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Motel Woodstock. Il concerto che cambiò la storia visto da Ang Lee

Candidato alla palma d’oro a Cannes

Quando un trailer recita "Tratto da una storia vera" in genere quasi mai è vero o non si è così sicuri che lo sia.

Considerando la portata che ebbe storicamente il concerto di Woodstock è facile immaginare che tutti provino a rivendicarne la proprietà o la paternità della realizzazione.

Elliot Tiber è uno di questi: artista e pittore, due libri all’attivo sull’evento e una vita spesa al riconoscimento dei diritti degli omosessuali alla fine degli anni sessanta tra New York e la California. Certo è che il motel El Monaco gestito dai suoi genitori nella contea di White Lake ebbe un grosso ruolo durante la tre giorni del concerto più famoso del mondo.

Ang Lee, regista da palma d’oro e da Oscar, prende spunto dal libro dello stesso Tiber "Taking Woodstock" per regalarci una pellicola emozionante, avvincente e divertente.

Elliot (Demetri Martin) un timido designer di interni del Greenwich Village, torna al motel fatiscente dei suoi gentitori per salvarlo dalle banche. Il padre Jake (Henry Goodman) vorrebbe bruciarlo ma non ha assicurazione, la madre(Imelda Staunton) risparmia su tutto, compresa l’igiene, vendendo ogni singolo servizio ai malcapitati clienti. Elliot dopo aver ottenuto un permesso per organizzare un concerto di musica da camera nei pressi del motel, per fini turistici, legge il giornale, si accorge che nessuno ha intenzione di ospitare la "massa di hippie di Woodstock" per un concerto, telefona al produttore e organizzatore Michael Lang (Jonathan Groff) e ottiene una visita sul campo. Il terreno del suo vicino Max Yasgur (Eugene Levy) che si snoda fra due colline, risulta perfetto per la costruzione del palco e per ospitare il pubblico. Si parte, il motel dei Tiber viene affittato per un mese intero come quartier generale del team di Lang, si da inizio alla storia della musica libera che cambierà il mondo.

Se almeno una volta nella vita avete pensato "avrei voluto esserci anch’io" questo film saprà catapultarvi nella meravigliosa atmosfera dell’evento: vivrete gli ostacoli (quelli monetari, della mentalità provinciale), il fermento dei preparativi con i tecnici del suono e delle luci, le conseguenze della libertà sessuale e degli ormai famosi "trip" che nei camioncini decorati portavano in un mondo di colori sgargianti e calma spirituale. Il tutto attraverso gli occhi di Elliot perennemente combattuto tra i doveri familiari e il desiderio di libertà nel vivere la sua vita e la sua sessualità, circondato da personaggi curiosi come Vilma (un esilarante quanto tenero e travestitissimo Liev Schreiber) l’addetta alla sicurezza o il gruppo di "teatro contemporaneo" che vive di stenti e arte nel fienile del motel e da Billy (Emile Hirsch) amico d’infanzia di ritorno dal Vietnam con sindrome post traumatica, ma ancora la lucidità di vedere e vivere la cruda realtà.

La mano del regista orientale Lee si intravede nei giochi di montaggio, nel lungo pianosequenza che scorta Elliot finalmente al concerto svelando così la portata dell’evento. La macchina da presa indugia sui banchetti anti conflitto, in difesa degli animali, quelli femministi con tanto di dimostrazione di reggiseni in fiamme, e con sorpresa e trasporto sull’enorme massa di gente in arrivo per l’evento, una massa che rende le statali un parcheggio, e cammina con tanta naturalezza e calma da sembrare irreale. Da apprezzare inoltre l’assoluta mancanza di repliche di musicisti famosi, di canzoni famose e di sceneggiate famose. Gli attori famosi, invece, sono tutti furbescamente nascosti dai loro personaggi, appaiono qui e lì (Paul Dano ha un cammeo importante verso la fine del film, trovatelo voi) senza mai primeggiare, lasciando spazio alla risata che accompagna lo spettatore durante tutta la visione. Si ride più o meno ogni tre minuti, per motivi diversi, ma è ilarità da sala intera, che prescinde le differenze sociali.

Ecco la vera vittoria di Motel Woodstock, rende attuale l’uguaglianza e la libertà, riesce a trasmettere lo spirito infinito di un momento irripetibile della storia, che ha cambiato le vite di molte persone spingendole ad agire per se stesse.


La mia scena preferita? Quella in cui Elliot si arrampica sulla collina per vedere il mare, commovente.
Se accettate il mio consiglio poi, mi racconterete la vostra.


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