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Mafie al Nord tra radicamento e infiltrazioni nella Tav

L’operazione Minotauro, condotta a Torino e nell’intero Piemonte, ha dato come esito la presenza della ‘ndrangheta anche nel territorio del Nord del Paese. Con più di 150 arresti, 184 indagati, 117 milioni di euro in beni sequestrati, il processo sociale politico ed economico che porta alla luce l’esistenza della criminalità organizzata nel Nord sembra essere inarrestabile.

Per cercare di far fronte al dilagare del fenomeno, alcuni rappresentanti di Libera, l’associazione che si batte per la difesa della legalità contro le mafie, portano avanti da sempre delle iniziative presso scuole superiori, università e società civile, per sensibilizzare l’opinione pubblica, soprattutto giovanile.

Il monito, anche in vista, il 21 marzo, della giornata del ricordo delle vittime della criminalità organizzata, è quello di non abbassare mai la guardia contro il problema del crimine organizzato. Le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte, rischiano infatti di compromettere in modo irreversibile il tessuto sociale, agendo nel mutamento delle dinamiche politiche. In tempi di crisi finanziaria ed economica inoltre, le mafie potrebbero contribuire, aggravando la situazione. Il soffocamento dell’attività imprenditoriale, l’inquinamento di terreni che altrimenti potrebbero essere coltivati, l’agire in modo indisturbato come parassita dell’interna economia locale, fanno della criminalità organizzata un vero cancro, manforte della crisi internazionale.

E non è solo Torino o in genere il Piemonte a risentirne. Secondo una recente dichiarazione del Ministro Cancellieri la mafia, e soprattutto la ‘ndrangheta, punterebbe a piantare radici sempre più salde nell’Italia settentrionale.

"Il Nord non è visto più solo come una zona utile a riciclare il denaro sporco e a reinvestire capitali illeciti" dichiara il Ministro, ma sarebbero in corso dei tentativi, da parte della criminalità organizzata, "di accreditarsi come interlocutore autorevole di società e istituzioni".

Un nuovo attore sociale dunque, che sarebbe più orientato, al Nord, "alla conquista dei mercati e dei riferimenti logico-strategici per l’amministrazione dei traffici illeciti, più che al diretto controllo del territorio", come un dossier di Libera, presentato il 28 febbraio a Genova, afferma.

L’azione della criminalità organizzata al Nord sarebbe così dirompente, da coinvolgere a tutto tondo le attività e la gestione di appalti di opere pubbliche. Una di queste, al centro della cronaca per le proteste suscitate dalla società civile, sarebbe la Tav. Secondo il giudice Ferdinando Imposimato, ex senatore che ha fatto parte della Commissione parlamentare antimafia, ci sarebbero delle partecipazioni di politici corrotti e delle imprese della mafia nella realizzazione della Tav.

La sua inchiesta, iniziata nel 1992, all’apertura dei cantieri per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità, delegata dalla stessa Commissione antimafia, non sarebbe mai stata esaminata dalla Commissione stessa. Eppure documentava puntualmente la moltiplicazione dei costi per la realizzazione della Tav. Dalla cifra iniziale di 29mila miliardi di lire dell’epoca, si sarebbe passati a quella finale di 300mila miliardi. La differenza tra le due somme sarebbe confluita interamente nelle tasche della criminalità organizzata e dei politici corrotti. Ma stranamente l’inchiesta non viene presa in considerazione, forse perché troppo scomoda o troppo precisa.

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.186) 2 marzo 2012 11:25

    Giusto, ma qual’è la conclusione? Nell’articolo si denunciano fatti importanti: e allora cosa si deve fare?

    Nell’articolo si dice che LIBERA lavora per la sensibilizzazione nelle scuole: giustissimo e importantissimo, ma di nessuna efficacia immediata.

    Imposimato denuncia che è stata insabbiata una sua inchiesta sull’infiltrazione nei progetti TAV di mafia e politici mafiosi che avrebbe fatto lievitare i costi preventivati di oltre dieci volte: si disseppellisca quell’inchiesta e se ci sono elementi di fondatezza –come certamente ci sranno- si fermi tutto e si riveda la progettazione per arrivare a dei costi adeguati.

    Invece spunta un’altra conclusione, non nell’articolo ma nell’immagine che lo accompagna: potenza delle immagini!  Giganteggia : TAV = MAFIA

    E qui io proprio non ci sto! Questo modo di ragionare è un’inaccettabile resa alla mafia!

    Significa che siccome la mafia esiste, invece di combatterla ed eradicarla, noi dovremmo darla per vincente e ineliminabile, e rinunciare a realizzare qualsiasi opera pubblica, qualsiasi miglioramento delle nostre inadeguate infrastrutture!

    Non solo mi si rivolta lo stomaco di fronte a queste conclusioni, ma sono anche preoccupatissimo per queste cadute di razionalità: qui si rischia l’identificazione di TAV e opere pubbliche con la mafia, così gente in buona fede le contrasterà per motivi “etici” mentre altri, in nome dell’efficienza, sosterranno le opere pubbliche e ANCHE la mafia! Così passerà anche il ponte sullo stretto di Messina e davvero la mafia sarà vincente!

    Io mi auguro invece che cresca un movimento del tipo:

    RAZIONALITA’ – INFRASTRUTTURE – RISANAMENTO TERRITORIO – NO MAFIE

  • Di marco rota (---.---.---.22) 2 marzo 2012 12:47

    Beh di certo non sta a me indicare quali sono le soluzioni di un problema così complesso. L’unica cosa che posso fare è riconoscere e cercare di contrastare una situazione. Il mantenimento della legalità dovrebbe essere comunque la "ricetta" giusta....ma se le infiltrazioni riguardano gli appalti e dunque la dirigenza politica, capisci bene come il percorso sia molto ostico. Ciò non significa poi che tutte le opere pubbliche siano danneggiate dalla corruzione e dalla mafia. Ci sono imprese che lavorano onestamente e in maniera competente, fornendo allo Stato, qualora lavorino per esso, delle opere funzionali, come ce ne sono altre disoneste, che invece corrompono, usando la loro facciata di azienda come copertura per altre attività criminose. BIsogna fare dele distinnzioni.

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