Lo scandalo dei contributi "silenti"
Recentemente i radicali italiani hanno promosso una giornata di mobilitazione sui cosiddetti contributi silenti, i contributi previdenziali, soprattutto a carico dei lavoratori precari, utilizzati per pagare le pensioni di altri soggetti.
Di cosa si tratta? I Radicali italiani hanno presentano un disegno di legge appunto sui contributi silenti per modificare la legislazione vigente sui contributi previdenziali che i lavoratori parasubordinati versano alla gestione separata dell'Inps senza per questo avere la minima speranza di ricevere una pensione alla termine della loro carriera lavorativa.
“Alla vigilia della presentazione del decreto sviluppo ha dichiarato il senatore radicale Marco Perduca - riteniamo che il problema dei contributi silenti rappresenti una vera e propria emergenza sociale che riguarda milioni di precari, parasubordinati, liberi professionisti non iscritti a ordini, oltre donne che dopo aver lavorato per anni lasciano il lavoro (per potersi occupare del figlio degli anziani) ma che non riescono a raggiungere i minimi previsti dalla legge per poter ottenere una pensione pur versando i contributi previdenziali alla gestione separata dell'Inps’. Alla giornata di mobilitazione hanno partecipato anche Colap (Coordinamento libere associazioni professionali), Ancot (Associazione nazionale consulenti tributari), Il Giornale delle Partite Iva, realtà consapevoli dell'ingiustizia sociale rappresentata dal sistema pensionistico creato dalla riforma Dini del 1996.
Questi contributi - silenti per il lavoratore che li ha versati - oggi servono a pagare pensioni e ammortizzatori sociali in deroga a comparti produttivi più forti nella mediazione tra le parti sociali. Per contrastare quello che definiscono uno “scandalo”, i Radicali hanno lanciato una provocazione: lo Stato deve restituire i versamenti ai legittimi titolari oppure erogare una pensione reale. Al centro di molte polemiche sollevate anche dall'associazione dei consulenti del terziario avanzato (Acta), la gestione separata dell'Inps è una delle poche in attivo dell'ente guidato da Antonio Mastrapasqua. Al contrario della cassa per i dipendenti o di quella degli artigiani, quest'anno la cassa dei lavoratori autonomi di seconda generazione chiuderà in attivo di 7,2 miliardi di euro a fronte di un'erogazione di prestazioni di appena 300 milioni. Davanti a simili dati è ormai evidente che i conti dell'Inps sono tenuti in piedi solo dai lavoratori precari, dai parasubordinati e da quelli autonomi che non appartengono agli ordini professionali. Esemplificativo è stato il logo scelto per questa nuova giornata di mobilitazione radicale: un sazio e assonnato maialino con arco, frecce e cappellino dell'eroe della foresta di Sherwood. “Lo Stato italiano - hanno aggiunto i Radicali - è un Robin Hood alla rovescia: toglie a chi sta peggio per dare a chi sta meglio”.
Questa sperequazione è il risultato del pagamento di un'aliquota salata del 27% che gli autonomi e i precari pagano di tasca propria, a differenza dei lavoratori dipendenti che, insieme ai loro datori di lavoro, versano all'Inps il 33% della loro retribuzione. Ma quel che è peggio è che questi lavoratori rischiano di perdere anni di contributi visto che la riunificazione dei contributi può costare anche fino a 300.000 euro e la legge impone limiti assai stringenti per la totalizzazione delle pensioni. Sono tutti fattori che collaborano ad abbassare il valore dell'assegno che sarà percepito alla fine della loro carriera lavorativa”. Di ingiustizie in Italia ce ne sono molte. Ma alcune delle numerose ingiustizie passano sotto silenzio. E’ il caso, scusate il gioco di parole, dei contributi “silenti”. E particolarmente ingiusta è la situazione dei lavoratori precari i quali difficilmente riceveranno una pensione “decente” e sono costretti, di fatto, a finanziare le pensioni di lavoratori le cui condizioni sono già migliori delle loro e tanto più lo saranno una volta terminata la propria attività lavorativa. Almeno questa di ingiustizia dovrebbe essere eliminata, non credete?
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