• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Manovra: "Berlusconi, per i lavoratori non c’è niente da brindare"

Manovra: "Berlusconi, per i lavoratori non c’è niente da brindare"

Che ti vada di traverso, avrà pensato più di un operaio alla frase del premier: “Preparo lo champagne”, in merito alle modifiche alla manovra economica. Festa grande nel governo per non aver dovuto mettere le mani in tasca agli italiani, eliminando il contributo di solidarietà e ammorbidendo i tagli agli Enti locali, senza procedere poi ad un annullamento delle province e all’aumento dell’Iva.

Si procede invece a una modifica sulle pensioni, non saranno più conteggiati gli anni di servizio militare e Università, stretta sulle società di comodo (non si sa come) e, ovviamente, sull’evasione fiscale.

Mentre il premier pensa già al bunga bunga noi rimaniamo preoccupati. Pochi giorni fa servivano misure straordinarie per rientrare nei conti un anno prima del previsto (2013), 45 miliardi di euro, e alla fine salta praticamente qualsiasi soluzione finora adottata. Soprattutto salta qualsiasi possibilità che dal momento difficile si potesse trarre qualche opportunità, un esempio su tutti: l’abolizione delle province.

La nuova manovra dice molto di più: non è cambiato nulla. Ci sembra di vedere ancora lo stesso film ormai bollito, a cui assistiamo da troppo tempo. C’è Scajola, indagato a sua insaputa, a crearci quel tanto di deja vu che basta. C’è il premier che parla delle tasche degli italiani. Ci sono i privilegi delle caste che vengono salvati in barba della meritocrazia, quando si toglie il contributo di solidarietà (Gilioli su Piovono rane parla di corruzione) a scapito degli anni di università che non saranno più conteggiati per la pensione.

C’è l’eterno conflitto fra bene e male, il lato oscuro della forza, col PD inesorabilmente incapace di cambiarsi ma tuttavia da votare perché un pochino – la diversità genetica si è ridotta a pochi cm – meglio, almeno il tanto di dare aria alle stanze. E ora anche la Lega, quell’ultimo baluardo di salvezza per chi lavora, l’unico partito rimasto a difendere – opportunisticamente, falsamente sì, ma comunque a difendere – le istanze dei lavoratori, ora capitola sulle pensioni.

Risultato? Chi è ricco non paga, chi lavora da una vita dovrà farlo qualche anno in più, ma solo se ha avuto la balzana idea di laurearsi. Chi brinda in un momento del genere lo fa sulle spalle dei lavoratori, su quell’articolo 8 della manovra che annulla di fatto l’art. 18. Che gli vada tutto di traverso.

Di Michele Azzu

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares