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 Home page > Attualità > Cronaca > Migranti giusti e migranti sbagliati

Migranti giusti e migranti sbagliati

Qualcosa non torna nelle modo in cui viene esaminato il fenomeno dell’immigrazione irregolare, nella Comunità Europea in generale e nel nostro Paese in particolare, da parte della classe politica.
 

Abbiamo tutti appreso dal Commissario Europeo alla Giustizia Jacques Barrot che esiste una immigrazione irregolare giusta ed una immigrazione irregolare sbagliata e che esse vanno trattate in maniera diametralmente opposta: con la prima occorre usare l’umanità, la seconda deve essere invece contrastata con fermezza.

La causa differenziante i due tipi è da ricercare nei motivi che spingono i migranti: nel primo caso dobbiamo annoverare la fame, la povertà, le guerre, le persecuzioni, persino i «trattamenti inumani e degradanti», che tutte portano al diritto d’asilo; non è chiaro quali siano, invece, da annoverare nel secondo caso (forse aspirazioni turistiche, il cieco capriccio, la maleducazione, la volontà di cambiare aria od altro ancora).
 
Invero questa differenziazione non appare nelle parole di Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in veritate: il Pontefice si limita a dire che “ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione”.
 
Intanto i numeri parlano chiaro: secondo le Autorità italiane i migranti si suddividono in parti sostanzialmente eguali fra i due tipi: circa il cinquanta per cento delle domande di asilo dei migranti al nostro Paese vengono accolte ed una analoga percentuale viene respinta.
 
Stupito di questo fatto, il vostro reporter ha cercato di orizzontarsi con i ricordi di gioventù.
 
Talora nei colloqui riportati sulla stampa viene chiesto all’intervistato quale sia il suo ricordo più angosciante ed i più delle volte, fateci caso, la risposta è “l’esame di maturità”. Questo vale, però, con il vecchio ordinamento gentiliano: chi non ha subito quella tortura ha altre risposte.
 
Ad esempio il vostro reporter ha un ricordo angosciante relativo al periodo in cui era un migrante per motivi di lavoro nei Paesi produttori di petrolio, immediatamente dopo lo shock dei prezzi del greggio conseguente alla Guerra dei sei giorni.
 
Il momento tragico era alla partenza, seduto da qualche parte all’aeroporto di Fiumicino, insieme ad un caro compagno di marachelle di nome Tommaso ed a sua moglie Giovanna, che cercavano di consolarmi: l’idea di dover lasciare per mesi il mio Paese, i miei amici, le mie abitudini e tutto quello che per me significavano, era una vera e propria morte civile.
 
Il vostro reporter, però, non utilizzava come mezzo di trasporto un cammello nel deserto o una carretta del mare nel canale di Sicilia: prendeva un comodissimo aereo e ci dormiva sopra sino all’arrivo. Eppure l’angoscia alla partenza è stata fra le peggiori della mia vita.
 
Orbene, chi potrebbe mai convincermi che i migranti che rischiano la vita nel lungo viaggio dai loro remoti Paesi d’origine e nelle acque del Mediterraneo lo fanno senza fondato, doloroso motivo?
 
I ricordi di gioventù mi portano ad essere fermamente, totalmente in accordo con Benedetto XVI e non riesco a distinguere migranti giusti da migranti sbagliati. E spero che il Commissario Europeo alla Giustizia Jacques Barrot e taluni politici nostrani abbiano l’opportunità di leggere l’Enciclica Caritas in veritate e di rifletterci sopra.

Commenti all'articolo

  • Di francoazzurro (---.---.---.248) 5 settembre 2009 13:19

    Poco convincente il suo articolo. Una cosa è il "Messaggio" Papale (che ho letto integralmente), altra cosa sono le scelte per il benessere totale dell’uomo operate dalla politica di uno Stato. Come riesce a conciliare la ricerca di lavoro e di affermazione dei nostri figli con chi, venendo da fuori per un sano desiderio di emergere viene clandestinamente coinvolto dalla criminalità con la quale ne resta a lungo invischiato?
    La tematica migrazione non si esaurisce qui, dal momento che è un enorme problema epocale che tocca troppi risvolti esistenziali e coinvolge la sfera personale e antropologica del singolo e della collettività di un Paese con le sue tradizioni, identità e quant’altro.
    Termino col dire che come lei sono stato anch’io un emigrante dal sud verso il nord e verso l’estero, rinunciando al comodo calore familiare molto presto e facendo training di molte dosi di UMILTA’...

    [email protected]

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