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Monti: no alle Olimpiadi. Stroncati i sogni di gloria di Alemanno & Co

La scelta di Mario Monti di non supportare il progetto per celebrare a Roma le olimpiade del 2020, non segna soltanto la fine di un grande sogno che inorgogliva tutti gli italiani, ma certifica anche la distanza tra due visioni del paese. Da una parte ci sono il sindaco ed i politici romani, gli esponendi delle cricche economiche della capitale ed i cascami di quel che fu il potere berlusconiano, dall’altra i tecnici e professori che Napolitano ha chiamato a governare in un momento delicatissimo.

I primi hanno preso la notizia dello stop governativo malissimo. Fino a poche ore dal no ufficiale infatti, continuavano a lisciare il pelo dei romani e degli italiani cullandosi su prospettive di gloria tanto grandi quanto inconsistenti. I secondi hanno riportato tutti alla cruda realtà dei fatti, che non permette scherzi e giochi di alcun tipo.

Secondo Monti infatti - lineare ed implacabile nella sua logica - non sussistono le condizioni perché lo Stato italiano si faccia carico delle ingenti spese che un evento mastodontico come le Olimpiadi prevede. Soprattutto perche’ oggi il comitato promotore costruito ad hoc per l’occasione fa girare alcune cifre, mentre nel 2020 questi numeri potrebbero essere raddoppiati e forse triplicati. Se poi consideriamo che il presidente onorario del comitato per i giochi a Roma, è Gianni Letta, per dieci anni (quasi) consecutivi importante membro di quei governi Berlusconi che hanno spinto l’Italia sull’orlo del baratro si può capire come Palazzo Chigi non è potuto andare oltre un cortesissimo: non se ne parla.  

L’ esecutivo insomma non ha voluto rischiare di vedere (e proiettare agli italiani) un film già visto. L’arricchimento di pochi ed il conseguente depredamento di capitali pubblici. Uno spettacolo che incanta un mese e lascia oltre a tanti bei ricordi, molti debiti.

Se Roma facendo leva sulle proprie enormi potenzialità si fosse aggiudicata i giochi olimpici nel 2020 avremmo assistito al solito copione. Bilanci gonfiati, tempi non rispettati, opere pubbliche non completate, ritardi nelle consegne, soliti sperperi di denaro pubblico, le note cricche economiche romane libere di scorrazzare e fare affari ai danni dei contribuenti italiani. Come già è avventuto in occasione dei mondiali di nuoto del 2009, con sindacatura Alemanno. Meglio lasciar perdere.

Se fossimo un paese normale (o almeno con i conti a posto) sarebbe stato lecito sognare un evento grandioso in casa nostra. Visto che normali non siamo tanto, è meglio tutelarci da chi con la scusa delle olimpiadi voleva indebitarci ancor di più.

La data importante per l’Italia non è il 2020 ma il biennio 2013-2014 quando dovremmo raggiungere la meta tanto agognata a suon di sacrifici del pareggio di bilancio. Se quel traguardo (a portata di mano) dovesse essere conseguito, avremo le carte in regola per poter sognare di nuovo. Per adesso accontentiamoci di vedere la lenta ma costante dimunuzione dello spread btp bund. Non è tanto ma è già qualcosa. In questa storia non ha perso Roma (anche se il suo sindaco non ne esce benissimo), ha vinto l’Italia più seria.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.141) 15 febbraio 2012 12:50

     Invece che le Olimpiadi: la banda larga.

    Sono romano e soffro delle inacettabili disfunzioni di Roma, a partire dal traffico, dai mezzi pubblici che non arrivano, dai taxi che non si trovano e costano come fossero limousine, dalle strade scassate, pero’  recentemente ho avuto due fortune:

    Il caldo ha rapidamente squagliato la seconda nevicata, risparmiandoci la seconda puntata della telenovela “Alemanno e la neve” e qualche giorno dopo Monti ci ha tolto l’incubo che sarebbero state le Olimpiadi del 2020.

    Al nostro sindaco del fare, che invece e’ rimasto giustamente deluso, proporrei invece per il 2012 un obiettivo di riserva (non voglio dire “di consolazione”): che ne dice di fare arrivare in tutta Roma la banda larga, ma che sia larga davvero? E magari, d’intesa con la Polverini, di farla arrivare in tutto il Lazio? E di aumentare le zone WiFi di libero accesso?

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