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Morti nel Mediterraneo: la colpa all’Europa?

Secondo lo storico francese Patrick Weil no. 

L’ultima tragedia nel Mediterraneo pone anche il problema delle responsabilità sussistenti e della loro distribuzione tra i soggetti e le istituzioni coinvolte, forse con il rischio che la pratica dello “scaricabarile” porti ancora una volta a non individuarne nessuna nello specifico.

Nella stampa francese, val la pena segnalare la presa di posizione su Libération di Patrick Weil, uno dei principali specialisti transalpini in materia di immigrazione. Weil, che di mestiere fa lo storico, è docente al CNRS (Il Centro Nazionale di Ricerca Scientica, la massima istituzione in Francia) e professore di Economia a Parigi e a Yale. 

Weil, nell'intervista su Libération, evidenzia il rischio di attribuire superficialmente responsabilità fuori luogo all’Europa in quanto tale, sollecitando a un’analisi più rigorosa della situazione e distinguendo tra l’aspetto giuridico e quello politico: “La prima responsabilità è prima di tutto quella dei criminali che hanno messo i migranti su bagnarole incapaci di sostenere il peso del loro numero, per far soldi al prezzo della loro vita […]. Un’altra responsabilità è politica. Essa è in capo agli Stati che hanno creato il disordine nelle regioni del mondo dove oggi si ‘producono’ centinaia di migliaia, persino milioni di rifugiati”. Vengono in mente i casi dell'intervento angolamericano in Iraq e di quello in Libia, con un'attiva partecipazione della Francia sotto la presidenza Sarkozy.

Lo studioso auspica poi da un lato una maggior apertura, in particolare della Francia, all’immigrazione legale, dall’altro, e soprattutto, la convocazione di una conferenza internazionale, in cui “ogni regione del mondo si assuma le proprie responsabilità e […] gli Stati che sono intervenuti nella regione da quindici anni siano impegnati nella gestione della crisi umanitaria”.

Foto: Wikimedia

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