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Lettera aperta a Matteo Renzi su una riforma della giustizia ancora tutta da scrivere

Oggetto : Lettera aperta a Matteo Renzi - Una riforma della giustizia ancora tutta da scrivere.

Egregio Presidente Renzi,

è di tutta evidenza che la riforma della giustizia è ancora tutta da scrivere. Le misure contenute nel documento attualmente all’esame del governo sono semplici palliativi, “pannicelli caldi”, come si suol dire. Dopo l’accorpamento dei tribunali messo in atto dal precedente governo Monti, l’eccessiva lentezza dei processi civili può essere affrontata esclusivamente con una riforma delle procedure e con una conseguente riforma dell’organizzazione dell’Istituzione preposta alla legalità.

“La giustizia ha bisogno di un intervento organico riformatore, preparato da un movimento culturale ampio e profondo, sostenuto da quella cultura della giurisdizione che accomuna avvocati e magistrati” scrive Paolo Bogna in Difesa, in Giustizia – La parola ai magistrati – Aa.Vv. , Roma, Editori Laterza; e, occorrerebbe aggiungere, partendo dalle infinite difficoltà che il cittadino sistematicamente riscontra nell’accedere alla giustizia.

Eppure un efficiente modello da seguire, ovviamente con i dovuti distinguo, lo abbiamo a portata di mano: quello degli arbitrati, ossia quello della giustizia privata.

Quella privata è una giustizia che funziona perché emette le sue sentenze entro sei mesi dalla formazione del Collegio Arbitrale. E’ consentita una sola proroga, sempre di sei mesi. Non è ammesso appello; è ammesso solamente il ricorso in Cassazione. In sostanza, da questo punto di vista, segue le procedure del sistema anglosassone di common law.

Le sentenze, poi, sono straordinariamente chiare: il metodo delle cosiddette “domande” guida il Collegio Arbitrale impedendogli di emettere sentenze sulle quali le parti possono ricominciare a litigare (come fanno sistematicamente le banche nei contenziosi con la clientela).

Il Collegio Arbitrale è assistito da un segretario. Da tempo si discute sull’opportunità di creare un Ufficio per l’istruzione dei processi civili al fine di snellire e di alleggerire il lavoro del giudice in udienza; e potrebbe essere questa una iniziativa decisiva.

Quanta differenza con il processo civile! Al cittadino riesce difficile capire perché si debbano perdere mediamente due anni di tempo in udienze per la costituzione delle parti e per i mezzi di prova, due anni trascorsi senza che il procedimento abbia fatto un solo passo in avanti.

C’era un tempo il modello fiscale 740, detto “stellare”. Poi un Presidente della Repubblica (Sandro Pertini) disse con tono molto sostenuto alla televisione che questo non era accettabile. Il risultato fu un nuovo modello fiscale semplificato e di quello “stellare” nessuno sentì mai la mancanza. Ormai sono decenni che si paga l’IRPEF facendo a meno di quel disgraziato modello.

Forse dovrebbe accadere qualcosa di simile anche con il processo civile.

 

Messina, lì 12.09.2014

Cordialità

Bernardo Aiello
 

 

Foto: M. Calamelli/Flickr

 

 

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