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Maroni? Peggio di Bossi

Roberto Maroni, dopo lo scandalo Belsito che ha provocato un vero e proprio terremoto in casa leghista, sta cercando di mettere ordine nel partito padano. Pulizia, espulsioni, liste di proscrizioni ed un corollario di accuse e di voglia di ripartire sono state messe in atto, ma basterà? Puoi un personaggio come Roberto Maroni rinvigorire un movimento sfinito da guerre intestine, malaffari ed da un’incrollabile crisi d’identità. Per molti l’eterno delfino di Umberto Bossi che negli ultimi anni aveva visto in pericolo la propria successione al vertice sotto l’attacco del Trota e del Cerchio magico, non avrebbe la stoffa da leader. A Bobo mancherebbe il carisma che domina i grandi capi. Quel quid, di cui deficiterebbe anche Angelino Alfano, che fa la differenza. Tanto il giovane politico agrigentino stenta a ritagliarsi un posto sotto il sole del Pdl, perché offuscato dall’ombra del Cavaliere, così Maroni muove i primi passi con molto impaccio e tanti imbarazzi.

Certo è difficile per uno come lui che ha condiviso con il Senatur tutte le scelte politiche importanti della Lega, piegandosi sempre ad i diktat ed ai pre-ultimatum del capo, rivendersi ora come Homo novus. Maroni nel marcio leghista ci ha sempre navigato benissimo. Per giunta con un ruolo non da poco: da Ministro degli Interni. Come fa un uomo che fino a pochi mesi fa era il garante della sicurezza in Italia a fingersi ignaro del degrado morale e materiale che lo attorniava?

Come fa un uomo che era il numero due di Umberto Bossi che per le proprie leggerezze è stato costretto a dimettersi dalla segreteria del partito a proporsi come alternativa politica, quando lui stesso, Maroni, non ha mosso un dito a tempo debito per denunciare le operazioni opache portate avanti da alti dirigenti leghisti?

Adesso sembrerebbe che la Lega voglia rinunciare all’ultima trance di rimborsi elettorali che a breve dovrebbero fluire dallo stato alle casse dei partiti. Non basta. Se Maroni vuole farsi carico del nuovo è ora che partiti come la Lega (o il Partito democratico), investiti in pieno della mala gestione dei propri capitali, chiedano di abolire il finanziamento pubblico ai partiti. E’ ora che le formazioni politiche siano pagate solamente dai privati e dalle persone fisiche in definitiva dai propri militanti.

Basta all’idea che lo Stato debba sovvenzionare, giornali, radio, televisioni, apparati politici ed enti inutili, che fanno strame dei soldi pubblici. In un‘ epoca di risorse scarsissime ognuno deve la sua parte . Personalità come Maroni però è impossibile che lo facciano. Per non parlare di Alfano, Bersani e Casini e la loro riformicchia stoppata sul nascere.

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