• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Lo stupro e la triste realtà della giustizia italiana

Lo stupro e la triste realtà della giustizia italiana

Un tempo lo stupro era considerato offesa contro il costume, ledeva cioè la moralità pubblica. Non a caso il matrimonio riparatore era concepito come forma di risarcimento e tutela della donna.

Come dire se l'aguzzino sposava la sua vittima, riducendola in schiavitù, la pena veniva cancellata e tutto rientrava al suo posto. In quegli anni varie furono le tematiche sviluppate grazie ad un caso eclatante come quello di Franca Viola che sfidò la mentalità siciliana, rifiutando di sposare il suo violentatore.

Ci volle il 1981 per modificare il codice Rocco riguardo alle cause d'onore. In particolare venne abrogato l'art.544 del codice penale che ammetteva il matrimonio riparatore. Ci volle il 15 febbraio del 1996 per affermare il principio per cui lo stupro è un crimine contro la persona e non contro la morale pubblica.

Siamo arrivati ad oggi per ribadire che per i reati di stupro compiuti in gruppo, ci possono essere misure alternative al carcere. Questa sentenza a mio avviso è doppiamente contraddittoria in quanto non potendo stabilire appieno di chi sia la la responsabilità, ha cancellato l'obbligo per il giudice di disporre solo il carcere nei confronti di un presunto responsabile e quindi ci si è dichiarati favorevoli a misure alternative al carcere.

Insomma se si stupra in branco si ha la possibilità di farla franca. La donna ancora oggi offesa nella sua dignità viene considerata come una mantide, adescatrice e non vittima dei suoi aguzzini, colei che attraverso atteggiamenti provocatori attira nella rete i suoi profittatori.

I reati di stupro stanno diventando la norma e vengono sminuiti. Passano in secondo piano, come se si trattasse di tematiche prive di significato, una perdita di tempo e basta. Si tratta senz'altro di un fenomeno culturale che in questi anni ha declassato la donna trattandola come merce.

Il corpo è diventato una specie di bancomat pronto da utilizzare all'occorrenza e inoltre si è accentuata sempre di più la tendenza ad uscire dal marasma e dalla propria condizione appoggiandosi a uomini ricchi, uomini che ti facciano "sognare" se solo si annulla la propria personalità il proprio modo d'essere e di pensare.

Una società edonista sempre più sessista che non concede tregua che non ti dà gli strumenti necessari per poter decidere della propria esistenza. La nostra è senz'altro una società malata, la meno progredita, che utilizza il dislivello sociale e culturale per ingrassare chi possiede mezzi e soldi. E scava scava in questa massificazione della miseria, dei diritti negati la voce delle donne finisce con il disperdersi come lacrime nella pioggia.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.138) 9 febbraio 2012 10:21
    Damiano Mazzotti

    Io non la farei una questione di genere: è tutto il sistema giudiziario italiano che è imballato da un pastone di leggi insulse fatte per salvare il culo a politici, imprenditori collusi e soprattuto fatte da avvocati parlmentari che naturalmente fanno leggi per far ingrassare i conti in banca per gli avvocati. Per questo i processi durano tanto... Se giudici e avvocati venissero pagati solo all’emissione della sentenza le cose cambierebbero di molto.

    In Italia dovrebbero essere i politici e i giudici a lavorare a tempo determinato: "Tu giudice segui un processo e se lavori bene ti pago bene, altrimenti ti pago poco e se non ti va bene vai a fare l’avvocato.

  • Di (---.---.---.51) 9 febbraio 2012 12:14

    Non è che ci sono misure alternative al carcere, ma misure cautelari alternative al carcere. Le misure cautelari non hanno finalità punitiva e dovrebbero essere applicate non in base al tipo di reato, ma all’analisi della situazione specifica: pericolo di fuga, inquinamento delle prove, reiterazione del reato.


    Per quanto lo stupro di gruppo sia un reato orribile, credo sia ovvio che non è che tutti gli stupratori possano fuggire, tutti gli stupratori possano inquinare le prove o possano reiterare. Dipende caso per caso. Tra parentesi i domiciliari dovrebbero essere sufficienti a scongiurare i rischi, perché essere reclusi in casa, per quanto sicuramente più comodo del carcere, è comunque una forma di reclusione che impedisce contatti con l’esterno (inquinamento prove, reiterazioni) o fughe varie. Ovvio che se lo stupro si è consumato tra le pareti domestiche, o in ambiti collegati, la situazione cambia e di conseguenza si possono valutare misure differenti.

    Mi chiedo perché stupisca tanto il concetto che uno stupratore, prima della sentenza di colpevolezza, non debba necessariamente marcire in carcere a prescindere, mentre tutto ciò che riguarda reati contro il patrimonio, contro la società o la cosa pubblica non debbano avere lo stesso trattamento preventivo. Così passa l’idea che i delinquenti sono solo gli stupratori, che esistono reati seri e piccole irregolarità contabili. Detenuti che non valgono niente e sui quali si può e si deve infierire per far vedere che si ha il pugno di ferro, e indagati che vanno trattati coi guanti perché sono colletti bianchi.

    La legge deve essere uguale per tutti. Se si spogliano le esigenze cautelari delle vere motivazioni che le giustificano (inquinamento prove, fuga, reiterazione), se l’arresto è una misura da applicare a prescindere dall’effettiva possibilità che tali motivazioni si verifichino, allora che valga per tutti. Per gli stupratori e per i tangentisti, per i corruttori, per il peculato, per i crack bancari che mettono in ginocchio migliaia di risparmiatori.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares