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Napolitano: il Presidente carrista che demolisce la Costituzione

Napolitano è il principale protagonista di questi ultimi mesi di governo. Lo riconoscono in molti, spesso con peana di elogio. Lo si è sostenuto a lungo anche a sinistra; grazie all'attivismo del Presidente si è tenuto in piedi il Paese durante gli ultimi patetici mesi del governo Berlusconi, in piena emergenza spread.

Napolitano di fatto ha costretto Berlusconi alle dimissioni, facendogli le scarpe, parlando con i suoi ministri (Tremonti) all'insaputa del premier e nominando Monti senatore a vita per spianargli la strada per Palazzo Chigi. Possiamo solo immaginare lo scandalo se l'avesse fatto un Presidente di altro colore politico.

Con la sua moral suasion ed il suo potere ha di fatto costretto il PD a digerire il governo tecnico e a rinunciare alle elezioni. Il tutto con la scusa che non ci potevamo permettere le elezioni nel bel mezzo di un attacco speculativo, mentre in Spagna si andava con tutta tranquillità al voto. 
In realtà, era un disegno ben preciso, teso ad esautorare il corpo elettorale, da sempre considerato dall'aristocratico Napolitano come incapace di scegliere bene.

D'altronde la sua ala migliorista era quella che se ne infischiava delle piazze e puntava agli accordi di palazzo, anche con i peggio personaggi della prima Repubblica, a cominciare da Craxi. 
Ed ecco, finalmente, l'occasione di coronare il sogno di gioventù, un governo non tecnico ma super politico, frutto di un abile compromesso politico e supportato da una solida maggioranza in quanto tutti i partiti sono stati costretti dalle circostanze ad accettare il diktat del Quirinale.

Napolitano si è auto-eletto dominus dell'agone politico e non ha perso occasione per intervenire. Si è rifiutato di ricevere i sindaci della Val di Susa, non essendo sua compentenza, ma ha trovato il tempo di dire la sua sulla necessità di raggiungere un accordo sulla riforma del mercato del lavoro, un chiaro segnale alla CGIL di firmare, perché altrimenti il governo andava avanti anche solo. Detto, fatto.

Il Presidente si è evidentemente dimenticato che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, non sul licenziamento, e mentre Monti&Fornero uccidevano l'art.18, lui spiegava che l'austerità è l'unica via per uscire dalla crisi. Naturalmente austerità per tutti, non per lui. Gonfio e tronfio di aver ridotto di pochi milioni il bilancio del Quirinale, dimentica di dirci che il suo bel Palazzo costa il doppio dell'Eliseo, che ha ben più funzoni, e 10 volte tanto la Presidenza della Repubblica tedesca.
Ma sono, in fondo, peccati di poco conto. Che volgarità rinfacciarglieli quando promuove ed avvalla riforme sulla pelle dei lavoratori. Quel che più turba è altro.

Insieme al suo appello per l'austerità altrui, e il suo supporto tutto politico ad una riforma reazionaria del mercato del lavoro, il buon Napolitano ha garantito che l'Italia adotterà il pareggio di bilancio in Costituzione, come se fosse la cosa più naturale del mondo. In realtà si tratta di un gravissimo attacco alla Costituzione democratica, assai peggiore di qualsiasi tentativo di riforma dei berluscones e che fa addirittura rimpiangere le picconate di Cossiga.

La Carta non è e non può essere una camicia di forza che obbliga l'Italia presente e futura ad adottare politiche economiche neo-liberiste. Queste possono essere legittimamente attuate da governi, possibilmente eletti e non nominati dal Presidente. Ma non possono essere imposte ad esecutivi che, altrettanto legittimamente, vogliono intraprendere politiche economiche di altro stampo. Quella è, o almeno dovrebbe essere, una scelta che spetta agli elettori.

Napolitano invece vuole una Costituzione a sovranità limitata, che tanto gli ricorda la sua gioventù, in cui è già tutto deciso, in cui non c'è spazio per la concorrenza di idee e di programmi. A Novembre ha deciso lui, ben al di là di qualsiasi potere che la Costituzione gli assegna. Ora avvelena i pozzi, per attrezzarsi al dopo Monti, quando il suo governo, forse, non ci sarà più, e si tornerà a votare. Ma senza aver la possibilità di scegliere. Ha già scelto lui per tutti, manco fosse a Budapest nel '56.
In un paese normale, questo sarebbe attentato alla Costituzione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.115) 23 marzo 2012 18:51

    Questo attacco postumo ai miglioristi te lo potevi risparmiare. Io ero tra quei miglioristi, così chiamati spregiativamente perché ci si diceva che noi volevamo migliorare il capitalismo. L’altra parte, invece, quella maggioritaria del PCI era sinceramente rivoluzionaria e voleva distruggere il capitalismo per edificare il sol dell’avvenire. Tu ovviamente eri tra questi autentici rivoluzionari vero? noi poveretti sognavamo semplicemente un partito socialdemocratico europeo e volevamo stanare Craxi dalla posizione comoda nella quale si era messo e che faceva fruttare.

    Si è visto poi dove hanno portato i grandi slanci rivoluzionari delle masse guidate da due nullità politiche assolute: Natta e Occhetto.

    Per quanto riguarda la modifica costituzionale hai ragione ! E’ semplicemente disdicevole che un parlamento (questo) decida i limiti delle politiche economiche di futuri governi e maggioranze parlamentari.

    A scusante c’è l’esigenza di fornire elementi di tranquillità al mercato finanziario.

    In ogni caso, penso che passata l’emergenza si dovrà ritornare sulla decisione alla prima occasione nella quale è necessaria la leva del deficit di bilancio.

  • Di (---.---.---.52) 25 marzo 2012 01:16

    Non vedo cosa ci fosse da risparmiare, onestamente. Intanto mi pare una rappresentazione piuttosto bizzarra che dai della storia del PCI, gli altri erano rivoluzionari? Gli altri chi scusa? Berlinguer? O gli stessi Natta e Occhetto? Cioe’ il centrismo del Partito?
    E ti ricordi la fine che Amendola e compagnia fecero fare ai compagni del Manifesto, che volevano aprire un dibattitto ed un dialogo sul 68? Ti ricordi che fine fecero gi ingraiani? Ti ricordi le porte chiuse in faccia da Amendola e Napolitano a tutti i movimenti? Che attacco sarebbe, se non semplicemente riportare la storia del PCI, cosi’ come era.
    Sulla Costituzione, scusa ma secondo te la Carta si cambia in base alle esigenze del mercato? E soprattutto, si cambia in continuazione. Uno poteva anche decidere, sbagliando secondo me, di addottare un certo tipo di politiche di bilancio ora, e poi vedere cosa succede nel futuro. Invece un governo di destra, supportato da un Presidente di destra, vuole imporre il liberalismo per sempre.
    Era forse meglio Amendola che sosteneva i carri russi in Afghanistan, se il suo piu’ fedele erede si e’ invece venduto agli interessi del capitale.

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