• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Le riforme “spaghetti e mandolino”

Le riforme “spaghetti e mandolino”

Le riforme “spaghetti e mandolino”

Quando un Paese, in cui vige la democrazia, ha problemi seri ed importanti, le elezioni sono la migliore delle occasioni perché le varie parti politiche possano confrontarsi indicando in contraddittorio le loro proposte; ed il successo elettorale premierà quella che meglio interpreta il sentire dei cittadini. Ciò vale per tutti i Paesi tranne che per il nostro, dove la cosa è fortemente ostacolata da una certa difficoltà a far funzionare a pieno le facoltà cerebrali e dal preferire il ricorso ad altri organi del corpo umano, quali il cuore o, addirittura, lo stomaco. Sovente la partecipazione alla vita politica non è molto dissimile dal tifo negli stadi, ed allora prevale il cuore; talora, e questo è costume oltremodo diffuso nel Meridione, il segreto delle urne nasconde baratti e scambi di qualsivoglia natura, ed è così lo stomaco a prevalere.
 
Su quest’ultimo punto il duo palermitano Ficarra e Picone ha anche inscenato un simpatico siparietto, in cui si scambiavano battute del tipo:
«Quest’anno ci sono le elezioni. Ma tu vai a votare?»
«No, grazie a Dio non ho bisogno di nulla!»
 
L’esito di quanto sopra sono le riforme “spaghetti e mandolino”, oggi al centro della politica, sulle quali nessuna parte ha mai detto granché in campagna elettorale (salvo la Lega Nord, che le riforme in senso federale propone, da sempre e con gran forza, come succedaneo del suo sogno di secessione).
 
Atteso che oggi si comincia ad intravedere cosa hanno in animo di fare i nostri governanti e volendo evitare quella «insularità dell’animo» che affliggeva il principe di Salina dinanzi alle estranee decisioni dei vicerè di turno della sua Sicilia, sulle riforme il vostro reporter vorrebbe dire, presuntuosamente, la sua.
 
Questo vorrebbe fare limitandosi ai principi che queste riforme a suo avviso dovrebbero seguire; o meglio, all’unico principio che gli pare giusto che seguano, quello del rispetto della dignità del cittadino/persona; da cui deriva, immediato e senza dimostrazione alcuna, il principio della democrazia, che dispone l’uguaglianza fra i cittadini in quanto tali, e perciò la loro pari dignità.
 
Si ha come la sensazione che l’Illuminismo, che nasce dalla contrapposizione del citoyen al potere assoluto dei re di Francia, malgrado le armate napoleoniche, non si sia pienamente diffuso nelle italiche contrade e che, a distanza di oltre due secoli dalla Rivoluzione francese, stenti ancora a frasi strada.
 
Molti, ad esempio, dovrebbero riflettere sul principio montesquieano di equilibrata contrapposizione fra potere esecutivo, potere legislativo e potere giudiziario; primo fra tutti il nostro esuberante leader dell’esecutivo, che non vede di buon occhio né chi si occupa della funzione legislativa (i.e. le Camere) né chi si occupa della funzione giudiziaria (i.e. la Magistratura) né di chi ha il compito costituzionale di vertice, di raccordo e di equilibrio fra le tre funzioni dello Stato (i.e. il Presidente della Repubblica).
 
E poi vi sono le esigenze della logica.
Non è affatto chiaro di cosa dovrebbe occuparsi il “Senato delle Regioni”. Queste ultime esercitano sostanzialmente un potere esecutivo locale e dovrebbero avere come interlocutore centrale il Governo; ed il Senato, a questo punto, che cosa dovrebbe fare fra i due, la bella figurina? Non è affatto chiaro.
Infine, per le leggi elettorali, un richiamo ad Aristotele.
 
Cosa vuol dire essere cittadini? La risposta data a questa domanda dallo stagirita è stata: «Cittadino in senso assoluto non è definito da altro che dalla partecipazione alle funzioni di giudice e alle cariche» (Politeia, III, 1), cioè dalla partecipazione all’assemblea che allora governava la polis greca; partecipazione che era disciplinata dalla legge fondamentale o costituzione (in greco politeia, appunto). Orbene, atteso quanto sopra, è compatibile la democrazia con l’attuale sistema delle liste bloccate e decise da pochi oligarchi di partito?
 
Il rammarico che questi argomenti non abbiano fatto parte della campagna elettorale, sia della destra che della sinistra, è, per i cittadini, immenso; con ogni probabilità, avrebbe influenzato decisamente l’esito delle consultazioni; ed avremmo evitato il pericolo di riforme “spaghetti e mandolino”.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares