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Le piccole grandi ingiustizie

L'Italia è un Paese meraviglioso, forse uno tra i più belli del mondo, ma come spesso ultimamente dobbiamo constatare, anche tra i più difficili in cui vivere.

Questo genera nella popolazione che abita il territorio una serie di anomalie sociali e culturali che probabilmente viste in modo analitico, non sarebbero poi nemmeno così innate antropologicamente per il vissuto, la storia, la conformazione del territorio, di questo nostro popolo. Questo per dire, che forse c'è una devianza sociale che porta il popolo italiano a vivere in modo addirittura lontano culturalemte dalle sue tradizioni, e dalla sua storia soprattutto.

Credo che la devianza sia sorta nel post '68 quando si è cercato di importare un modello, quello rivoluzionario ed anarchico che in altri contesti sociali ha funzionato pienamente, ad una realtà sociale che non solo probabilmente non era pronta, ma che forse non lo sarebbe mai stata, almeno in quei termini che si volle a tutti i costi imporre alla società e al popolo italiano.

Credo infatti, e mi stupisco sempre del perché ,visti determinati comportamenti sociali, psicologi, sociologi e antropologi, invece di restare chiusi negli ambienti accademici o di andare a parlare in televisione solo di omicidi insensati, non compiano quotidianamente questionari, test ed esperimenti sulla popolazione; mi stupisco del fatto che il nostro popolo sia giunto ad una fase statica ed incancrenita di una malattia sociale dalla quale si dovrebbe partire per ricominciare il tutto.

Credo non si debba parlare di economia, di politica, di cultura in questo paese, ma credo che si debba parlare di sociologia, di psicologia, di antropologia, ma purtroppo dal punto di vista patologico del termine. L'analisi dovrebbe essere sulla popolazione prima ancora che sui problemi del perché si voti una determinata persona o del perché esistano personaggi politici così mediocri nel nostro Parlamento ecc. L'analisi dovrebbe partire dal perché il nostro popolo vive in modo così malandato e triste la vita personale e sociale.

Ed ecco il perché del titolo, le piccole e grandi ingiustizie che hanno degenerato frustrazioni, ansie, invidie, e che vissute quotidianamente minuto dopo minuto da tutto il popolo italiano, ha fatto sì che il sistema popolo implodesse e si ritrovasse improvvisamente divorato nel suo interno dal suo stesso "corpo". Siamo noi italiani che ci stiamo distruggendo e se non siamo ancora giunti a questa morte lenta e duratura tipica di mali moderni come l'anoressia, è solo perché ancora sono presenti sul territorio quegli stessi anziani che sono in parte la causa dei nostri mali.

Questo vuol dire che il sistema per tornare a vivere come un bimbo nei primi mesi di vita, deve tornare indietro, deve tornare a quella fase in cui tutto si è bloccato perché il trauma non superato e che ha generato tutto il nostro male è partito da quella data dal nostro '68. Vivere il 68 è stato per noi l'inizio della nostra involuzione. Il popolo italiano non era pronto perché l'Italia non è un Paese come gli altri occidentali. L'Italia ha al suo interno il Vaticano e la religione cattolica è così presente e così profondamente radicata nella nostra pelle, anche se molti non sono praticanti o si professano atei, non importa cosa essi credano o meno la nostra religione è impregnata nel nostro tessuto quasi, anzi, molto similmente alla religione islamica nel mondo arabo.

E questa non è una cosa né triste né tantomeno spregevole, ma è tra le ricchezze più belle che i popoli possano avere, se poi la religione in questione è bella e profonda quanto la nostra allora quello che a motli potrebbe sembrare una zavorra diventa il dono più grande per un popolo.

Se e solo se, però, si capirà il vero senso della religione che si professa e se e solo se le persone che dovrebbero portare avanti i valori di questa fede ne utilizzeranno il fine per il comune bene sociale, per arricchire i popoli in intelligenza e profondità d'animo e non in sterili e mediocri bigottismi. Inoltre se e solo se le persone che detengono, a loro dire, il potere di insegnare la fede, ne conoscono veramente e sinceramente la profondità e allora perché non renderla comune a tutti ma nella sua vera e rale difficoltà di comprensione?

A volte, anzi spesso e purtoppo questo nel nostro paese è accaduto, una tra le religioni più belle del mondo, ma anche tra le più complesse da spiegare nella sua totale profondità, è stata divulgata come bene comune, nella sua forma più superficiale e mediocre, forse perché così era più faccile la diffusione o forse perché anche chi doveva divulgarla non ne ha capito il totale senso. E questo ha generato in noi italiani il primo grande dramma del nostro popolo, la prima grande frustrazione. Il senso della mancanza di giustizia.

Perché un paese laico o mezzo laico come il nostro doveva garantire come in qualsiasi paese dell'Occidente democratico il senso di giustizia che tra l'altro se fosse stato spiegato bene non si sarebbe allontanato nemmeno un po' dal senso di giustizia della nostra religione, anche se forse il livello è così alto che non andava abbassato spiegandolo ed imponendolo in modo semplicistico, ma andava abbassato alle basi della legalità, basi che in tutti i paesi occidentali esistono senza dover giungere agli estremismi della pena di morte o quant'altro.

Il senso di frustrazione che genera la mancanza di giustizia è quello che quotidianamente porta migliaia di cittadini italiani a compiere piccoli o grandi gesti verso il prossimo che vanno totalmente contro quella bontà d'animo e carità cristiana che invece volevano, anche in modo onorevole, insegnarci a scuola quando eravamo piccoli.

Poi ci sono le ingiustizie dovute all'impotenza di fronte a chi nei luoghi di lavoro, e spesso occupando posti dirigenziali, sono oggi meno preparati dei loro sottoposti. Nel nostro paese con il '68 è passato anche il principio distorto che tutti dovevano andare all'università e soprattutto che tutti dovevano essere considerati "bravi". Anche in questo caso riallacciandoci ai valori cristiani, perché se anche nel vangelo si parla dei talenti, noi dobbiamo essere considerati tutti capaci di fare le stesse cose?.

E questo inevitabilemente genera invidie e gelosie, quindi se non torna il principio universale per cui alcuni sono portati per alcune cose, magari hanno anche più talento rispetto ad altri, ed altri invece sono bravi nel compiere lavori o mansioni, magari meno di intelletto e di più di manualità, non si uscirà dal principio per cui tutti si sentono in dovere di sentirsi migliori, dimostrando arroganza e superbia che emergerà senza dubbio quando si dovrà cercare un posto di lavoro o superare esami all'università e si ingegneranno strategie alternative al merito pur di superare l'altro, perché se non si è bravi a fare una cosa in genere, l'italiano, non lo ammetterà mai.

Potremmo continuare in eterno a raccontare i fatti di vita quotidiana che nessuno ti aiuta a superare e che generano ingiustizie e frustrazioni che poi danno vita, come nel gioco del telefono, a catene di piccoli e grandi gesti di violenza verso il prossimo; o anche solo maldicenze, pettegolezzi, e dispettucci da bambini cattivi delle elementari che metteranno sempre più all'angolo le persone umili ed educate per dar spazio ad un numero sempre maggiore di persone che cambiano anche "morfologicamente" il loro carattere ed i loro valori pur di vincere nella giungla infinita della nostra italia.

E' inutile partire dalla folta chioma dell'albero malato se sono le radici ed il terreno circostante a generare virus e germi infettivi. Dobbiamo capire che il popolo italiano va aiutato a crescere e a superare il trauma per non aver vissuto l'emancipazione dal potere, dalla mentalità feudale, e dalla laicizzazione dello stato separandosi dalla sua religione, anche se meravigliosamente bella come la nostra.

Perché certi valori delle civiltà occidentali democratiche sono gli stessi della nostra fede cattolica, ma sono semplicemente applicati allo stato, distanziati dai poteri ecclesiastici e questo non per rinnegare la chiesa ma semplicemente perché solo la libertà dai vincoli di potere di qualsiasi tipo essi siano può generare uomini e donne libere, e noi dobbiamo ritornare ad essere un popolo libero, individui che non sono possibili ricattatori e ricattabili. Ma individui liberi di agire, pensare senza avere la mentalità mafiosa che ci scorre sempre nelle vene sia che siamo parte della mafia, delle caste, sia che siamo parte del territorio omertoso circostante.

Speriamo che un governo di persone capaci anche se non elette da un popolo che forse non è ancora maturo per avere persone capaci in parlamento che non siano di emergenza ma di vita quotidiana, e parte integrante della nostra politica e non un'eccezione, ci riporti a vivere gli anni del pre 68 in cui l'emancipazione castrata possa finalmente liberarsi da tutti i vincoli di potere e di mezzucci che fino ad oggi ci siamo portati dietro.

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