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Mario sogna l’inghilterra

Un bambino di otto anni, trovato a lavorare in una fabbrica ad Olgiate Olona, nel Varesotto. Con lui un quattordicenne ed una diciassettenne. Un bambino che invece di giocare taglia pelli per una grossa griffe di moda, i cui pezzi sul mercato verranno venduti congruamente. Sembra di essere ritornati ai tempi di Oliver Twist, o all'epoca di Don Bosco, quando il santo raccoglieva bambini affidati alla strada, costretti ai lavori più duri per crescere. Ma non siamo nel novecento.
 
L'epoca attuale è quella di un mondo globalizzato, tecnologizzato, ma a quanto pare rimasto con il cuore e con l'esempio allo sfruttamento del lavoro minorile, alla disoccupazione crescente ed all'utilizzo di manodopera a buon mercato non tutelato. Intanto aumentano le morti sul lavoro; giovani diplomati sono diventati ostaggio dei caporali, che come negrieri sfruttano la manodopera e per un coppino di brodo li fanno lavorare a prezzi stracciati.
 
Un'Italia questa, dove serpeggiano ingiustizie e disuguaglianze, con città che sembrano zone di guerra; come lo è Napoli, realtà in cui è difficile vivere. Esempio è lo scontro tra bande camorristiche, ed a farne le spese è stato un ragazzo di 17 anni crivellato di colpi, forse senza nemmeno rendersi conto di cosa stava succedendo. Zone di guerra, ostaggio di una criminalità organizzata, che in questo momento di caos non teme nulla ed impiega nella sua guerra, bande di giovani che cercano riscatto nei padrinaggi e nell'uso di armi, quasi come se si trattasse di un gioco. Città smembrate prese d'assalto da chi cerca rifugio da guerre per liberarsi dalle ingiustizie, ma se questi sono i presupposti cosa succederà ed a cosa andremo incontro? Intanto la massa dei cittadini è diventata invisibile. Le storie di molti giovani sono ignorate e forse è arrivato il momento di raccontare le difficoltà, le aspirazioni, di quanti non riescono nemmeno a percepirlo un futuro e seppure la voglia di farcela sia tanta, è come camminare o parlare in un sogno: gridi ma la voce non viene fuori.
 
Mario è uno dei giovani dalla faccia pulita di soli 23 anni. E' un ragazzo che ha lavorato da sempre, anche quando era sui banchi di scuola. Il sabato e la domenica, invece di andare in discoteca serviva ai tavoli, per avere qualche soldo in tasca onestamente. Dopo il diploma, ha lasciato la Calabria. Qui non c'è lavoro, ed ultimamente le cose peggiorano sempre di più. E' andato a lavorare in una zona dell'Italia centrale come cameriere, ma dopo un paio di anni si ritroverà a giorni, senza nemmeno più uno straccio di lavoro, per fallimento del locale dove fin'ora ha lavorato. Mario avrebbe voluto andare in Inghilterra, ma non aveva la disponibilità economica per muoversi ed ora che il cielo minaccia pioggia, non sa davvero cosa ne sarà di lui.
 
La storia di Mario è simile a quelli di tanti ragazzi della sua età . Giovani che non si sono lasciati prendere dai guadagni facili, che credono nel valore dell'onestà, ma che da sola non basta, se ci si trova a dover fare i conti con una realtà più grande di loro. 
Cosa dire a Mario. Che il jobs act sarà la risposta alle sue domande? Di aspettare nutrendosi di aria? Diventa sempre più stringente questa realtà. E se le cose procedono in questo modo, c'è la necessità di mettersi in cammino verso l'isola che non c'è per giovani come Mario, per i tanti sfrattati, o le famiglie smembrate che non hanno trovato meglio da fare che accamparsi sotto un ponte? Sarebbe questo il paese di Bengodi preso d'assalto da chi fugge e sta ingrassando le fila dei disperati?
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