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Monti e No Tav, un incontro per la democrazia?

Monti ha ribadito che il corridoio Torino-Lione "s'ha da fare" per restare in Europa. Ma non ha dato una risposta, che sia una, alla lettera inviatagli da 360 professionisti che gli espongono un ripensamento dell'opera stessa per ovvi motivi ambientali, sociali ed economici.

Ennesima giornata di mobilitazione popolare due giorni fa per i manifestanti NoTav. Partenza da Giaglione ed arrivo alla baita di Clarea con diversi ostacoli a fare da contorno: la pioggia battente, le immancabili forze dell’ordine dietro le reti e le parole del primo ministro Monti che ha dichiarato: “Bisogna fare un passo in avanti. E’ necessario realizzare quest’opera altrimenti l’Italia perderà il collegamento con l’Europa”. A margine dell’intervento del premier, un gruppo di attivisti ha presidiato la zona, esponendo lo striscione “Monti: basta tavanate“. Ovviamente però, nessun giornalista presente ha domandato al senatore a vita se i 360 professori, ricercatori e professionisti, che gli hanno inviato un appello sul ripensamento dell’opera per ovvie ragioni economiche, ambientali, energetiche e sociali, riceveranno una risposta.

La lettera, indirizzata proprio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, non chiede null’altro che un pubblico incontro per rimettere in discussione la realizzazione del corridoio Torino-Lione e, magari, cercando di informare nel modo più oggettivo possibile tutta la collettività che è ancora ferma ai luoghi comuni secondo cui “la Tav crea lavoro e sviluppo” o “è un’opportunità per restare in Europa”.

Perché fino a quando i cittadini troveranno solo un determinato tipo di informazione sulle televisoni come sui giornali più venduti, la pubblica opinione non sarà mai veramente cosciente di ciò che sta accadendo in un piccolo paese della provincia di Torino.

Ed anche qualora si dovesse tenere un referendum, o uno strumento analogo, con un’informazione distorta e telecomandata non ci sarebbe partita alcuna. Diffondiamo il più possibile questi tipi di messaggi - come il reportage un anno di No Tav - e facciamo presente a tutti che non esiste democrazia degna di tal nome che dichiari guerra ai propri cittadini!

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