidale. Oggi vincono avidità e cinismo".

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