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Manifestazione contro il Ponte sullo Stretto: “quei soldi per la messa in sicurezza del territorio”


Circa 10 mila persone – più del doppio rispetto al corteo dello scorso 28 agosto - hanno manifestato sabato pomeriggio a Messina contro il Ponte sullo Stretto, il cui progetto definitivo dovrebbe essere consegnato entro il 31 dicembre.

Una, dieci, cento Bella Ciao intonate sulle rive dello Stretto, lungo il Viale San Martino, nella “piazza buona” della città di Messina. Un corteo lungo, variegato e compatto, come le anime che compongono la rete NoPonte. Tanti gli striscioni, le bandiere e i dazebao (magari caserecci, come quelli fabbricati dai ragazzi delle Fabbriche di Nichi, fatti solo di spago e fogli A4) sventolati da altrettante facce allegre ma determinate a non farsi piegare, decise a gridare il loro dissenso.

In quello che è il giorno successivo all’anniversario dell’alluvione che ha disastrato la provincia di Messina (frane e valanghe di fango che, tra Giampilieri, Scaletta e Briga, hanno provocato 37 morti e numerosi feriti) la manifestazione che ha come slogan “i soldi del Ponte per la messa in sicurezza del territorio” si colora di un carattere di protesta e denuncia ancora maggiore.
 
Molti i comitati che si sono alternati sul palco allestito davanti al municipio, al termine del lungo corteo: dal movimento per l’acqua pubblica, che ha già raccolto 1 milione e 400 mila firme ed intende presto indire un referendum, alla delegazione No Tav, venuta direttamente dalla Toscana per l’occasione; passando per i precari della scuola e della ricerca (che, dopo la manifestazione del 12 settembre scorso durante la quale hanno bloccato per diverse ore i traghetti che collegano la Sicilia e il continente, invitano alla manifestazione che si terrà a Napoli il prossimo 15 ottobre), i lavoratori in crisi e gli operai che fanno capo alla Fiom e solidarizzano con Pomigliano, gli studenti universitari siciliani e calabresi in protesta contro i tagli all’istruzione e gli studenti medi delle città dello Stretto.
 
Tanti gli slogan intonati contro un governo che si ostina - con ferocia spietata persino di fronte agli sfollati di Giampilieri - a considerare prioritario un progetto inutile, onanistico, faraonico. Un laccio emostatico che “aiuterebbe” solo a far morire delle terre già devastate; due regioni, Sicilia e Calabria, con un apparato infrastrutturale carente quando non inadeguato, vergognoso quando non inesistente; in uno dei territori col più alto rischio sismico ed idrogeologico dell’intero paese, dove le onnipresenti infiltrazioni mafiose soffocano, depredano e uccidono.
 
E sarebbe negare spudoratamente l’evidenza il dubitare, di fronte alle cifre enormi che verrebbero (verranno) messe in movimento per la realizzazione della “grande opera”, che tali infiltrazioni si moltiplicheranno, sempre più spietate e senza scrupoli. Un rischio, del resto, fatto già presente dalla DIA, la direzione investigativa antimafia.
 
Si parla di 1 miliardo e 300 milioni di euro di fondi FAS (Fondo per le aree sottoutilizzate). A tal proposito commenta accuratamente la Rete NoPonte:
“tutte risorse pubbliche che andrebbero meglio spese, piuttosto che per una cantierizzazione senza operai, per interventi di cura del territorio e dell'ambiente urbano, per il potenziamento del trasporto pubblico nello Stretto, per l'ammodernamento del sistema viario, per il rifacimento delle condotte dell'acqua e la gestione pubblica come bene comune non alienabile, per l'allestimento dei servizi essenziali fondamentali in ogni territorio (a partire da quelli sanitari), per investimenti nella scuola pubblica (a partire dalla messa in sicurezza degli edifici scolastici)”.
 
Difficile, soprattutto per chi tra le sponde dello Stretto vive, negare l’evidenza.
 
Tra la commozione dei presenti, durante il comizio è stato ricordato l’ex sindaco di Badolato, Franco Nisticò, morto tragicamente in seguito ad un malore dopo un appassionato intervento alla manifestazione NoPonte di Villa San Giovanni, lo scorso 18 dicembre. 


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Commenti all'articolo

  • Di andrea_13j (---.---.---.122) 4 ottobre 2010 11:06
    andrea_13j

    i soldi per il ponte sono per il ponte.

    se non famo il ponte, non li avemo.

    tutto il resto è demagogia.

  • Di (---.---.---.201) 5 ottobre 2010 03:25

    La demagogia non c’entra nulla. C’entra la capacità di prendere parola sul destino del proprio territorio. Noi i soldi del Ponte li avevamo già spostati. Quano vinse Prodi il Ponte sullo Stretto venne inserito tra le opere non prioritarie e le risorse allora disponibili (fondi Fintecna) vennero destinate ad opere infrastrutturali in Calabria e Sicilia. Colpevolmente il Governo Prodi non realizzò quelle opere e Berlusconi, appena reinsediatosi, si ritrovò quei soldi che usò per finanziare la cancellazione dell’Ici. D’altronde i fondi attualmente destinati alle opere collaterali del Ponte sono soldi europei destinati alle aree svantaggiate e non c’è per essi alcun legame col Ponte. Il loro utilizzo è, quindi, subordinto solo ad una scelta politica. E’ per questo che la forza di un territorio ne potrebbe determinare una destinazione diversa.

  • Di (---.---.---.87) 5 ottobre 2010 13:36

    A mio avviso bisognerebbe seriamente pensare a una denuncia per turbativa d’asta nei confronti di Berlusconi! A Palermo hanno chiuso un inceneritore così!

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