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Dal bosone di Higgs al Nobel: cosa c’è dietro le quinte

Oggi Resistenza Internazionale riceve un regalo: le considerazioni di Stefano Mersi, che ha lavorato agli esperimenti del Cern che portarono alla scoperta del bosone di Higgs. Il suo lavoro e quello di altre tremila persone, che Stefano ci aveva già raccontato qui, sono condensati ora nel Nobel alla fisica assegnato ad Higgs ed Englert.

Di Stefano Mersi

Sento di dover scrivere qualche cosa su questo Nobel, che arriva non inatteso a coronamento di un lungo lavoro di tantissime persone. Tra gli addetti ai lavori ci aspettavamo tutti questo riconoscimento: la conferma sperimentale dell’esistenza del bosone di Higgs era una cosa così grossa che tutti noi avevamo già “accusato il colpo”. Due generazioni di fisici delle particelle avevano studiato sui libri di testo il meccanismo di Higgs come parte del “modello standard” e se tenevamo il fiato sospeso era perché “quella dannata particella” (that Goddamn particle) se esisteva realmente non poteva sfuggire a LHC. Insomma: LHC era l’ultimo treno in arrivo al binario della scoperta, e se il nostro passeggero non fosse stato a bordo non avremmo avuto in mano una teoria solida per descrivere il mondo delle particelle.

Una grossa soddisfazione però devo ammettere che è venuta dall’ascoltare l’annuncio ufficiale, in cui oltre a Englert e Higgs vengono menzionati il CERN, l’acceleratore LHC e i due esperimenti Atlas e CMS. Il premio Nobel per la fisica viene assegnato solo a degli individui (massimo tre) e questo è stato il modo dell’Accademia delle Scienze svedese di dare un riconoscimento ufficiale agli esperimenti che hanno verificato sperimentalmente l’esistenza del famoso bosone. Esperimenti che essendo la collaborazionie di decine di Paesi e migliaia di persone non potevano essere i destinatari dell’ambito premio.

Mi piacerebbe che questa regola fosse cambiata, ma purtroppo fu stabilita dallo stesso Nobel. Mi piacerebbe, dicevo, perché il fatto che una collaborazione larga e internazionale sia l’unico modo di produrre risultati di punta è forse il messaggio più forte che la comunità scientifica puoò mandare all’umanità. E per noi questa è una realtà quotidiana: mentre scrivo queste righe sto lavorando al Fermilab di Chicago con colleghi dall’America, l’Europa, Taiwan, Cina e Pakistan… e la cooperazione è molto più facile di quanto si possa immaginare!

Ora c’è da guardare al futuro: tra poco piu’ di un anno LHC tornerà a produrre collisioni con una energia doppia di quella che è bastata a scoprire il bosone di Higgs e c’è chi si aspetta di trovare nuove sorprese dietro l’angolo: stavolta potrebbero essere gli esperimenti a dare del filo da torcere alle teorie!
 

E poi… già si lavora per gli esperimenti che verranno tra dieci anni e più anche intensificando le relazioni tra le regioni del mondo superando una vecchia logica da “corsa allo spazio” per assicurare continuità ai progetti e integrazione agli sforzi internazionali.

Se c’e’ un altro messaggio che questa impresa scientifica lancia al mondo è che bisogna sempre guardare oltre l’orizzonte del qui e dell’oggi e preparare il terreno per le imprese di domani.

 

Foto: Wikimedia

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