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Mobilitazione contro la censura del governo: 18 mesi nei Cie

I lager contemporanei (a tempo determinato) si chiamano CIE, i Centri di Identificazione ed Espulsione.

Un’ingiusta detenzione, senza alcuna garanzia di difesa, e spesso con gravi maltrattamenti, vi è riservata a esseri umani come noi, colpevoli solo di essere migranti irregolari o “clandestini”, come vengono chiamati, in attesa di espulsione.

Un recente decreto governativo, approvato lo scorso 14 luglio alla Camera, ha ripristinato la possibilità di espulsioni dirette, senza necessità di “foglio di via”, e addirittura elevato a 18 mesi, dai 6 precedenti, la durata massima del periodo di detenzione in questa assurda galera, in cui si entra senza condanna né processo.

Lo ha voluto la Lega, sempre più complice dei delinquenti in colletto bianco e sempre più prepotente con i deboli, dopo che altri due provvedimenti legislativi volti a stabilire la condizione di “clandestinità” come reato e come aggravante erano falliti per l’intervento della Corte europea e della Corte Costituzionale.

Mentre si attende l’approvazione del decreto anche al Senato, suscita proteste della parte più sensibile ai diritti umani della stampa e della politica pure il persistente divieto ministeriale agli operatori dell’informazione, considerati “un intralcio”, di documentare quel che avviene dentro i Cie (video).

L’indifferenza di molti ai lager contemporanei è anche il frutto di tale black out.

Per esigere trasparenza, il prossimo 25 luglio è annunciata una giornata di mobilitazione.

Correlata al tema dell’immigrazione irregolare, è la questione dei diritto d’asilo. Tra i migranti spesso ci sono persone che fuggono da guerre, torture e ingiusta detenzione. Con i titoli in regola per essere accolti come rifugiati politici, dunque. Non sempre quei titoli vengono esaminati e quel diritto viene effettivamente riconosciuto, com’è avvenuto con i respingimenti indiscriminati degli ultimi anni, per i quali ora il governo italiano dovrà rispondere alla Corte Europea.

 

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