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Legge elettorale: forse Maroni concede il referendum

Il milione e passa di firme consegnate alla Cassazione per abolire il cosiddetto porcellum ha destabilizzato i palazzi della politica romana. Il giocattolino che consegna ai partiti e non ai cittadini la possibilità di scegliere i rappresentati che siederanno in Parlamento potrebbe essere spazzato via da una marea di Sì come è successo con il “legittimo impedimento” lo scorso giugno.

Giorni difficili per chi, come Bossi e Berlusconi, ha fatto dell'antidemocrazia il suo pane quotidiano.

Di fronte alla forza della democrazia diretta che bilancia lo strapotere dei partiti e dei suoi leader, la politica non può che riposizionarsi e "lisciare il pelo" allo strumento referendario.

Si badi bene non per un autentico spirito riformatore ma per il timore di perdere le porzioni di potere fin adesso indebitamente acquisite.

Nel caos seguito alla presentazione delle firme, le posizioni assunte dai partiti sono le più disparate. Si passa dal panico che alberga nel Pdl, all’incredulo stupore della Lega Nord, fino alla euforia dell’Italia dei Valori.

Il ministro Roberto Maroni, nonostante militi nello stesso partito di Roberto Calderoli, estensore della cosiddetta “legge porcata”, e quindi con un'autorevolezza in materia pari a zero, ha dichiarato : "Sono impressionato dal numero di firme raccolte in così poco tempo. È un segnale forte che va ascoltato e penso che si debba procedere al referendum".

Ministro lei è impressionato? Pensa che si debba procedere? Veramente ce lo concede?

Ma come, viviamo in una paese di 60 milioni di persone in cui i parlamentari più pagati al mondo vengono cooptati dai capi partito; ci troviamo di fronte a mille “eletti”, famosi soprattutto per i doppi incarichi o per essere avvocati, medici personali e dame di compagnia del Presidente del Consiglio, capaci soltanto di votare leggi ad personam, e lei si stupisce se si vuole modificare lo strumento che dovrebbe selezionare la nostra classe dirigente?

Forse ai padani va bene così, ma agli italiani una maggioranza scelta personalmente e nell'interesse di Bossi e Berlsuconi non basta più. Hanno bisogno di altro. Qualcosa che funzioni e profumi di merito. Non una pletora amorfa, incapace di riformare e di decidere. Hanno bisogno di un Parlamento, complementare e controllore del potere esecutivo. Non di una schiera di yes-man che obbedisce ai padroni per il vincolo che li lega a chi li ha messi in lista. 

Per ritagliarsi un ruolo negli scenari che si apriranno nel prossimo futuroMaroni sembra ben disposto alla consultazione popolare. Altri ministri invece non ne vogliono sentir parlare.

Nel governo il caos regna sempre e comunque sovrano. Ormai c'è un solo punto in programma: fare in modo che i processi di Silvio Berlusconi non vadano a compimento. I giochi però stanno per chiudersi .Le alternative che si profilano sono due: referendum o elezioni anticipate.

Entrambi archivieranno il duopolio della vergogna: Berlusconi-Bossi. Era ora.

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