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Mamme lavoratrici: non sempre è possibile

Dal Corriere della Sera. Per la prima volta, dopo 16 anni, le nascite in Italia sono in calo. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Istat sulla natalità della popolazione residente. I dati 2009-2010 confermano che è di nuovo in atto una fase di calo delle nascite: se i nati nel 2009 erano stati 568.857, nel 2010 sono scesi a 561.944.

Sono all'ospedale per un prelievo, vedo con piacere una mia ex alunna che non sentivo da molti anni. So che è sposata, che ha figli, che lavora... Ricordo che era di salute un po' cagionevole da ragazza, era per questo forse un po' timida e poi per naturale riservatezza di carattere. Ma studiosa, precisa, affidabile, intelligente.

Questo è il nostro dialogo.

"Come stai? Quanti figli hai?" "Due bambini piccoli"

"Ti trovo bene. E il lavoro come va? Dove sei adesso?"

"Sono a casa. Lavoravo nella ditta *** di Roccapietra (piccolo paese della Valsesia dove c'è una zona industriale n.d.a.), mi piaceva, un bel posto, avevo anche fatto carriera, ma poi... mi sono licenziata".

Le direi che se l'ha fatto per i figli e può permetterselo ha fatto bene, l'importante è scegliere, se possibile, la strada migliore per sé e la famiglia. Ma la nota della sua voce mi induce a chiederle come mai, perché si è licenziata.

La sua risposta mi fa imbestialire.

"Mi hanno costretta a licenziarmi. Dopo la maternità!", "Ma no, ancora esistono queste cose? Da noi?"

"Certo e non sono l'unica, l'azienda ha fatto licenziare per disperazione parecchie ragazze che avevano avuto un figlio. lo sono tornata al lavoro dopo la maternità e il mio posto in ufficio non c'era più. Mi hanno messa a fare la tappabuchi ovunque, addirittura a scaricare merce pesante. Mi hanno trattata in modo da farmi decidere di lasciare tutto. Al mio posto c'è una ragazza nuova, ma cambieranno anche lei se avrà un figlio".

"Ma non hai detto niente? Perché non hai denunciato la cosa? Perché non l'avete fatto tutte insieme?".

Alza le spalle, uno dei figli ha problemi di salute e quindi ora ha pensieri ancora più gravi che la preoccupano e poi il marito lavora in una falegnameria con persone capaci e comprensive. A lui i permessi per i bambini li danno senza tante storie e il lavoro non manca... Non tutte le industrie sono uguali, per fortuna.

Questo avviene nel 2011, è sempre stato così, lo so bene, ma non se ne parla nemmeno più: la crisi sta spazzando via i diritti e anche la forza di combattere per non perderli. Questo è il mondo del lavoro targato Sacconi, ministro del Lavoro e del Welfare (per somma presa in giro dei lavoratori) è il mondo dove si potrà licenziare più facilmente e dove per parlare di una situazione grave il ministro risponde con una barzelletta (è il nuovo sistema di comunicazione dei ministri: barzellette o gestacci). Non ho citato la ditta perché finché nessuno denuncia lo stato di cose si rischia la calunnia o di infangare il buon nome di qualcuno, e dunque il mio articolo più che di denuncia è un tentativo di scuotere i lavoratori. Se subiamo le ingiustizie senza denunciarle non abbiamo speranza di un futuro migliore ne per noi, ne per i nostri figli. Anche se i figli sono sempre meno numerosi e possiamo capire anche il perché.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.23) 22 settembre 2011 22:58

    Che Il rientro dopo una maternità sia un momento molto impegnativo per le donne, non è una novità. 

    Che le aziende portino l’acqua al proprio mulino, neppure. 

    Le donne non si licenziano perché non vogliono o non sanno combattere, si licenziano perché vengono lasciate in una stato si completa solitudine, nel quale comprendono e persino condividono le ragioni di queste aziende, soprattutto se private e di piccole dimensioni.
    Una donna, se non ha a disposizione una di quelle nonne eroiche, deve fare i conti con nidi che non ci sono (o per meglio dire sono a beneficio degli evasori), con scuole che non hanno posto e servizi sociali inesistenti. 
    Far crescere un figlio in queste condizioni è una sorta di miracolo, davvero!
    Lu

     

  • Di Mariateresa (---.---.---.165) 23 settembre 2011 12:23
    Finalmente qualcuno discute dell’ennesimo diritto negato alla donna, peccato che se ne parli ancora troppo poco. 

    Tuttavia volevo dire che l’ ex alunna dell’ articolo può dirsi persino ’fortunata’’ rispetto alle donne che oggi hanno tra i 20 e i 30 anni. Donne che perlopiù non hanno mai visto un contratto a tempo indeterminato e alle quali, in caso di gravidanza, l’ennesimo contrattino di due - tre mesi non viene più rinnovato. A queste donne non solo non viene corrisposto alcun contributo di maternità ma viene somministrata una doppia dose di umiliazione, perchè nel calpestare i loro diritti di madri, i loro datori di lavoro non hanno dovuto violare nessuna legge e il loro torto rimane solamente di natura morale. Quando una collega rimane incinta verrebbe quasi da consegnare le condoglianze alla sua realizzazione professionale oltre che alle congratulazioni.

    A tal proposito, mi vengono in mente le considerazioni di una ex collega donna, senza figli, arrabbiata col capo, colpevole di selezionarsi sempre segretarie giovani e carine. L’ex collega notava pragmaticamente che era una scelta molto inefficiente perchè era ovvio che queste giovani segretarie, precarie e in età da famiglia sarebbero nel giro di poco state ’lasciate a casa’ alla prima gravidanza, così disperdendo il capitale di conoscenza a loro consegnato! 

    Al tempo mi è venuto da pensare che siamo così abituate a non vedere i nostri diritti da non riuscire a ribellarci né tantomeno ad identificare i ’colpevoli’. L’ex collega non considerava infatti che se il capo avesse rispettato le sue dipendenti, o se perlomeno la legge l’avesse costretto a farlo, quel ’capitale’ non sarebbe andato tanto facilmente perso. è così le donne che ancora nutrono speranze devono sorbirsi oltre tutto l’antipatia di chi ai propri diritti ha già rinunciato da tempo. 

    MT

    PS non vedendomi in questo scenario mi sono recentemente opposta all’ennesimo mini-rinnovo e ildesiderio di una famiglia futura me lo sono portato in Svezia.

  • Di (---.---.---.222) 14 dicembre 2011 15:17

    Care donne,

    io ho 37 anni, una laurea nel cassetto e una carriera da precaria invidiabile. Ho lavorato per cooperative, agenzie interinali, contratti di sostituzione maternità e cococo. Ho fatto la cassiera alla Bennet, la tutor alla Cepu, l’operaia nella fabbrichetta di rubinetti, la campionerista nell’industria tessile. Stipendi bassi, tanto lavoro, niente mutua, niente ferie, figuriamoci la maternità. Il mio giudizio : il mondo del lavoro fa schifo! Se non sei parente o amica di non combinerai mai nulla! Nel maggio 2010 sono diventata mamma e ho mollato tutto lo schifo e mi sono dedicata al mio piccolo...non c’è cosa più bella di lui e anche se a volte son stanca o demotivata, un suo sorriso o un suo abbraccio mi restituiscono la forza e mi riempono la vita!

  • Di (---.---.---.219) 14 aprile 2012 21:32

    Chi è l’autore dell’art. del Corriere della Sera?

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