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Napoli Teatro Festival: focus sulla danza israeliana

Da oggi 19 giugno avrà inizio il tanto atteso focus sulla danza israeliana per il Napoli Teatro Festival Italia.

Tra le importanti compagnie di danza che si esibiranno nei vari luoghi teatrali del Festival, la prima è la Vertigo Dance Company che, con le coreografie di Noa Wertheim, porta a Napoli due performance: Null (il 19 e il 20 giugno al Teatro San Ferdinando) e Birth of the Phoenix (dal 21 al 23 giugno al Parco Archeologico di Pausilypon). Nella prima rappresentazione, tradizione e modernità si fondono, mentre la sensualità dei danzatori incontra la spiritualità dell’atmosfera, nel tentativo di creare uno spazio fisico di confronto tra performer e spettatori.

Null è una sorta di viaggio che porta il pubblico verso l’ignoto. Le sequenze, al rallentatore, suggeriscono immagini rituali e sottotesti teatrali.

Birth of the Phoenix invece è “un progetto di danza sul dialogo tra uomo e ambiente”. Perno dello spettacolo è una struttura di bambù che si eleva da terra senza fondamenta. Sotto questa cupola, danzatori e spettatori, distribuiti in cerchio come in un teatro greco, percepiscono gli stimoli visivi, uditivi e sensoriali dell’ambiente tutt’intorno a loro. Qale posto migliore del Parco Archeologico di Pausilypon per far emergere totalmente i contenuti dello spettacolo e permettere al pubblico di calarsi in un ambiente dominato dalla natura stessa?

La seconda compagnia ad esibirsi è la Kibbutz Contemporary Dance Company, diretta da Rami Be’er, che ne cura le coreografie. I due spettacoli che presenta, entrambi in prima europea al Teatro Politeama, sono Bein Kodesh Le’Hol (19 e 20 giugno) e If at all (22 e 23 giugno).

Nella prima performance lo spettatore partecipa ad un viaggio allo scoperta di sé. Una cascata di sabbia scandisce i passi dei danzatori che, con il corpo, ne seguono il flusso sinuoso. L’attenzione si incentra quindi sulla fisicità. “Le possibilità di movimento del corpo sono infinite. Parto da azioni semplici e quotidiane come sedersi, camminare, rotolarsi, per poi mescolarle e dar vita a movimenti complessi”, dice Rami Be’er.

Anche nel secondo spettacolo l’attenzione è concentrata sul corpo, lo spazio si trasforma insieme ai danzatori che lo plasmano. Lo spettatore si immerge, quindi, in una sorta di rito arcaico e allo stesso tempo contemporaneo. La coreografia lascia, comunque, al pubblico la scelta dell’interpretazione, un vero e proprio “viaggio in cui dovete trovare la storia”, come lo definisce Rami Be’er.

L’ultima compagnia scelta per il focus sulla danza israeliana è quella fondata dalla coreografa, danzatrice e musicista Dafi Altabeb, la Dafi Dance Group. La performance che presenta il 23 e 24 giugno al Parco Archeologico di Pausilypon in prima assoluta, è Sensitivity to heat, un lavoro costruito sulle arie di famose opere liriche e commissionato dal Napoli Teatro Festival.

La Altabeb afferma: “Non ho alcuna sensibilità al calore. Posso tenere tra le mani una tazza bollente e avvertire una sensazione piacevole. Mi lavo con acqua caldissima, altrimenti la sentirei appena tiepida. Tutto ciò che mi riguarda ha sempre avuto a che fare con sentimenti estremi, emozioni, percezioni istintive, olfattive e tattili. Amo toccare con trasporto, abbracciare intensamente, baciare appassionatamente (anche quando do una pacca sulla spalla ad un amico lo faccio con calore). Altrimenti non avrebbe senso. C’è qualcuno di voi che non ha bisogno di toccare? Per me è come l’aria che respiro senza la quale appassirei”.

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