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 Home page > Tribuna Libera > Mosca. La Russia paralizzata dagli scioperi, ma il Governo minimizza

Mosca. La Russia paralizzata dagli scioperi, ma il Governo minimizza

Venerdì 1 maggio centomila persone hanno sfilato nella Piazza Rossa della capitale russa, come ai “bei" tempi dell'Urss   

"Sono fiero del mio paese, Putin, Patria e Libertà": con questo slogan smaccatamente nazionalista più di centomila lavoratori hanno sfilato sulla Piazza Rossa a Mosca venerdì scorso primo maggio, rinverdendo così, per la dodicesima volta, sempre con Vladimir Putin in un modo o nell'altro al potere, i fasti dell'Unione Sovietica che fu. Una marea di bandiere rosse e tricolori nazionali hanno invaso il grande spazio aperto ai piedi del Cremlino proprio come ai “bei” tempi di Breznev od Andropov. Piegata comunque dalle sanzioni occidentali, diretta conseguenza dell'intervento armato, pur se mai ammesso, nell'est dell'Ucraina, e dal basso prezzo del petrolio, la Russia sta affrontando una gravissima crisi economica, pur se l'onnipotente Presidente Putin ed il Governo dell'ubbidiente Medvedev minimizzano e dissimulano. La Nazione è attraversata da un'ondata di scioperi senza precedenti, cosa sicuramente impensabile ai tempi del socialismo reale, quando nel grande paese slavo era il proletariato, almeno nelle intenzioni della propaganda di regime, a comandare ed a scegliere ciò che per il popolo rappresentava il bene. La storia poi ha mostrato che le cose effettivamente non stavano proprio così ed oggi, nonostante i tentativi di Putin di soffocare ogni sincero afflato democratico da parte dei suoi sudditi, qua e là nello sterminato Paese euroasiatico emergono dissensi e scioperi organizzati da sindacati autonomi. Le ragioni quasi mai sono politiche ma semplicemente salariali. Spesso i lavoratori non vengono pagati per mesi interi oppure, per la gloria della Nazione, sono costretti ad accettare condizioni umilianti di lavoro. E' il caso, per esempio, di quanto sta succedendo nell'Estremo Oriente russo, verso Vladivostock tanto per intenderci, ove è in costruzione un grande cosmodromo che dovrebbe sostituire quello sovietico di Baikonur che, dopo la frantumazione dell'Unione delle Repubbliche socialiste, si trova in Kazakistan. Qua cinquecento salariati dell'impresa di costruzioni Tmk sono scesi in sciopero ed hanno abbandonato il cantiere tornando nelle loro città di residenza: non venivano pagati da gennaio. La Tmk è un'impresa subappaltatrice e già ha provveduto a rimpiazzare gli scioperanti assumendo nuovi mille operai. 

"Questo movimento di protesta è visibile da sei mesi in tutti i settori economici, ed in particolare nella funzione pubblica, nella sanità e nella scuola" osserva Boris Kravtchenko, presidente della Confederazione russa del lavoro. A tali iniziative, riconosciute come esercizio dei diritti fondamentali del lavoratore, non di rado il potere putiniano risponde in maniera autoritaria, magari arrestando i capi delle proteste, non per sciopero illegale, e qua sta la finezza dell'uomo forte del Cremlino, ma per reati alle volte puramente inventati, spesso per inesistenti corruzioni ai danni dello Stato. In questo modo, oltre a colpire i leader sindacali non allineati, si concorre a nascondere sotto il tappeto della grande Madre Russia la sporcizia di uno Stato ove regna l'ingiustizia sociale e la smisurata corruzione, ad alti livelli però. . 

Sergio Bagnoli

Foto: Flickr (Autore: Chairman of the Joint Chiefs of Staff)

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