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Manovra con il botto

Le guerre sono di varia natura: personali, sociali, mondiali ed in questi ultimi periodi, finanziarie ed europee. L'Europa annaspa sotto i colpi di una crisi i cui effetti deflagranti, si espandono su singoli stati, sempre meno identità nazionali, sempre più colonie tedesche. Per restringere il campo e mantenerci sul binario italiano, i venti mefitici di questa crisi stanno distruggendo ciò che un tempo era la nostra identità, la nostra cultura, cancellando con un colpo di spugna i nostri diritti, la nostra democrazia.

Il cambio repentino di tre presidenti del consiglio, senza essere stati nemmeno legittimati dal voto popolare, ci stanno consegnando nelle mani di un partito unico per meglio sottoporci a diktat sempre più invasivi per la collettività. Un unico partito, quando il centro delle decisioni si sposta altrove garantisce fluidità di decisioni che non sono più corali, ma spettano ad un unico capo, il quale dopo essersi scelto una squadra, può fare un po' come gli pare. Non dovendo rispondere alla collettività, in nome di una crisi può tenere fermo nelle proprie mani il timone della nave e perché no schiantarci sugli scogli, mettendosi in salvo da solo, se la situazione lo richiede.

In poche parole, da quando Renzi ha spodestato Letta, marcia veloce verso la nostra rovina proponendoci risparmi o manovre che altro non sono se non il surrogato delle precedenti. Prendiamo la legge di stabilità. La montagna ha partorito il classico topolino spacciato come un esemplare unico, una genialata che solo l'intelligenza chiacchiereccia di un uomo poteva regalarci... Legge di stabilità, ovvero come attraverso castelli di parole ti permetto di vedere la luna nel pozzo e di regalartela, se solo decidi di prenderla.

In realtà siamo difronte all'ennesimo bluff, e di tasse abbassate non se ne ha nessuna percezione. Anzi il sistema fiscale subirà un'ennesima impennata per via di quattrini che regioni, comuni, province riceveranno in meno. E di questi tempi senza soldi messe non se ne cantano. Diventa scontato che le regioni dovranno effettuare ulteriori tagli sui servizi necessari per il cittadino, con spese maggiori per mantenere l'esistente. Per non parlare degli 80 euro in busta paga. Saranno finanziati con due milioni in meno agli enti locali che già annaspano e sono ridotti alla canna del gas. Tasse da una parte, perdita del lavoro dall'altra. Se questi sono i presupposti, se non si mettono soldi veri nelle tasche degli italiani anche le imprese avranno di che piangere. Tolgo l'irap, ma se i consumi non si dilatano, io impresa produrrò sempre due paia di pantaloni, non ci saranno utili, non ci sarà possibilità di produrre, tantomeno di assumere. L'Italia perde competitività, e contemporaneamente diritti e democrazia.

Il voto tolto ai cittadini per eleggere presidenti e consiglieri provinciali è stato considerato un risparmio e partorito una gerarchia politica e partitica simile ad una piramide composta per tre quarti da schiavi con all'apice i prescelti, coloro che ci stanno condannando alla dannazione terrena ed eterna. 

 

Foto: Plazzo Chigi/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.102) 17 ottobre 2014 19:54

    Bussola >


    Un cittadino, per quanto armato di buona volontà, non ha gli strumenti e le informazioni per farsi una fondata opinione sulla portata e la congruità di provvedimenti quali la Legge di Stabilità.

    Per sua fortuna alla fine valgono comunque certi principi e regole del vivere quotidiano.


    Se la ricchezza disponibile (Pil) non cresce allora non ci sono risorse aggiuntive da impiegare (investimenti, consumi, ..). Se i debiti non calano ci sono sempre gli interessi da pagare.

    Premesso che gli sprechi non hanno mai ragion d’essere, se le risorse non aumentano si può ricorrere al taglio delle spese ritenute non essenziali. Si rimane però in una situazione che, con il passare del tempo, è destinata a portare nuovi problemi e difficoltà.


    Per analogia.

    Una manovra di politica economica impostata sui tagli (servizi, sussidi, ..) ha senso solo se recupera risorse sufficienti a dare concreto slancio alla capacità produttiva (offerta) di un paese e alla domanda del mercato interno.

    Questo al fine di generare, in breve tempo, maggiori livelli di ricchezza tali da poter “aggredire” il debito e moltiplicare le opportunità di una crescita generalizzata.


    Altrimenti saranno solo pochi a trarne beneficio. Per tutti gli altri si prospetterà di fatto una contrazione del tenore di vita. Che si rifletta nel tipo di occupazione o nella capacità d’acquisto il risultato non cambia.

    Ergo. Tutto sembra “insondabile” se si smarrisce il valore ed il significato di Parola e Merito

    • Di (---.---.---.83) 18 ottobre 2014 15:39

      Perdere la bussola o ritrovarla, dovrebbe essere una questione di pratica e di esperienza; per rimanere in tema: di perizia marinaresca. A poco serve leggere sui libri per capire come si fa; tantomeno fidarsi di chi ha ricette preconfezionate; aiuta tantissimo, invece, seguire “certi principi e regole del vivere quotidiano” come lei stesso dice. Posto che la ricchezza sia un fazzoletto di sementi, se si vuole ottenerne un buon raccolto è inutile risparmiarne una parte; neppure un chicco deve essere privato della possibilità di congiungersi con la terra. Se il PIL non cresce in Italia è perché non possiamo spendere, ovvero disperdere nel solco tutti i semi di cui disponiamo. Il punto è di quanto disponiamo; la risposta al punto è che disponiamo di quanto il magazziniere vuole darci; ergo, di quanto denaro la BCE ci consente di spendere; leggi patto di stabilità. In breve, signor Bussola; gentile interlocutore; un vero padre di famiglia si farebbe prima torturare, poi mutilare e infine uccidere, per difendere la propria famiglia; egli metterebbe le mani nella merda se potesse trarne giovamento per i propri figli; prenderebbe,alla fine, a calci nelle palle l’usuraio e direbbe alla banca di prendersi la pelle, perché soldi non ne ha. Ergo ancora: l’usuraio ci tiene alle proprie palle ed a non finire male; la banca non ha che farsene della pelle dei poveracci. L’Italia ed i suoi attuali timonieri, non sono ne padre, né madre e neppure navigatori: adesso il nostro Paese è la patria di usurai, zaraffi, nazisti e tagliagole; Matteo Renzi è il capo-classe.

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