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Morire in provincia di Napoli: ecco come la camorra gestisce questo florido mercato

In questi giorni, dedicati alla commemorazione dei morti, in molti ci rechiamo ai cimiteri. Pochi però spiegano come la criminalità organizzata cerca di gestire questo grosso mercato: imponendo tangenti o monopolizzando il giro d'affari delle agenzie di pompe funebri, speculando all’interno dei cimiteri senza rispettare le norme igieniche previste dalla legge, ma soprattutto infiltrandosi nei diversi consorzi. Insomma la camorra non solo ci fa avvicinare più rapidamente al giorno della nostra morte, ma una volta defunti cerca di gestire questo florido mercato.

Un paio di mesi fa la troupe del programma “Le Iene” si era recata a Casoria per fare un’inchiesta sul caro estinto. Non appena il giornalista Golia, accompagnato dalla fotoreporter e autrice Frigo, entra all’interno dell’agenzia di pompe funebre per fare al titolare la semplice domanda: “Come mai costa tanto morire a Casoria?” piomba il signor Maurizo L. (40enne pregiudicato di Casoria), intrufolatosi all'improvviso nella stanza e scippa la camera, scappando dal retro, cioè dalla porta d’emergenza. Solo tre ore dopo si presenta spontaneamente ai carabinieri consegnando la videocamera distrutta, chiaramente senza cassetta, causando un danno da 5000 euro

Insomma un furto un po’ strano che ci induce a pensare che porsi questo tipo di domande in certe zone non è proprio cosa gradita. Difatti dopo, solo grazie al sostegno della compagnia dei carabinieri di Casoria, si è potuta continuare l’intervista al titolare dell’agenzia funebre che – come documentato dalla stessa trasmissione - non sembrava affatto entusiasta da questo tipo di domande al punto che ha dato la colpa dell’aggressione ricevuta dal giornalista all'insistenza delle sue domande, più che all'azione del pregiudicato. 

Golia ha documentato qualcosa che noi tutti possiamo constatare se alziamo la cornetta telefonica e chiediamo a qualsiasi agenzia di pompe funebri di Napoli di recarsi in provincia: “Io a Casoria non vengo perché altrimenti mi sparano”. In questo modo ha risposto il titolare di un’agenzia di Napoli al giornalista. Insomma sembra un mercato chiuso, nonostante lo stesso titolare dell’agenzia casoriana - a microfono acceso e in presenza della polizia - assicura che lui non detiene monopolio.

Certo è che a Casoria morire costa di più degli altri comuni (si arriva anche al prezzo di 4000 euro, cioè quasi tre volte in più di Napoli).

Anche nell’ipotesi in cui dovesse venire un’azienda da Napoli il prezzo finale è sempre lo stesso, perché – come spiega un’intervistato - bisogna pagare “i diritti territoriali” (cioè quella che noi chiamiamo tangente). Non c’è solo una monopolizzazione delle attività sul territorio di residenza, ma c’è talvolta - in alcuni comuni - una gestione poco chiara anche all’interno degli stessi cimiteri, che può essere più o meno organizzata. Un’immagine esemplare di ciò è offerta dal pentito Mario Toller, che iniziò a collaborare con la giustizia dopo che suo figlio fu ucciso in un agguato, dichiarando ai magistrati che addirittura – quando si era recato in cimitero - si avvicinarono degli affiliati ricordandogli che per ottenere un loculo nel cimitero di Fuorigrotta doveva rivolgersi all’allora boss Davide Leone. Immagine esemplare. Nessuno è escluso da questa legge.

Sono numerose le inchieste della magistratura che dimostrano e documentano il racket del caso estinto. Ma in generale, anche quando la gestione interna non viene direttamente organizzata dal clan, con il passare degli anni, anche a causa di progressiva diminuzione di loculi e tombe disponibili, assistiamo ad un una gestione amministrativa sempre meno trasparente all’interno dei cimiteri: gli addetti – ignorando le norme imposte dalla legge - per un prezzo che varia dai 7 mila ai 13 mila euro, spostano le salme in altre tombe non usate, o si mettono d’accordo con i familiari per il trasferimento dei proprio cari nella stessa tomba. Non si rispettano quindi i tempi di tumulazione previsti dalla legge favorendo un vero e proprio mercato nero.

Oltre a questa gestione amministrativa, sempre più spesso si registrano (e a dire il vero, non solo nella provincia di Napoli) diverse razzie; proprio un paio di giorni fa hanno trafugato una grossa quantità di rame nel cimitero di Afragola.


Ma sarebbe ingenuo liquidare la situazione pensando che la criminalità opera in questo florido mercato seguendo una politica di banditismo. Al contrario, spesso all’interno dei consorzi cimiteriali ci sono cosche organizzate in modo meticoloso le quali si servono anche di agganci politici.

Proprio qualche settimana fa è arrivata la condanna in primo grado per estorsione aggravata a Cesare Utile, responsabile del ufficio tecnico cimiteriale del consorzio cimiteriale Arzano-Casoria-Casavatore, il quale tramite i suoi legali aveva chiesto il rito abbreviato.

La vicenda fa riferimento ad un’operazione anticrimine del 2008, per debellare l’ala stragista del clan Moccia insediata all’interno del consorzio cimiteriale di Arzano; secondo l’accusa, infatti, la cosca era bene organizzata: c’era chi si occupava di mediare tra gli imprenditori e i camorristi, cioè si occupavano di stabilire il prezzo del pizzo, mediando tra ditte appaltatrici di lavoro nel cimitero consortile e il clan.

C’era chi invece, sempre secondo l’accusa, aveva il compito di trovare imprenditori in difficoltà per strozzarli con tasso usuraio. Sempre secondo la stessa operazione i dipendenti di una ditta esterna al consorzio cimiteriale riuscivano addirittura far inserire propri familiare nell’azienda, servendosi di appoggi con consiglieri e assessori. Insomma, dalla ricostruzione degli inquirenti si prefigurava un quadro allarmante di dialogo tra camorristi e amministrazione locale.

Le condanne pesantissime di primo grado (gambizzazioni, estorsioni, usura, rapine e un caso di violenza per reati dai 5 ai 21 anni), arrivate nelle settimane scorse, hanno spinto i sindaci di Arzano, Casavatore e Casoria a garantire una maggiore trasparenza all’interno del consorzio promettendo una vera e propria operazione legalità. Lo stesso direttore ha assicurato che ci sarà una maggiore trasparenza per le gare. Speriamo che ci sia un cambiamento rispetto agli anni scorsi.

Insomma, non solo “la camorra” ci aiuta ad avvicinarci più rapidamente al giorno della nostra morte (proprio pochi giorni fa è stato trovato altro materiale tossico proprio ad Afragola), ma una volta che siamo deceduti cerca anche in vario modo di gestire questo florido mercato, lucrando sulle salme. Peggio di così. Non ci lasciano impace neppure da morti.

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