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Lorena, nell’azzurro senza ombre e senza pieghe, ora puoi sorridere

Si sono sparsi fiumi d’inchiostro e scatenate valanghe di parole per riferire e commentare la misera fine di Lorena, la quattordicenne siciliana di Niscemi.
Purtroppo, stretta, anzi concatenata a tale tragedia, si pone rimbombante una terribile eco, vale a dire il sospetto che, stando ai primi esiti delle indagini e ad alcune parziali ammissioni, a compiere l’omicidio possano essere stati tre adolescenti, compaesani, amici, uno forse fidanzatino, di 15, 16 e 17 anni, quasi coetanei, dunque, della tenera e disgraziata vittima.
 
Purtroppo, di fronte a vicende del genere, qualsivoglia discettazione o analisi si scioglie in breve volgere di tempo, fisiologicamente alla stregua di neve al sole, senza lasciare tracce o risultati profondi, scivola via, spazzata dal “daffare” che incalza ed incombe sull’interesse, l’attenzione e la tensione emotiva della collettività.
 
Intanto, però, il dramma rimane nella sua interezza: al presente sotto forma di dolore, strazio e vuoto in seno, in questo caso, di un papà e di una mamma, in prospettiva, invece, con riferimento al domani, marchiato e segnato indelebilmente, di tre ragazzi, o quasi giovani, qualora, ovviamente, la loro reità dovesse essere definitivamente accertata e confermata.
 
In definitiva, sostanzialmente nulla viene dato d’aggiungere alle povere riflessioni e alle frasi del comune osservatore di strada, autore delle presenti righe.
Salvo, soltanto, appalesare e proporre un dubbio, forse una constatazione: i tempi sono indiscutibilmente cambiati, tante sfaccettature nuove sono arrivate ad inserirsi nella quotidianità, nelle abitudini e nei costumi, e però, guardandosi prioritariamente dentro e poi anche in giro, ovviamente con occhi obiettivi, ci si accorge che un grosso guaio è successo nella vita e nei comportamenti di ognuno, a cominciare dall’ambito familiare.
 
Genitori e figli, fratelli e sorelle, nonni e nipoti, non si osservano più, con interesse e amorevolmente, fra loro, si parlano poco, si confidano ancora meno.
Ieri, se si vuole l’altro ieri, in ogni caso non un secolo fa, verosimilmente si esagerava in senso opposto, pur tuttavia ci si conosceva di più, con naturalezza e vicendevolmente, e sulla scorta di ciò, all’occorrenza, non si esitava ad intervenire e a prodigarsi con consigli, suggerimenti e ammonimenti.
 
Adesso, che fare? Adoperiamoci, tutti indistintamente, per ricostituire un accettabile equilibrio e un clima d’armonia fra i ruoli familiari e sociali, mettendo in disparte le innumerevoli mode o abitudini, spesso vuote e inutili, che ci hanno conquistato. Come punto di partenza, impegniamoci, noi genitori, a riappropriarci sollecitamente della nostra funzione - naturale, legittima e doverosa – di buoni esempi, confidenti e consiglieri dei figli.
 

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