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Napoli Teatro Festival Italia: Romanticismi in chiave moderna per “Le ho mai raccontato del vento del Nord” di Glattauer

Al Teatro Galleria Toledo è andata in scena, l’11 e 12 giugno, nell’ambito del Napoli Teatro Festival 2014, la brillante commedia dello scrittore e giornalista austriaco Daniel Glattauer, Le ho mai raccontato del vento del Nord, per la regia di Paolo Valerio.

 

Il testo, diventato un vero e proprio caso editoriale e definito da Der Spiegel come “uno dei più coinvolgenti dialoghi d’amore della letteratura contemporanea”, ci racconta la storia di due perfetti sconosciuti, Emmi Rothner e Leo Leike – rispettivamente Chiara Caselli e Roberto Citran – che entrano in contatto grazie ad una mail inviata ad un indirizzo sbagliato. Errore causato dall’inversione di una lettera nel nome del destinatario.

Seguono una serie di mail tra lei, madre di due figli e moglie modello “felicemente sposata” – come si definisce a più riprese – e lui, psicolinguista appena uscito fuori da uno storico tira e molla sentimentale. Potrebbe sembrare una storia d’amore moderna, dove ci si conosce attraverso internet e i social network. Lo scrittore, invece, rende il testo sorprendentemente delicato, quasi venisse direttamente da un’altra epoca: quella degli amori platonici e delle lunghe attese per l’arrivo della posta.

La commedia analizza quindi la sottile linea di confine tra la realtà della vita quotidiana in cui ognuno ricopre il suo ruolo con giudizio e riguardo nei confronti delle persone care e la perfezione di una vita virtuale in cui tutto è artefatto, plasmato sulla base di parole scritte e, di conseguenza, terribilmente fragile. Tema quanto mai attuale, di due sconosciuti ritrovatisi nello spazio a loro comune e privato che si sono creati, precluso agli altri, totalmente astratto e virtuale, quindi idealizzato.

Una mail dopo l’altra, nasce sempre più la voglia di sentirsi e di condividere con l’altro alcuni momenti di questa vita terrestre. Virtualmente, sia ben inteso. Così i due cominciano con un bicchiere di vino davanti al computer, una chiacchierata per addormentarsi, parlando del vento del Nord che soffia e disturba il sonno. Si innesca un meccanismo di vera e propria dipendenza, di trepidante attesa della mail successiva e poi di un’altra ancora, contemplando lo schermo. Segue la mancanza dell’uno per l’altra e viceversa. Fin quando non arrivano le prime domande: qual è la vita vera? Questa strana relazione, nata tra due individui che prima di quel freudiano errore di invio non sapevano nulla dell’esistenza dell’altro, potrà sopravvivere ad un incontro nel mondo reale, in uno spazio non più virtuale? E quando e quanto questo può considerarsi un vero tradimento?

Parola chiave di Le ho mai parlato del vento del Nord, diretto da Paolo Valerio con frizzante leggerezza, è la separazione, resa sul palcoscenico da uno spazio vuoto realmente tangibile che separa i due ambienti domestici, cornici in cui si muovono i due protagonisti, come piccoli assaggi della loro vita reale. Lo spettatore si chiederà sino alla fine se questa striscia di palcoscenico rimarrà per sempre uno spazio che divide, oppure se Emmi e Leo riusciranno ad incontrarsi di persona, trasformando quello stesso minuscolo spazio in un luogo di condivisione e concretezza.

I dialoghi tra gli spumeggianti e ironici attori, intervallati da mail scritte sullo sfondo digitale della scena, seguono il ritmo incalzante del desiderio sempre più pressante di conoscere l’altro-virtuale e tengono alta la curiosità dello spettatore, che con attenzione segue il filo – non così scontato – della vicenda.

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